Paradiso: canto XXXII
San Bernardo, che ha sostituito Beatrice come guida di
Dante nell’Empireo, incomincia a spiegare l’ordinamento della candida rosa
e la disposizione dei beati.Il seggio più alto è occupato dalla Vergine,
ai cui piedi si trova Eva. Nel terzo scanno siede Rachele con Beatrice.
Seguono Sara, Rebecca, Giuditta, Rut e, fino al gradino più basso, altre
donne del Vecchio Testamento. Esse costituiscono così una lunga fila che
taglia verticalmente, in due parti, l’immenso anfiteatro celeste: a
sinistra, dove tutti i seggi sono ormai occupati, si trovano i credenti in
Cristo venturo, a destra,: dove appaiono ancora dei posti vuoti, godono la
loro beatitudine i credenti in Cristo venuto. In alto, nella parte opposta
al seggio della Vergine, siede San Giovanni Battista. Sotto di lui
appaiono San Francesco, San Benedetto, Sant’Agostino e altri teologi e
fondatori di ordini religiosi. Le due parti dell’Empireo - continua San
Bernardo - saranno occupate da uno stesso numero di beati, perché agli
eletti del Vecchio e del Nuovo Testamento è stato riservato un uguale
numero di seggi.La candida rosa appare divisa anche orizzontalmente in due
parti uguali: mentre nella zona superiore appaiono le anime che si sono
salvate per merito proprio, in quella inferiore si trovano le anime dei
bambini che morirono prima di giungere all’età della ragione. Essi, nei
primi secoli dell’umanità, da Adamo ad Abramo, ricevettero la salvezza
grazie alla fede dei loro genitori; da Abramo a Gesù grazie al rito della
circoncisione; dopo l’avvento di Cristo divenne necessario il battesimo,
senza il quale i bambini morti precocemente sono relegati al limbo.San
Bernardo invita Dante a guardare la Vergine, che appare circondata dagli
angeli, mentre l’arcangelo Gabriele ripete, cantando, le parole
dell’annunciazione: "Ave Maria, gratia plena".Il Santo riprende poi a
presentare i beati dell’Empireo, indicando al suo discepolo gli eletti che
occupano i seggi più vicini a quello di Maria. Infine afferma che, prima
di volgere lo sguardo verso Dio, è necessario invocare l’aiuto della
Vergine.
Introduzione critica
Privo della liricità (originata dal commiato di Dante da
Beatrice) e della ricchezza fantastica (diretto proseguimento della
rappresentazione della candida rosa) del canto XXXI, il XXXII è, in larga
misura, descrittivo: presenta, infatti, la più lunga rassegna di
personaggi della Commedia, dopo quella del limbo (diciotto sono le figure
che San Bernardo indica a Dante in questo momento). Esso, come molti canti
della Commedia, ha una giustificazione d’intermezzo strutturale.
S’imponeva a Dante la necessità di presentare il suo paradiso definitivo,
I’Empireo, secondo una forma determinata e stabile, " in cui trovasse
quasi esplicazione e fondamento il concetto della sua eternità nel tempo,
la quale esso ha in comune solo con l’inferno, essendo... il purgatorio un
regno di transizione" (Rossi-Frascino). D’altra parte, poiché ora trovano
la loro sede quelle anime che il pellegrino ha già incontrato nei vari
cieli e poi rivisto tutte unite nella sfera delle stelle fisse durante il
trionfo di Cristo, era necessario evitare qui una rassegna che avesse
sapore dl rappresentazione di personaggi e cose già note. A questa duplice
necessità assolve egregiamente la rassegna di San Bernardo, con la quale
il Poeta abbraccia, in un solo sguardo, tutta l’architettura e la
sistemazione del terzo regno. Poiché nell’immensità dell’anfiteatro
celeste la presentazione a distanza dei personaggi non sarebbe stata
possibile se non in base a precise linee di riferimento, Dante divide la
candida rosa in due sezioni verticali e in due orizzontali. Come si vede,
la tecnica costruttiva e il suo ineccepibile rigore geometrico sono gli
stessi che hanno disposto, nelle viscere della terra, il baratro infernale
ed elevato, in mezzo alle acque dell’oceano, la montagna del purgatorio.
Non si vuole certo affermare che i temi topografici o architettonici
possono sostituire la poesia del personaggio, dell’episodio, della lezione
teologica, ma è certo che nella lettura della Commedia ci sono momenti nei
quali è necessario soffermarsi sui motivi "costruttivi", sull’ordinato
spiegarsi di piani, di linee, di misure geometriche. I cerchi dell’Inferno
o i gironi del Purgatorio o i cieli del Paradiso sono elementi
topografici, ma di una topografia fisica e morale, regolata dalle leggi
del contrappasso o della beatitudine, satura delle persuasioni morali,
politiche, teologiche di Dante. Ma se uniamo, attraverso i richiami che si
protendono di regno in regno, di canto in canto, tutte queste sezioni di
disegni, " avremo non la loro somma, ma la loro trasfigurazione, una
successione di valori fantastici. Col saldarsi degli ordini
architettonici, nasce infatti, dalle gettate spaziali, un concreto
riflesso artistico, una sorta di "sentimento della struttura" che alla
prima lettura vi sfugge, ma che da rigo a rigo, da terzina a terzina, da
canto a canto filtra il colore unitario della struttura stessa" (Di Pino).
Cosi la costruzione della mistica rosa mostra, attraverso i dettagli
offerti dal canto XXXII, linee sempre più rilevate. Nell’Empireo la
circolarità è conforme a quella di tutto il terzo regno (in analogia con
la circolarità dei cerchi infernali o dei gironi penitenziali), ma la sua
geometria indica "un rapporto accentuato tra verticalità e cerchio" (Di
Pino). In tal modo, osserva il Di Pino, "la circolarità dei gradi beati e
l’immagine del muro si correggono, nella immaginazione di chi legge, in
una fuga di piani: le sacre scalee", che dilatano all’infinito l’ampiezza
dell’ultimo cielo, così che Dante raggiunge il duplice scopo di
manifestare, attraverso la regolarità geometrica dell’Empireo, l’ordine e
l’armonia della mente divina, e, attraverso la sua vastità,
l’infinitezza
del Creatore.Non è possibile determinare in quanta misura siano confluiti,
in questa complessa costruzione dantesca, il dato di fede (Dio esaltato
come armonia e generatore di armonia) e il dato di cultura, desunto dal
mondo classico e tendente a chiudere ogni manifestazione dell’essere
nell’ordine e nella proporzione figurativi. E’ certo, tuttavia, che nel
canto XXXII non c’è il vigore fantastico di altri canti, nei quali il
Poeta non era oppresso dalla sistematicità della descrizione, e che la
rassegna dei beati interessa più la logica analitica che la sintesi
poetica.Ci saremmo aspettati che Dante, almeno durante la rassegna dei
beati nell’Empireo, offrisse una spiegazione definitiva dell’ordine morale
del terzo regno (come ha fatto per l’Inferno nel canto XI e per il
Purgatorio nel canto XVII), spiegazione particolarmente necessaria perché
le anime del paradiso compaiono due volte in due diverse gerarchie
(dapprima nella sfera di uno dei cieli fisici e poi nella rosa
dell’Empireo), che sembrano non avere quasi alcun rapporto fra di loro.
Invece egli si limita a presentare le sezioni orizzontali e verticali
della rosa, citando molti nomi di santi, ma senza alcuna specificazione
dei motivi che lo hanno guidato in questa classificazione. L’Auerbach
avanza, con molta cautela, questa ipotesi: la gerarchia dei beati nelle
sfere si riferisce all’ordine morale del mondo, mentre quella
dell’Empireo, con la divisione fra i beati del Vecchio e quelli del Nuovo
Testamento e fra coloro che si salvarono per merito proprio e coloro che
si salvarono per merito altrui, rappresenta il fine della redenzione. In
altre parole: la prima gerarchia serve a distinguere le anime secondo le
loro naturali disposizioni (perciò esse appaiono nel cielo agli influssi
del quale furono particolarmente soggette), ad assicurare che i beati
conserveranno, nell’eternità del regno divino, la molteplicità dei
caratteri umani; la seconda, costituita non più da sette gradi (quanti
sono i cieli in cui erano ripartiti i beati), ma da più di mille soglie,
vuole essere la civitas Dei nella quale le anime stanno in giusto ordine,
in comune agire, godendo ciascuna del suo posto e partecipe, ciascuna in
unione con le altre, del vero bene.
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