CRITICA: ALESSANDRO MANZONI

 LO SPIRITO DEL MANZONI NEI "PROMESSI SPOSI"

 AUTORE: Attilio Momigliano         TRATTO DA: Alessandro Manzoni

 

La grandezza dei Promessi Sposi non si comprende con un'analisi minuta ma con una considerazione sintetica della loro fisionomia, dove si rispecchia uno spirito che ha conquistato, in un silenzioso e gigantesco travaglio, un'unità perfetta e assoluta. I Promessi Sposi sono la forma ultima a cui è giunto lo spirito del Manzoni, la sintesi delle sue ignote esperienze, la sublimazione della sua vita nelle trasparenze dell'arte. Non le singole frasi ci guidano a quella grandezza, ma i problemi della sua esistenza e della sua mente. Nel romanzo le Osservazioni sono diventate creature, paesaggi, avvenimenti, un mondo vivo e luminoso; sono penetrate dovunque, hanno animato senza tregua la sua fantasia.
Il Gioberti ha avuto per un momento un'intuizione simile, ma, non facendo opera di critico, è passato oltre; questa invece dev'essere il punto di partenza per interpretare i Promessi Sposi. L'esame della fantasia d'un poeta non basta a svelare il segreto della sua arte: tutto il suo spirito vi confluisce, e la fantasia lo regge e lo illumina. Per sentire l'armonia di quel capolavoro bisogna conoscere la pace solenne dello spirito del Manzoni, da cui discende quello sguardo sapiente, comprensivo, fermo, pietoso, che si stende su tutte le vicende umane e sul teatro stesso delle nostre fugaci miserie. Chi è penetrato nell'intimo del romanzo e perciò vede riflesso il tutto nelle parti, sente il respiro della fede anche nella pagina che descrive il temporale foriero del termine della peste: chi non ci vede questo elemento, non la comprende. La stessa compostezza del suono è l'eco d'una compostezza intima d'un'incrollabile sicurezza in una verità eterna che cancellerà le prove angosciose del mondo che passa.
Il Manzoni è un grande che noi abbiamo intuito più che compreso. Bisogna abituarsi alla meditazione, e immedesimarsi nella calma religiosa di quello spirito mite e dominatore, che è germinato attraverso molti secoli di elaborazione dell'idea cristiana ed ha sviluppato nella sua arte uguale e tersa, più fedelmente di ogni altro poeta, la parola di Cristo e la sua contemplazione del mondo.
Da quella serenità superiore alle febbri e alle agitazioni umane discende la serenità senza fremiti della sua visione di ogni cosa, di ogni spettacolo: egli ignora, si può dire, l'esclamazione, il moto violento; Dio gli ha donato un po' della sua armonia. Non altrimenti si spiega, nella sua origine prima, quella solidità non intaccabile, quella lucidità senza macchie, il senso continuo che ci dànno i Promessi Sposi d'un intelletto potente che penetra, sembra, senza fatica dovunque con una lampada inestinguibile.

L'atteggiamento più costante del Manzoni di fronte allo spettacolo della vita ed ai suoi problemi è una tranquillità grave, che non gli permette un attimo di scompostezza nemmeno dinanzi ai quadri più comici. Quante volte lo specchio del suo sguardo ci richiama l'immagine pura e solenne dei

 

vegliardi che ai casti pensieri
della tomba già schiudon la mente,

 



ci fa pensare alle «liete voglie sante» della canizie, al modo come deve guardare il mondo l'uomo che dopo una vita imperturbata si avvicina al transito eterno! Solo chi ha conquistato questo dominio, può irradiare una luce così uguale da ogni sua pagina, vedere con tanta precisione la natura d'un sentimento fra le complicatezze infinite della nostra psicologia, scoprire un tal numero non di eleganti acutezze ma di verità morali inconfutabili, non lasciare quasi mai un'incertezza sull'evidenza della condotta dei personaggi di fronte ai casi più vari, mantenersi così calmo pur nella commozione più profonda, segnare con tanta nettezza i contorni delle cose, dipingere i paesaggi con un così semplice nitore. Da ogni pagina s'irradia questa certezza che ha dissipate in sé tutte le nebbie, placati in sé tutti i dissidi. La fede equanime, senza passione, è la chiave che ha aperto alla fantasia del Manzoni le porte del mondo, e gliel'ha spiegato dinanzi in una chiarità contemplativa che nessun altro poeta nostro ha conosciuto.

 

Aggiornamenti 2002 - Luigi De Bellis