Il Tommaseo aveva sempre dato un valore positivo alla
sensualità, alla commozione vitale dell'uomo e le era stato
indulgente: ora, molti dei frammenti che apparivano nelle
liriche precedenti, paesaggi terreni, visi femminili, vengono
richiamati e trovano un nuovo significato e soprattutto un
ordine e una serenità più continue in questa nuova poesia.
Com'uom si desta in quel che all'alba
pura
rendon le nubi e i fior dolce sorriso,
e vede i poggi, il mare e la verdura
fresca, e un amato viso...
Nelle sue citazioni giovanili, in molte sue liriche, in alcune
novelle in versi, come per esempio in Una madre si era
cimentato in tentativi di poesia scientifica, in esperimenti
didascalici e lucreziani: in quest'ultimo ciclo della sua
ispirazione, questi motivi vengono anch'essi riassunti e
ripresi in un impasto meno aspro e più fuso. Di questo momento
e di questo processo Nuovo anno è indice e segno particolare:
le perifrasi della nobile tradizione letteraria designano cose
e aspetti della modernità; descrizioni scientifiche evocano
notizie e momenti della vita naturale:
E tu risparmia alle fumanti
ferree prove, Ocean, la tua tempesta...
....................................
Piangi cuor mio, del cavator sotterra
la travagliosa notte, e del percosso
negro le strida acute e l'agonia...
...................................
Tu che al troncato polipo ridai
moltiplicar sua vita e fai l'insetto
da' suoi veli di morte scivolando...
...................................
Coral divelto all'aria s'invermiglia
vezzo al cantor di seni immacolati...
Il tono definitorio, la insistenza didascalica e descrittiva
sono per il Tommaseo una continua tentazione prosastica, che
soltanto l'impegno di una coerente unità e la limpidezza e la
forza sapientemente propagata e connessa delle immagini,
riescono a evitare. Lo Spazio è il componimento forse più
equilibrato e completo, perfetto in ogni sua minima parte e
linguisticamente connesso in ogni sua giuntura. Il poeta ha
raggiunto la medesima felicità, incontro e conflato della sua
meditazione stilistica e poetica in poche altre poesie: Alla
terra, 1 contagi, Vite latenti, I corpi celesti, Le altezze,
Scala di viventi, La vita dell'universo, Stagione
dell'universo, Unità, La foglia, La lampada.
Le prime tre strofe di Alla terra sono quasi del tutto
perfette: il poeta ha saputo trovare il senso della pausa
metrica, della cesura del verso, del periodo poetico: l'uso
del vocativo, che gli era caro, non è più un espediente
retorico, ma un movimento lirico, un modo di suscitare una
forma fantastica.
Cantano, o terra a Dio le tue
foreste,
l'aure e le fiamme, e gli animali e fonde.
....................................
Afflitta di dolor, piccola, ,umile
il Signor della gloria in te si piacque...
La monotonia del motivo non toglie, ma cresce forza poetica,
ed è anch'essa un aspetto di quella concentrazione, di quella
condensazione, alla quale tende la poesia di questa fase. Qui
la perfezione del suo strumento linguistico gli serve a
scavare dentro, con pazienza e ferma speranza, nella sua
ispirazione.
La tersa sicurezza dell'aggettivo si accompagna con paragoni
arditi, ma strettamente condensati nella struttura lirica: in
questo modo si approfondiscono, e perdono ogni carattere di
ingegnosità esteriore, anche le callidae juncturae, così
frequenti, così impegnative nel Tommaseo.
Forse le ignite potestà che de' mondi hanno l'impero, governan
lui che impetuoso e mite risponde ai moti dell'altrui
pensiero, come armento domato apre la terra, come cavalli
ardon superbi in guerra.
Il raggiunto equilibrio formale, soluzione di ricerche
lungamente e faticosamente condotte, si rispecchia in un verso
chiaro e scorrevole, né dimesso né sciatto: solo così in
questo momento il Tommaseo può attuare la sua poetica del
verso facile. La inquieta ricerca di nuovi argomenti per la
sua pagina e di nuove esperienze per la sua vita, si è
placata: il suo studio assiduo e amoroso di Dante, non solo
comprensione di critico, ma meditazione e avvicinamento di
poeta, echeggia non soltanto in reminiscenze e affinità
linguistiche, ma anche in concordanze strutturali, nel senso
dell'obbedienza dei pianeti alle intelligenze angeliche, nella
animazione, in qualche punto tolemaica, di questi mondi. Il
Tommaseo si è studiato di ripetere e di riprendere, se non di
emulare, l'esperienza dantesca e cantare un suo paradiso: il
senso dell'ordine e della chiara trasparenza dei mondi diventa
talvolta in lui ispirazione di sicurezza e di esattezza: in
questo alacre fervore vi è posto contemporaneamente per
un'intelligenza ricca e insieme minuziosa, per una distinzione
e insieme per una sintesi. Più che di una poesia panteistica e
cosmica, si sente qui l'ispirazione di una poesia
intellettualmente ingegnosa e insieme ricca di ricordi
sentimentali.
Lo sforzo estremo e la prova più felice di questo ultimo
linguaggio poetico del Tommaseo, è dunque proprio in questa
unione e insieme così solenne, con un linguaggio chiaro e in
certi punti quasi familiare. In alcune poesie il tono dello
scrittore assume una forma quasi dimessa e, comunque, il
periodo scende e si adagia in forme più semplici su un tono di
affettuoso e intimo commento:
E al cor battuto da tremendi amori,
parole di pietà miti bisbiglia,
e quasi supplicando, lo consiglia
(Gli spiriti).
Qualche volta anche i paragoni vanno intesi come una forma di
questa persuasione e di questa forza, che accompagna il
periodo del Tommaseo:
Dalle cui cime, in ruota immensa
ardenti,
veggonsi i soli giù, come nascosa
lucciola in siepe bruna,
o ape in rosa...
A questo modo vengono a confluire assieme l'atteggiamento
morale e l'ispirazione religiosa che anima i mondi e li
personifica, accostando la poesia del sublime a quella del
domestico e dell'umano e un nuovo linguaggio poetico, nel
quale la sapienza e la densità classica si uniscono in questa
esigenza di chiarezza, di semplicità e di agevolezza
discorsiva. Come nelle poesie del primo periodo ricorreva di
frequente quasi con un significato tematico la parola giovane,
così qui ricorre la parola mite; quella inquietudine e quel
furore che certe volte si manifestavano nell'acume, se non
addirittura nell'acredine di certi frammenti staccati, ora
invece appaiono risolti anche nella sicurezza linguistica,
nella nuova forma del periodo meno scosso dal metro, pacato
nella sua articolata e sicura complessità.
Il Tommaseo è stato dunque poeta e grande poeta, in un gruppo
esiguo di poesie, come del resto in un insieme di frammenti,
ma gli è mancato forse un impegno più coerente e continuo, che
potesse portare tutta la mole del suo lavoro e la ricchezza
della sua esperienza letteraria e linguistica in un'opera più
ampia e completa. L'ambizione segretamente accarezzata dallo
scrittore era quella di creare, in un certo senso, una nuova
Divina Commedia, e alla personalità di Dante con le sue
contraddizioni, con i suoi movimenti, con quello che potrebbe
sembrare il suo titanismo, guardava il Tommaseo, più che non a
quella del Manzoni da lui così profondamente diverso. Ma
nell'ispirazione di Dante confluiva tutta l'esperienza storica
del suo tempo, in quella del Tommaseo soltanto un aspetto e un
momento. È mancata al Tommaseo la rispondenza completa alla
vita e alla profonda ispirazione culturale e morale del suo
tempo, che era in Dante: la sua poesia per questo, pure con
tanto fervore, con tanto impegno e ingegno, è stata parziale e
non completa: grande poesia in certi punti ma per certi
aspetti grande poesia marginale alla sua epoca. |