Goldoni avea da natura tutte le qualità che si richiedevano al
difficile assunto: finezza di osservazione e spirito
inventivo, misura e giustezza nella concezione, calore e brio
nella esecuzione. La Mandragola, capitatagli ch'era
giovanissimo, gli avea fatta molta impressione. Il Misantropo,
l'Avaro, il Tartufo, le Preziose e simili commedie di Molière
compirono la sua educazione. Il fondamento della commedia
italiana era l'intreccio; la buona commedia, come la concepiva
lui, dovea avere a fondamento il carattere. - Voi avete la
commedia dell'intreccio; io voglio darvi la commedia di
carattere - diceva Goldoni. E commedia di carattere era tirare
l'effetto non dalla molteplicità di avvenimenti straordinari,
ma dallo svolgimento di un carattere nelle situazioni anche
più ordinarie della vita. Era tutto un altro sistema, e non
solo nella commedia, ma nello scopo e nei mezzi dell'arte. Il
protagonista nel primo sistema è il caso 0 l'accidente, le cui
bizzarre combinazioni generano il meraviglioso. Gli uomini ci
stanno come figure o comparse, appena schizzati, avvolti nel
turbine degli avvenimenti. La vita è nella superficie:
l'interno è occulto. In questa superficialità ottusa si era
consunta la vecchia letteratura, ed, esaurite tutte le forme
del meraviglioso, non bastava più a conseguire l'effetto con
mezzi propri senza il sussidio del canto, della musica, del
ballo, della mimica, della declamazione. La parola non era più
il principale: era l'accessorio, il semplice tema,
l'occasione. Anche la commedia si credeva inadatta a
conseguire il suo effetto senza il sussidio delle maschere,
senza quell'improvviso dei lazzi degli Arlecchini, dei
Truffaldini, dei Brighella e dei Pantaloni. Ora l'idea fissa
di Goldoni era che la commedia potea per sé sola interessare
il pubblico, e che non le era necessario a ciò lo
spettacoloso, il gigantesco, il meraviglioso in maschera e
senza maschera. La sua riforma era in fondo la restaurazione
della parola, la restituzione della letteratura nel suo posto
e nella sua importanza, la nuova letteratura. E vide
chiaramente che a restaurare la parola bisognava non lavorare
intorno alla parola, ma intorno al suo contenuto, rifare il
mondo organico o interiore dell'espressione. Questo vide nella
commedia, e mirò a instaurarvi non gli clementi formali e
meccanici, ma l'interno organismo, sopra questo concetto: che
la vita non è il gioco del caso o di un potere occulto, ma è
quale ce la facciamo noi, l'opera della nostra mente e della
nostra volontà. Concetto del Machiavelli, dal quale usciva la
Mandragola. Perciò il protagonista è l'uomo, con le sue virtù
e le sue debolezze, che crea o regola gli avvenimenti o cede
in balia di quelli. Manca a Goldoni non la chiarezza, ma
l'audacia della riforma, obbligato spesso a concessioni e a
mezzi termini per contentare il pubblico, la compagnia e gli
avversari. E, come era il suo carattere, vinse talora più con
la pazienza o la destrezza che con la risoluta tenacità dei
propositi. Di queste concessioni trovi i vestigi nelle sue
migliori commedie, dove non rifiuta certi mezzi volgari e
grossolani di ottenere gli applausi della platea. E mi spiego
come insino all'ultimo continuò nel romanzesco, nel
sentimentale e nell'arlecchinesco: le necessità del mestiere
contrastavano alle aspirazioni dell'artista. D'altra parte,
intento all'interno organismo della commedia, neglesse troppo
l'espressione e, per volerla naturale, la fece volgare, sì che
le sue concezioni si staccano vigorose da una forma più simile
a pietra grezza che a marmo. Ciò che in lui rimane è quel
mondo interno della commedia, tolto dal vero e perfettamente
sviluppato nelle situazioni e nel dialogo. Il centro del suo
mondo comico è il carattere. E questo non è concepito da lui
come un aggregato di qualità astratte, ma è còlto nella
pienezza della vita reale, con tutti gli accessori. Base è la
società veneziana nella sua mezzanità, più vicina al popolo
che alle classi elevate: ciò che dà più presa al comico per
quei motivi improvvisi, ineducati, indisciplinati, che son
propri della classe popolana, alla quale si accostava molto la
borghesia veneta, non giunta ancora a quel raffinamento e
delicatezza di forme, che sono come (aria della civiltà. I
caratteri, come il maldicente, il bugiardo, l'avaro,
(adulatore, il cavalier servente, inviluppati in quest'atmosfera,
escono fuori vivi, coloriti, originali, nuovi: vi contraggono
la forma della loro esistenza. C'è nel loro impasto del
grossolano e dell'improvviso; anzi, qui è la fonte del comico.
Cadendo in nature di uomini non disciplinate dall'educazione,
paion fuori in modo subitaneo e senza freno o ritegno 0
riguardo, in tutta la loro forza primigenia, e producono con
quella loro improvvisa grossolanità la più schietta allegria,
tipo di Burbero benefico. Non essendo concezioni soggettive e
astratte, ma studiate dal vero e còlte nel movimento della
vita, il comico non si sviluppa per via di motti, riflessioni
e descrizioni (ciò che dicesi propriamente «spirito» e
appartiene a una società più colta e raffinata), ma erompe
nella brusca vivacità delle situazioni e dei contrasti. Il
Goldoni è felicissimo a trovare situazioni tali che il
carattere vi possa sviluppare tutte le sue forze. La
situazione è per lo più unica, semplice, naturalissima,
sobriamente variata, messa in rilievo da qualche contrasto, di
rado complicata o inviluppata, graduata con un crescendo di
movimenti drammatici, e ti porta rapidamente alla fine tra la
più viva allegria. Indi viene la superiorità del suo dialogo,
che è azione parlata, di rado rotta o raffreddata per
soverchio uso di riflessioni e di sentenze. La situazione non
è mai perduta di vista sono digressioni, non deviazioni, rari
intermezzi o episodi, nessuna parte troppo accarezzata o
rilevata; ond'è che l'interesse è nell'insieme, e di rado se
ne stacca un personaggio, una scena, un motto. Tutto è
collegato saldamente con tutto: la situazione è il carattere
stesso in posizione, nelle sue determinazioni; l'azione è la
stessa situazione nel suo sviluppo; il dialogo è la stessa
azione nei suoi movimenti. Questo mondo poetico ha il difetto
delle sue qualità: nella sua grossolanità è superficiale, e
nella sua naturalezza è volgare. In quel suo correre diritto e
rapido, il poeta non medita, non si raccoglie, non
approfondisce; sta tutto al di fuori, gioioso e spensierato,
indifferente al suo contenuto, e intento a caricarlo quasi per
suo passatempo e con l'aria più ingenua, senza ombra di
malizia e di mordacità: onde la forma del suo comico è
caricatura allegra e smaliziata, che di rado giunge
all'ironia. Nel suo studio del naturale e del vero, trascura
troppo il rilievo, e, se ha il brio del linguaggio parlato, ne
ha pure la negligenza: per fuggire la rettorica, casca nel
volgare. Gli manca quella divina malinconia, che è l'idealità
del poeta comico e lo tiene al di sopra del suo mondo, come
fosse la sua creatura, che accarezza con lo sguardo e non la
lascia finchè non le abbia dato l'ultima finitezza.
Attribuiscono il difetto alla sua ignoranza della lingua ed
alla soverchia fretta: il che, se vale a scusare le sue
scorrezioni, non è bastante a spiegare il crudo e lo sciacquo
del suo colorito.
La nuova letteratura fa la sua prima apparizione nella
commedia del Goldoni, annunziandosi come una restaurazione del
vero e del naturale nell'arte. Se la vecchia letteratura
cercava ottenere i suoi effetti scostandosi possibilmente dal
reale correndo appresso allo straordinario 0 al meraviglioso
nel contenuto e nella forma, la nuova cerca nel reale la sua
base e studia dal vero la natura e l'uomo. La maniera, il
convenzionale, il rettorico, l'accademico, l'arcadico, il
meccanismo mitologico, il meccanismo classico, l'imitazione,
la reminiscenza, la citazione, tutto ciò che costituiva la
forma letteraria è sbandito da questo mondo poetico, il cui
centro è l'uomo, studiato come un fenomeno psicologico,
ridotto alle sue proporzioni naturali e calato in tutte le
particolarità della vita reali.. Vero è che la realtà è appena
lambita e le sue profondità rimangono occulte. Ma la via era
quella, e in capo alla via trovi Goldoni. |