Introduzione all'Inferno - Maria Adele Garavaglia -
Quando è stato scritto?
Incerta è la data di composizione dell'Inferno: secondo Boccaccio già nei primi mesi successivi all'aprile del 1300 Dante pose mano
al Poema, interrompendo la scrittura per le note vicende dell'esilio e riprendendola alcuni anni più tardi, quando ormai si era
rassegnato all'impossibilità di poter rientrare in Firenze, grazie all'insistenza di Moroello Malaspina; quasi sicuramente la
data di inizio della Cantica è da far risalire al 1305-1306. Probabilmente già nel 1314 venne diffuso a partire da Verona e al 1315
risale la prima citazione dovuta a un notaio di Bologna, celebre sede universitaria, che testimonia la rapidità con cui l'opera si era diffusa.
L'Inferno viene scritto negli anni in cui Dante vaga esule per la Toscana, tanto che la polemica con Firenze e le lotte intestine che la dilaniavano
è uno dei fili conduttori
che collega personaggi e vicende narrate che riempiono tutti i cerchi infernali, mentre i riferimenti a personaggi e vicende appartenenti
ad altre regioni d'Italia risultano piuttosto occasionali e frutto soprattutto delle vaste conoscenze del Poeta.
La metafora del viaggio
La prima Cantica della Commedia descrive la discesa di Dante nella voragine infernale: il viaggio si compie dall'alba del venerdì santo del 1300,
anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il Giubileo, sino al tramonto del del sabato santo; complessivamente l'Inferno descrive gli eventi
che si svolgono in un arco di tempo di trentasei ore. Dante si è smarrito in una selva disabitata e spaventosa. Viene a salvarlo il poeta Virgilio: la selva configura
simbolicamente il traviamento e la corruzione dell'umanità. Virgilio simboleggia la ragione umana che può ricondurre l'uomo sulla retta via.
L'Inferno è concepito come luogo di eterna sofferenza, voluto da Dio per realizzare la sua giustizia. Le anime che si ostinarono a peccare, senza mai pentirsi,
nemmeno in punto di morte, confluiscono sulle rive dell'Acheronte e vengono traghettate dal nocchiero Caronte, uno dei dèmoni infernali che si ispirano a personaggi
mitologici. Dante prende alcuni spunti dal VI libro dell'Eneide, ma immagina le pene secondo una mentalità cristiana che si avvale della regola del contrappasso.
I peccati e i peccatori sono organizzati secondo la casistica tradizionale: chiaro il riferimento ai sette vizi capitali classificati dalla Chiesa cristiana,
esplicito il riferimento all'Ethica Nicomachea di Aristotele e ai testi giuridici che suggeriscono anche un criterio per valutare la gravità della colpa. Così a ogni peccato viene attribuita una pena che rimane immutabile per l'eternità.
Due sono i tipi di contrappasso riscontrabili:
- il contrappasso per analogia, che implica una pena che esaspera i tormenti della colpa;
- il contrappasso per contrasto, che implica una pena che ripropone esattamente il contrario della colpa.
Per esempio: i lussuriosi (canto V), che vissero nella tempesta della passione, sono tormentati da una "bufera infernale che mai non cessa";
gli ignavi (canto III), indifferenti a ideali e sollecitazioni anche politiche, rincorrono freneticamente una bandiera nel vestibolo dell'Inferno,
indegni perfino di essere accolti dall'Inferno stesso.
Ogni cerchio infernale viene sorvegliato da un custode: sono i dèmoni che ricordano i mostri pagani (Cerbero, i Centauri, il Minotauro, le Arpie) o enfatizzano personaggi
virgiliani (Caronte, Minosse), oppure sono diavoli stizzosi e dispettosi, secondo la mentalità popolare cristiana.
I dannati sono inchiodati alla loro pena per l'eternità, non hanno speranza di mitigarla: anzi, quando, dopo il giudizio universale, si riapproprieranno del proprio
corpo, la loro sofferenza sarà completa e perfetta. Essi non sono pentiti del loro peccato, ma rimpiangono la terra su cui sono vissuti e provano nostalgia della vita terrena,
sentendo spesso come una condanna non tanto la pena eterna da scontare per l'eternità nell'Inferno, quanto la morte corporale che non permetterà più loro di vivere sulla dolce
terra. Vedono il futuro, ricordano il passato, ma ignorano il presente.
Non mancano a Dante profezie del suo esilio.
La struttura dell'Inferno dantesco
L'Inferno ha forma di imbuto. La porta si apre presso Gerusalemme, che si trova esattamente al polo nord del mondo. Virgilio spiega in una intensa lezione cosmogonica che esso si
formò dopo che Lucifero, il più bello degli angeli, ribellatosi a Dio, venne scaraventato giù dal Paradiso. Incastratosi al centro della terra, fece il vuoto intorno a sé. La terra si ritrasse di
paura e «sgusciò» fuori dall'altra parte del globo, formando la montagna del Purgatorio che esattamente simmetrica all'Inferno; tra il centro della terra e la montagna del Purgatorio si formò anche
un cunicolo, una «burella», come la chiama Dante, che permetterà al poeta e a Virgilio di giungere «a riveder le stelle» sulla spiaggetta del Purgatorio.
L'Inferno digrada a cerchi concentrici, diviso in due settori ben precisi: i nove cerchi, ai quali si aggiunge un vestibolo dove le anime sostano in attesa di conoscere la loro sorte. I primi cinque comprendono il Limbo
(dove sospirano Dio i giusti che non conobbero la rivelazione o i bambini che non ebbero il battesimo) e i cerchi degli incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, accidiosi e iracondi).
I quattro successivi sono chiusi entro le mura della città di Dite, per indicare la gravità dei peccati: mentre la colpa di incontinenza è piuttosto da imputarsi al difetto di volontà nel contrastare il male e di fare il bene,
la colpa degli eretici, dei violenti, dei fraudolenti e dei traditori è legata all'uso errato della ragione, messa al servizio del male. L'ideazione del Limbo deriva dallo scrupolo di Dante di creare una zona ove relegare gli intellettuali
del passato, cui la civiltà medievale è debitrice: e fra questi è lo stesso Virgilio.
L'atmosfera infernale e i personaggi
All'Inferno dominano disperazione, dolore e malevolenza dei dannati nei confronti gli uni degli altri. Non sono infrequenti le risse, le malignità, l'ostilità anche verso Dante.
Il luogo della pena, l'Inferno, è buio, non solo perché è scavato sotto terra, ma per il carattere allegorico del viaggio stesso di Dante: il regno del male è privo della luce di Dio,
della sua Grazia che corrobora la ragione umana e guida l'uomo a ben operare.
Più volte, soprattutto nei primi Canti, Dante parla di aere sanza stelle, aura morta, aura sanza tempo tinta. Non mancano paesaggi vari e differentemente rappresentati, che
in certo qual modo riproducono le conformazioni più inquietanti
e aspre della terra: paludi, fanghiglia, fiumi ribollenti, foreste selvagge, abissi, scarpate, mura inaccessibili, cimiteri costellati di avelli infuocati, sabbioni coperti d'una pioggia di fuoco, ghiacci sterminati.
Talvolta i poeti hanno bisogno dell'aiuto dei mostri, per attraversare fiumi o superare il dislivello di burroni inaccessibili. È un paesaggio realistico e strutturato architettonicamente in modo da
configurare simbolicamente
le difficoltà che l'uomo incontra nel suo cammino verso la salvezza.
Un fiume attraversa longitudinalmente l'Inferno: nasce dalle lacrime di una misteriosa statua, il Veglio di Creta, situata in una grotta alle pendici del monte Ida, che rappresenta l'umanità corrotta e che
ricorda il mito dell'amore della dea Afrodite con un uomo, Anchise, da cui nascerà Enea, eroe troiano e capostipite della stirpe romana. Questo lo schema interpretativo dell'allegorico Veglio e dell'origine dei fiumi infernali, suggerito da alcuni critici
L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta
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INTERPRETAZIONE STORICA
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INTERPRETAZIONE MORALE
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INTERPRETAZIONE POLITICA
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Veglio
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Storia dell'umanità
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Natura umana
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Forme di governo
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Testa d'oro
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Età dell'oro - paradiso terrestre
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Libero arbitrio
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Monarchia imperiale
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Petto d'argento
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Età d'argento
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Ragione
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Monarchia
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Rame
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Età del rame
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Volontà
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Oligarchia
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Ferro
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Età del ferro
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Appetiti irascibili
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Repubblica
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Terra cotta
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Decadenza totale
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Appetiti concuscibili
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Democrazia
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Ferite
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Mali dell'umanità
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Mali del governo non imperiale
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Piede sinistro
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Impero
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-
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Piede destro
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Chiesa
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-
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Rivolto verso Roma
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Sede del papato e dell'impero
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Sede dell'impero
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Il fiume dapprima si chiama Acheronte, poi si trasforma nella palude Stigia, nel Flegetonte e infine nel ghiaccio del lago Cocito.
I dannati presentano caratteristiche diverse: quasi tutti sono personaggi della storia, passata o contemporanea, ma non mancano figure
mitologiche reinterpretate alla luce del gusto medievale del grottesco: così il severo Minosse, che anche Virgilio immagina
giudice infernale, diviene una specie di statuario mostro dal lungo codone avvolgente, con cui segnala il numero del cerchio destinato ad
accogliere l'anima. Taluni personaggi sono scavati nelle loro caratteristiche psicologiche: pochi sono i tratti, ma decisi e indimenticabili.
La passione amorosa di Francesca da Rimini, l'impegno politico di Farinata, l'orgoglio intellettuale di
Brunetto Latini, l'amore paterno di Cavalcante, l'ansia conoscitiva di Ulisse diventano
exempla di situazioni universali nelle quali gli uomini si possono riconoscere. Tali figure hanno contorni netti e definiti.
Il loro fascino risiede nella grande umanità che li riscatta della loro condizione di dannati: il lettore condivide la simpatia di Dante per loro.
Il poeta è protagonista della Commedia: egli si evolve di Cantica in Cantica: nell'Inferno si presenta nelle vesti dell'uomo disorientato
dal peccato, alla ricerca della «diritta via», pieno di paura per un mondo che non conosce, popolato da insidie impensabili. Attraverso gli incontri con
i personaggi, cerchio dopo cerchio, Dante ricostruisce il panorama politico e storico, oltre che culturale, del suo tempo.
Accanto a papi corrotti come Niccolò III ( frequenti sono anche i richiami a Bonifacio VIII, destinato alla bolgia dei simoniaci), compaiono
le più svariate categorie di politici: il fiorentino Bocca degli Abati rappresenta i traditori, il funzionario di Federico II Pier della Vigna denuncia
l'invidia delle corti, il conte Ugolino della Gherardesca rievoca il fosco clima delle lotte civili e delle disumane vendette in cui vengono coinvolti
anche ragazzi innocenti. Conosciamo così nei particolari il clima di violenza dei comuni italiani del Duecento, dilaniati dalle rivalità faziose, nel
caos anarchico del vuoto di potere.
Nei confronti di alcuni dannati Dante mostra pietà e rispetto, se non addirittura reverenza, come quando incontra il suo «maestro» Brunetto Latini.
Ma verso altri dannati è severo e sprezzante e persino aspro.
La sperimentazione linguistica
La critica più recente ha sottolineato il gusto per la sperimentazione linguistica che accompagna Dante in tutto l'arco della sua produzione letteraria:
come in gioventù si è cimentato nella lirica stilnovistica della Vita Nuova, ma non ha trascurato la poesia giocosa nella Tenzone con Forese Donati,
l'allegoria nel Fiore, la canzone filosofica e dottrinaria (in composizioni poi passate nel Convivio), così durante gli anni d'esilio, impegnato nella
faticosa redazione della Commedia, Dante ha cercato di sviluppare una ricerca stilistica svariata e orientata in molte direzioni.
L'Inferno ne è esempio significativo: troviamo
- il registro solenne in talune apostrofi o nelle profezie,
- il registro familiare negli incoraggiamenti di Virgilio e negli incontri con persone amiche o conoscenti,
- il registro popolare nelle scene venate di grottesco che hanno come protagonisti i diavoli di Malebolge.
La varietà del linguaggio illustra la multiformità delle situazioni in cui si pone l'agire umano: è la varietà stessa della vita riprodotta nei cerchi infernali. Poiché certamente, malgrado
la sua caratteristica di regno oltremondano, l'Inferno dantesco ripropone le passioni, gli interessi, le angosce, le inquietudini terrene. Il regno del male dilata i problemi degli uomini,
li rende irrevocabile espressione di corruzione e fallimento, ma non può evitare che essi si propongano sempre come espressione di umanità. L'uomo, dunque, è l'oggetto dello scandaglio artistico del poeta.
CERCHIO
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ANIME
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COME APPAIONO LE ANIME - PENA
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LUOGO POTENZE INFERNALI
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PERSONAGGI - POTENZE
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Selva oscura
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Virgilio
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Ombra
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Virgilio
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Porta
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Antinferno
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Virgilio
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Vestibolo antinferno
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Tutti i dannati in arrivo
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Desiderose di oltrepassare il fiume
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Caronte
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Virgilio
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Cerchio 1
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Limbo
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Desiderio di Dio
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Poeti: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, (Virgilio)
Eroi: Ettore, Enea, Bruto, Lucrezia, Giulia, Marzia
Sapienti: Aristotele, Orfeo, Talete, Socrate, Tolomeo, ecc.
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Cerchio 2
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Lussuriosi
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Agitatida una bufera che mai non resta
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Minosse
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Semiramide, Didone, Elena, Paride, Achille, Paolo e Francesca
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Cerchio 3
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Golosi
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Giacciono nel fango lordandosi lacerati da Cerbero
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Cerbero
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Ciacco
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Cerchio 4
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Avari e prodighi
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Spingono sassi scontrandosi e accusandosi
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Pluto
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Papi e cardinali
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Cerchio 5 Palude Stige
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Iracondi e accidiosi
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Sono immersi nella palude Stige
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Flegias diavoli
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Filippo Argenti
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Cerchio 6 Mura di Dite
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Eretici
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Giacciono in sepolcri infuocati (fuoco=rogo?)
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Diavoli Le tre Furie
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Farinata degli Uberti Cavalcante dei Cavalcanti Ottaviano degli Ubaldini
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Cerchio 7 Violenti
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GIRONE 1
Violenti contro gli altri e le loro cose - tiranni - banditi
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Sono immersi nel sangue bollente, come in vita sparsero il sangue degli altri
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Minotauro (del Cerchio 7) Centauri (del Girone 1)
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Ezzelino da Romano, Obizzo d'Este, Guido da Monfort, Attila, Pirro, Rinieri da Corneto, Rinieri dei Pazzi
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GIRONE 2
Violenti contro se stessi e le proprie cose - suicidi - scialacquatori
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Suicidi: trasformati in alberi e sterpi, lacerati dalle Arpie, come in vita rifiutarono il corpo e lo staziarono
Scialacquatori: inseguiti e fatti a brani dalle cagne come in vita dilapidarono le loro sostanze
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Minotauro (del Cerchio 7) Arpie, cagne nere (del Girone 1)
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Suicidi: Pier della Vigna, Anonimo fiorentino
Scialacquatori: Lano da Siena, Jacopo di Sant'Andrea
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GIRONE 3
Violenti contro Dio e le sue cose
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tutti stanno sotto una pioggia di fuoco:
bestemmiatori: giacciono supini
usurai: stanno seduti
sodomiti: si aggirano correndo continuamente
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Minotauro (del Cerchio 7) Gerione e la corda (Storia del Veglio di Creta)
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Bestemmiatori: Capaneo
Sodomiti: Brunetto Latini, Prisciano, Francesco d'Accorso, Guido Guerra, Regghiaio Aldobrandi, Jacopo Rusticucci, Guglielmo Borsiere
Usurai: Catello di Rosso Gianfigliazzi, Ciapo Obriachi, Reginaldo Scrovegni, Vitaliano del Dente, Giovanni Buiamonte
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CERCHIO 8 Contro chi non si fida MALEBOLGE
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BOLGIA 1
Seduttori e ruffiani
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Sono frustati da diavoli (forse perché in vita venivano frustati coloro che sfruttavano la prostituzione)
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Gerione (del Cerchio) Diavoli (della I bolgia)
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Venedico, Caccianemico, Giasone
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BOLGIA 2
Adulatori
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Sono immersi nello sterco (come in vita si insozzarono moralmente)
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Gerione (del Cerchio)
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Alessio, Interminelli, Taide
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BOLGIA 3
Simoniaci
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Confitti in buche a testa in giù con i piedi lambiti da fiamme (sono capovolti come in vita capovolsero la legge di Dio)
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Gerione (del Cerchio)
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Niccolò III, (Bonifacio VIII, Clemente V)
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BOLGIA 4
Indovini, Maghi
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Hanno il capo stravolto all'indietro e camminano in silenzio, come in vita stravolsero le Scritture e vollero vedere il futuro parlando e rivelando
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Gerione (del Cerchio)
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Anfiarao, Tiresia, Arunte, Manto, Euripilo, Michele Scoto, Guido Bonatti, Asdente
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BOLGIA 5
Barattieri
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Sono immersi nella pece vischiosa bollente e straziati da diavoli con uncini come in vita usarono arti nere e vischiose
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Gerione (del Cerchio) Malebranche (della V bolgia)
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Anzian di Santa Zita (Bonturo Dati), Ciampolo di Navarra, (Frate Gomita) (Michele Zanche)
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BOLGIA 6
Ipocriti
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Camminano lentamente, nascosti e curvi sotto il peso di cappe di piombo dorato come in vita nascosero il loro vero animo
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Gerione (del Cerchio)
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Catalano de' Catalani, Loderigo degli Andalò, Caifa
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BOLGIA 7
Ladri
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Corrono subendo metamorfosi tra serpi che legano loro le mani, come in vita usarono le mani libere per rubare
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Gerione (del Cerchio) Caco? (della VII bolgia)
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Vanni Fucci, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati (o Degli Abati), Puccio Sciancato, Cianfa Donati, Francesco dei Cavalcanti
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BOLGIA 8
Mali consiglieri
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I consiglieri sono avvolti in fiamme come in vita tramarono contro gli altri nascondendo il fine della loro frode avvolto nell'intelligenza (= fiamma)
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Gerione (del Cerchio)
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Ulisse, Diomede, Guido da Montefeltro
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BOLGIA 9
Seminatori di discordie
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Appaiono mutilati, lacerati da un demonio come in vita divisero le persone e lacerarono l'unità e la pace
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Gerione (del Cerchio) Demonio (della IX bolgia)
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Maometto, Alì, Pier da Medicina, Curione, Mosca dei Lamberti, Bertran de Bon, Geri del Bello
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BOLGIA 10
Falsificatori
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dei metalli: colpiti da scabbia e lebbra, sfigurati dalla malattia come in vita falsificarono il vero; della persona: malati di rabbia corrono mordendo gli altri; della moneta: idropici;della parola: arsi dalla febbre
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Gerione (del Cerchio) Diavoli (della X bolgia)
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Griffolino, Capocchio, Gianni Schicchi, Mirra, Mastro Adamo, Simone, il greco Sinone, la moglie di Putifarre
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Pozzo dei Giganti
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Insoburdinazione contro Dio
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Ribelli alla divinità sono incatenati nel pozzoe impotenti come in vita si credettero liberi e potenti contro Dio
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Nembrot, Fialte, Anteo, (Briareo, Tizio, Tifeo)
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CERCHIO IX Traditori
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Zona 1 Caina Traditori dei parenti
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Immersi nel ghiaccio e piangono tenendo il capo basso per cui le loro lacrime si solidificano a contatto col ghiaccio, gelidi come in vita mancarono del fuoco della carità
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Alessandro e Napoleone degli Alberti, Camicione dei Pazzi, (Mordrec, Focaccia, Sassuolo Mascheroni, Carlino dei Pazzi)
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Zona 2 Antenora Traditori della patria
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Immersi nel ghiaccio dal quale emergono con la testa; piangono tenendo il capo rivolto in giù, ma le lacrime che sgorgano dagli occhi si ghiacciano subito costringendoli a tenerli sempre chiusi.
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Alberigo dei Manfredi, Branca Doria
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Zona 3 Tolomea Traditori degli ospiti
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Immersi nel ghiaccio in posizione supina, per cui le lagrime ristagnano negli occhi e si ghiacciano all'istante, tanto da impedire l'uscita di altre lacrime, le quali, non trovando sbocco, si riversano all'interno, acuendone il dolore.
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Alberigo dei Manfredi, Branca Doria
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Zona 4 Giudecca Traditori dei benefattori
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Coperti interamente dal ghiaccio, da cui traspaiono "come festuca in vetro": alcune sono sdraiate, altre in posizione verticale, altre in piedi o capovolte colla testa all'ingiù ed altre ancora chinate quasi a formare un arco.
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Lucifero e le tre facce, in ciascuna delle bocche si trovano rispettivamente: Giuda Iscariota, Bruto, Cassio
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Natural burella
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Schema dei problemi
La selva oscura del peccato |
Canto 1, vv. 1-12
Canto 1, vv. 31-60
Canto 1, vv. 91-129 |
Le tre bestie |
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Lonza |
Leone |
Lupa |
Commentatori antichi |
lussuria |
superbia |
avarizia |
peccati di Dante |
D'Ovidio |
invidia |
superbia |
avarizia |
i tre vizi di Firenze |
Casella Pascoli |
incontinenza |
matta bestialità |
malizia frode |
partizione dell'Inferno |
Interpretazione moderna |
Firenze |
Regno di Francia |
Curia papale |
interpretazione storico-politica |
La strada della salvezza |
Dubbi di Dante
Destino e salvezza di Dante: Beatrice, la Vergine Maria e s. Lucia |
Canto 2, vv. 10-42
Canto 2, vv. 75-114 |
La porta dell'Inferno
L'importanza degli ideali - La giustizia di Dio |
Canto 3, vv. 1-21
Canto 3, vv. 34-51 |
La grandezza dell'antichità
La "bella schola" poetica |
Canto 4, vv. 76-102 |
La cultura cortese e stilnovistica sull'amore
Ineluttabilità dell'amore |
Canto 5, vv. 100-108
Canto 5, vv. 127-137 |
I mali di Firenze :
la politica fiorentina
- La condizione dei dannati dopo il Giudizio universale |
Canto 6, vv. 37-90
Canto 6, vv. 94-111 |
Le colpe della Chiesa - La fortuna |
Canto 7, vv. 70-96 |
I diavoli come segno del male |
Canto 8, vv. 104-130 |
Allegoria del messo celeste e lo scontro fra Dio
e i diavoli |
Canto 9, vv. 61-105 |
Farinata predice a Dante l'esilio (1°)
Dialettica fra amore di patria e amore di parte in Farinata
La conoscenza del futuro nelle anime dell'inferno |
Canto 10, vv. 78-81
Canto 10, vv. 89-93
Canto 10, vv.100-108 |
La struttura dell'Inferno:
alto e basso Inferno, secondo "valori sui quali si fonda una società ben ordinata: il legame familiare, la lealtà personale, la fede religiosa", seguendo il diritto romano e San Tommaso
Perché l'usura è un'offesa a Dio |
Canto 11, vv.16-90
Canto 11, vv. 91-115 |
L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta |
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Canto 14, vv. 91-120 |
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Interpretazione storica |
Interpretazione morale |
Interpretazione politica |
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Veglio |
Storia dell'umanità |
natura umana |
forme di governo |
testa d'oro |
età dell'oro - paradiso terrestre |
libero arbitrio |
monarchia imperiale |
petto d'argento |
età d'argento |
ragione |
monarchia |
rame |
età del rame |
volontà |
oligarchia |
ferro |
età del ferro |
appetiti irascibili |
repubblica |
terra cotta |
decadenza totale |
appetiti concupiscibili |
democrazia |
ferite |
mali dell'umanità |
mali del governo non imperiale |
piede sinistro |
impero |
- |
piede destro |
chiesa |
- |
rivolto verso Roma |
sede del papato e dell'impero |
sede dell'impero |
Brunetto Latini predice l'esilio a Dante (2° predizione)
L'Umanesimo mondano e i suoi limiti |
Canto 15, vv. 55-66
Canto 15, vv. 79-99 |
Cortesia e valore, virtù fondamentali del mondo feudale
Allegoria della corda |
Canto 16, vv. 64-72
Canto 16, vv. 106-114 |
Il peccato della simonia
Invettiva contro i papi simoniaci
Contro la donazione di Costantino |
Canto 19, vv. 1-6
Canto 19, vv. 88-114
Canto 19, vv. 115-117 |
Origine di Mantova |
Canto 20, vv. 58-99 |
Vanni Fucci: profezia (3°) dell'esilio di Dante e della sconfitta dei Bianchi |
Canto 24, vv. 139-151 |
Invettiva contro Firenze
Ulisse: grandezza e limiti del sapere umano;
la conoscenza umana è folle senza la Grazia Divina come il viaggio di Ulisse |
Canto 26, vv. 1-12
Canto 26, vv. 90-142
Canto 26, v. 125 |
Guido da Montefeltro e l'inganno di Bonifacio VIII contro Celestino V |
Canto 27, vv. 67-114 |
Maometto, la discordia religiosa e la profezia su fra Dolcino |
Canto 28, vv. 22-60 |
Ironia contro i Senesi, megalomani e vanitosi |
Canto 29, vv. 121-139 |
Il tradimento di Montaperti |
Canto 32, vv. 73-111 |
Il Conte Ugolino: la violenza nelle città comunali
Invettiva contro i Pisani
Invettiva contro i Genovesi |
Canto 33, vv. 1-75
Canto 33, vv. 79-90
Canto 33, vv. 151-157 |
Lucifero motore del regno della morte "secunda" e del male |
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Canto 34, vv. 1-87 |
Le tre facce di Lucifero |
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colore |
Lucifero |
S.S. Trinità |
rossa |
infinito odio |
infinito amore |
gialla |
rabbiosa impotenza |
potenza divina |
nera |
ignoranza del bene |
sapienza del bene |
-TRATTO da: Dante Alighieri, La Divina Commedia (edizione non segnalata)
-PROGETTO MANUZIO: http://www.liberliber.it
-EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 Ottobre 1994 Alla edizione elettronica hanno contribuito: Vittorio Dell'Aiuto, Marco Calvo
- Testi consultati:
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di S. Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, S.E.I., Torino 1990
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Tommaso Di Salvo, Zanichelli, Bologna 1985
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, 14 ristampa, La Nuova Italia editrice, Firenze1967
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Giovanni Bosco e Giovanni Reggio, Le Monnier, Firenze 1988
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