CRITICA: LETTERATURA MINORE

 LE ULTIME POESIE DEL TOMMASEO

 AUTORE: Claudio Varese         TRATTO DA: Cultura letteraria contemporanea

 

Il Tommaseo aveva sempre dato un valore positivo alla sensualità, alla commozione vitale dell'uomo e le era stato indulgente: ora, molti dei frammenti che apparivano nelle liriche precedenti, paesaggi terreni, visi femminili, vengono richiamati e trovano un nuovo significato e soprattutto un ordine e una serenità più continue in questa nuova poesia.


Com'uom si desta in quel che all'alba pura
rendon le nubi e i fior dolce sorriso,
e vede i poggi, il mare e la verdura
fresca, e un amato viso...



Nelle sue citazioni giovanili, in molte sue liriche, in alcune novelle in versi, come per esempio in Una madre si era cimentato in tentativi di poesia scientifica, in esperimenti didascalici e lucreziani: in quest'ultimo ciclo della sua ispirazione, questi motivi vengono anch'essi riassunti e ripresi in un impasto meno aspro e più fuso. Di questo momento e di questo processo Nuovo anno è indice e segno particolare: le perifrasi della nobile tradizione letteraria designano cose e aspetti della modernità; descrizioni scientifiche evocano notizie e momenti della vita naturale:


E tu risparmia alle fumanti
ferree prove, Ocean, la tua tempesta...
....................................
Piangi cuor mio, del cavator sotterra
la travagliosa notte, e del percosso
negro le strida acute e l'agonia...
...................................
Tu che al troncato polipo ridai
moltiplicar sua vita e fai l'insetto
da' suoi veli di morte scivolando...
...................................
Coral divelto all'aria s'invermiglia
vezzo al cantor di seni immacolati...



Il tono definitorio, la insistenza didascalica e descrittiva sono per il Tommaseo una continua tentazione prosastica, che soltanto l'impegno di una coerente unità e la limpidezza e la forza sapientemente propagata e connessa delle immagini, riescono a evitare. Lo Spazio è il componimento forse più equilibrato e completo, perfetto in ogni sua minima parte e linguisticamente connesso in ogni sua giuntura. Il poeta ha raggiunto la medesima felicità, incontro e conflato della sua meditazione stilistica e poetica in poche altre poesie: Alla terra, 1 contagi, Vite latenti, I corpi celesti, Le altezze, Scala di viventi, La vita dell'universo, Stagione dell'universo, Unità, La foglia, La lampada.
Le prime tre strofe di Alla terra sono quasi del tutto perfette: il poeta ha saputo trovare il senso della pausa metrica, della cesura del verso, del periodo poetico: l'uso del vocativo, che gli era caro, non è più un espediente retorico, ma un movimento lirico, un modo di suscitare una forma fantastica.


Cantano, o terra a Dio le tue foreste,
l'aure e le fiamme, e gli animali e fonde.
....................................
Afflitta di dolor, piccola, ,umile
il Signor della gloria in te si piacque...



La monotonia del motivo non toglie, ma cresce forza poetica, ed è anch'essa un aspetto di quella concentrazione, di quella condensazione, alla quale tende la poesia di questa fase. Qui la perfezione del suo strumento linguistico gli serve a scavare dentro, con pazienza e ferma speranza, nella sua ispirazione.
La tersa sicurezza dell'aggettivo si accompagna con paragoni arditi, ma strettamente condensati nella struttura lirica: in questo modo si approfondiscono, e perdono ogni carattere di ingegnosità esteriore, anche le callidae juncturae, così frequenti, così impegnative nel Tommaseo.
Forse le ignite potestà che de' mondi hanno l'impero, governan lui che impetuoso e mite risponde ai moti dell'altrui pensiero, come armento domato apre la terra, come cavalli ardon superbi in guerra.
Il raggiunto equilibrio formale, soluzione di ricerche lungamente e faticosamente condotte, si rispecchia in un verso chiaro e scorrevole, né dimesso né sciatto: solo così in questo momento il Tommaseo può attuare la sua poetica del verso facile. La inquieta ricerca di nuovi argomenti per la sua pagina e di nuove esperienze per la sua vita, si è placata: il suo studio assiduo e amoroso di Dante, non solo comprensione di critico, ma meditazione e avvicinamento di poeta, echeggia non soltanto in reminiscenze e affinità linguistiche, ma anche in concordanze strutturali, nel senso dell'obbedienza dei pianeti alle intelligenze angeliche, nella animazione, in qualche punto tolemaica, di questi mondi. Il Tommaseo si è studiato di ripetere e di riprendere, se non di emulare, l'esperienza dantesca e cantare un suo paradiso: il senso dell'ordine e della chiara trasparenza dei mondi diventa talvolta in lui ispirazione di sicurezza e di esattezza: in questo alacre fervore vi è posto contemporaneamente per un'intelligenza ricca e insieme minuziosa, per una distinzione e insieme per una sintesi. Più che di una poesia panteistica e cosmica, si sente qui l'ispirazione di una poesia intellettualmente ingegnosa e insieme ricca di ricordi sentimentali.
Lo sforzo estremo e la prova più felice di questo ultimo linguaggio poetico del Tommaseo, è dunque proprio in questa unione e insieme così solenne, con un linguaggio chiaro e in certi punti quasi familiare. In alcune poesie il tono dello scrittore assume una forma quasi dimessa e, comunque, il periodo scende e si adagia in forme più semplici su un tono di affettuoso e intimo commento:


E al cor battuto da tremendi amori,
parole di pietà miti bisbiglia,
e quasi supplicando, lo consiglia

                                                (Gli spiriti).


Qualche volta anche i paragoni vanno intesi come una forma di questa persuasione e di questa forza, che accompagna il periodo del Tommaseo:


Dalle cui cime, in ruota immensa ardenti,
veggonsi i soli giù, come nascosa
lucciola in siepe bruna,
o ape in rosa...



A questo modo vengono a confluire assieme l'atteggiamento morale e l'ispirazione religiosa che anima i mondi e li personifica, accostando la poesia del sublime a quella del domestico e dell'umano e un nuovo linguaggio poetico, nel quale la sapienza e la densità classica si uniscono in questa esigenza di chiarezza, di semplicità e di agevolezza discorsiva. Come nelle poesie del primo periodo ricorreva di frequente quasi con un significato tematico la parola giovane, così qui ricorre la parola mite; quella inquietudine e quel furore che certe volte si manifestavano nell'acume, se non addirittura nell'acredine di certi frammenti staccati, ora invece appaiono risolti anche nella sicurezza linguistica, nella nuova forma del periodo meno scosso dal metro, pacato nella sua articolata e sicura complessità.

Il Tommaseo è stato dunque poeta e grande poeta, in un gruppo esiguo di poesie, come del resto in un insieme di frammenti, ma gli è mancato forse un impegno più coerente e continuo, che potesse portare tutta la mole del suo lavoro e la ricchezza della sua esperienza letteraria e linguistica in un'opera più ampia e completa. L'ambizione segretamente accarezzata dallo scrittore era quella di creare, in un certo senso, una nuova Divina Commedia, e alla personalità di Dante con le sue contraddizioni, con i suoi movimenti, con quello che potrebbe sembrare il suo titanismo, guardava il Tommaseo, più che non a quella del Manzoni da lui così profondamente diverso. Ma nell'ispirazione di Dante confluiva tutta l'esperienza storica del suo tempo, in quella del Tommaseo soltanto un aspetto e un momento. È mancata al Tommaseo la rispondenza completa alla vita e alla profonda ispirazione culturale e morale del suo tempo, che era in Dante: la sua poesia per questo, pure con tanto fervore, con tanto impegno e ingegno, è stata parziale e non completa: grande poesia in certi punti ma per certi aspetti grande poesia marginale alla sua epoca.

 

Aggiornamenti 2002 - Luigi De Bellis