LETTERATURA ITALIANA: DANTE ALIGHIERI

 

Luigi De Bellis

 


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DANTE






Dante: introduzione all'Inferno


Introduzione all'Inferno
- Maria Adele Garavaglia -

Quando è stato scritto?

Incerta è la data di composizione dell'Inferno: secondo Boccaccio già nei primi mesi successivi all'aprile del 1300 Dante pose mano al Poema, interrompendo la scrittura per le note vicende dell'esilio e riprendendola alcuni anni più tardi, quando ormai si era rassegnato all'impossibilità di poter rientrare in Firenze, grazie all'insistenza di Moroello Malaspina; quasi sicuramente la data di inizio della Cantica è da far risalire al 1305-1306. Probabilmente già nel 1314 venne diffuso a partire da Verona e al 1315 risale la prima citazione dovuta a un notaio di Bologna, celebre sede universitaria, che testimonia la rapidità con cui l'opera si era diffusa. L'Inferno viene scritto negli anni in cui Dante vaga esule per la Toscana, tanto che la polemica con Firenze e le lotte intestine che la dilaniavano è uno dei fili conduttori che collega personaggi e vicende narrate che riempiono tutti i cerchi infernali, mentre i riferimenti a personaggi e vicende appartenenti ad altre regioni d'Italia risultano piuttosto occasionali e frutto soprattutto delle vaste conoscenze del Poeta.

La metafora del viaggio

La prima Cantica della Commedia descrive la discesa di Dante nella voragine infernale: il viaggio si compie dall'alba del venerdì santo del 1300, anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il Giubileo, sino al tramonto del del sabato santo; complessivamente l'Inferno descrive gli eventi che si svolgono in un arco di tempo di trentasei ore. Dante si è smarrito in una selva disabitata e spaventosa. Viene a salvarlo il poeta Virgilio: la selva configura simbolicamente il traviamento e la corruzione dell'umanità. Virgilio simboleggia la ragione umana che può ricondurre l'uomo sulla retta via.

L'Inferno è concepito come luogo di eterna sofferenza, voluto da Dio per realizzare la sua giustizia. Le anime che si ostinarono a peccare, senza mai pentirsi, nemmeno in punto di morte, confluiscono sulle rive dell'Acheronte e vengono traghettate dal nocchiero Caronte, uno dei dèmoni infernali che si ispirano a personaggi mitologici. Dante prende alcuni spunti dal VI libro dell'Eneide, ma immagina le pene secondo una mentalità cristiana che si avvale della regola del contrappasso. I peccati e i peccatori sono organizzati secondo la casistica tradizionale: chiaro il riferimento ai sette vizi capitali classificati dalla Chiesa cristiana, esplicito il riferimento all'Ethica Nicomachea di Aristotele e ai testi giuridici che suggeriscono anche un criterio per valutare la gravità della colpa. Così a ogni peccato viene attribuita una pena che rimane immutabile per l'eternità.
Due sono i tipi di contrappasso riscontrabili:
- il contrappasso per analogia, che implica una pena che esaspera i tormenti della colpa;
- il contrappasso per contrasto, che implica una pena che ripropone esattamente il contrario della colpa.

Per esempio: i lussuriosi (canto V), che vissero nella tempesta della passione, sono tormentati da una "bufera infernale che mai non cessa"; gli ignavi (canto III), indifferenti a ideali e sollecitazioni anche politiche, rincorrono freneticamente una bandiera nel vestibolo dell'Inferno, indegni perfino di essere accolti dall'Inferno stesso. Ogni cerchio infernale viene sorvegliato da un custode: sono i dèmoni che ricordano i mostri pagani (Cerbero, i Centauri, il Minotauro, le Arpie) o enfatizzano personaggi virgiliani (Caronte, Minosse), oppure sono diavoli stizzosi e dispettosi, secondo la mentalità popolare cristiana.
I dannati sono inchiodati alla loro pena per l'eternità, non hanno speranza di mitigarla: anzi, quando, dopo il giudizio universale, si riapproprieranno del proprio corpo, la loro sofferenza sarà completa e perfetta. Essi non sono pentiti del loro peccato, ma rimpiangono la terra su cui sono vissuti e provano nostalgia della vita terrena, sentendo spesso come una condanna non tanto la pena eterna da scontare per l'eternità nell'Inferno, quanto la morte corporale che non permetterà più loro di vivere sulla dolce terra. Vedono il futuro, ricordano il passato, ma ignorano il presente. Non mancano a Dante profezie del suo esilio.

La struttura dell'Inferno dantesco

L'Inferno ha forma di imbuto. La porta si apre presso Gerusalemme, che si trova esattamente al polo nord del mondo. Virgilio spiega in una intensa lezione cosmogonica che esso si formò dopo che Lucifero, il più bello degli angeli, ribellatosi a Dio, venne scaraventato giù dal Paradiso. Incastratosi al centro della terra, fece il vuoto intorno a sé. La terra si ritrasse di paura e «sgusciò» fuori dall'altra parte del globo, formando la montagna del Purgatorio che esattamente simmetrica all'Inferno; tra il centro della terra e la montagna del Purgatorio si formò anche un cunicolo, una «burella», come la chiama Dante, che permetterà al poeta e a Virgilio di giungere «a riveder le stelle» sulla spiaggetta del Purgatorio.
L'Inferno digrada a cerchi concentrici, diviso in due settori ben precisi: i nove cerchi, ai quali si aggiunge un vestibolo dove le anime sostano in attesa di conoscere la loro sorte. I primi cinque comprendono il Limbo (dove sospirano Dio i giusti che non conobbero la rivelazione o i bambini che non ebbero il battesimo) e i cerchi degli incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, accidiosi e iracondi).
I quattro successivi sono chiusi entro le mura della città di Dite, per indicare la gravità dei peccati: mentre la colpa di incontinenza è piuttosto da imputarsi al difetto di volontà nel contrastare il male e di fare il bene, la colpa degli eretici, dei violenti, dei fraudolenti e dei traditori è legata all'uso errato della ragione, messa al servizio del male. L'ideazione del Limbo deriva dallo scrupolo di Dante di creare una zona ove relegare gli intellettuali del passato, cui la civiltà medievale è debitrice: e fra questi è lo stesso Virgilio.

L'atmosfera infernale e i personaggi

All'Inferno dominano disperazione, dolore e malevolenza dei dannati nei confronti gli uni degli altri. Non sono infrequenti le risse, le malignità, l'ostilità anche verso Dante.

Il luogo della pena, l'Inferno, è buio, non solo perché è scavato sotto terra, ma per il carattere allegorico del viaggio stesso di Dante: il regno del male è privo della luce di Dio, della sua Grazia che corrobora la ragione umana e guida l'uomo a ben operare.

Più volte, soprattutto nei primi Canti, Dante parla di aere sanza stelle, aura morta, aura sanza tempo tinta. Non mancano paesaggi vari e differentemente rappresentati, che in certo qual modo riproducono le conformazioni più inquietanti e aspre della terra: paludi, fanghiglia, fiumi ribollenti, foreste selvagge, abissi, scarpate, mura inaccessibili, cimiteri costellati di avelli infuocati, sabbioni coperti d'una pioggia di fuoco, ghiacci sterminati.

Talvolta i poeti hanno bisogno dell'aiuto dei mostri, per attraversare fiumi o superare il dislivello di burroni inaccessibili. È un paesaggio realistico e strutturato architettonicamente in modo da configurare simbolicamente le difficoltà che l'uomo incontra nel suo cammino verso la salvezza.

Un fiume attraversa longitudinalmente l'Inferno: nasce dalle lacrime di una misteriosa statua, il Veglio di Creta, situata in una grotta alle pendici del monte Ida, che rappresenta l'umanità corrotta e che ricorda il mito dell'amore della dea Afrodite con un uomo, Anchise, da cui nascerà Enea, eroe troiano e capostipite della stirpe romana. Questo lo schema interpretativo dell'allegorico Veglio e dell'origine dei fiumi infernali, suggerito da alcuni critici

L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta

  INTERPRETAZIONE
STORICA
INTERPRETAZIONE
MORALE
INTERPRETAZIONE
POLITICA
Veglio Storia dell'umanità Natura umana Forme di governo
Testa d'oro Età dell'oro - paradiso terrestre Libero arbitrio Monarchia imperiale
Petto d'argento Età d'argento Ragione Monarchia
Rame Età del rame Volontà Oligarchia
Ferro Età del ferro Appetiti irascibili Repubblica
Terra cotta Decadenza totale Appetiti concuscibili Democrazia
Ferite Mali dell'umanità Mali del governo non imperiale
Piede sinistro Impero -
Piede destro Chiesa -
Rivolto verso Roma Sede del papato e dell'impero Sede dell'impero

Il fiume dapprima si chiama Acheronte, poi si trasforma nella palude Stigia, nel Flegetonte e infine nel ghiaccio del lago Cocito.
I dannati presentano caratteristiche diverse: quasi tutti sono personaggi della storia, passata o contemporanea, ma non mancano figure mitologiche reinterpretate alla luce del gusto medievale del grottesco: così il severo Minosse, che anche Virgilio immagina giudice infernale, diviene una specie di statuario mostro dal lungo codone avvolgente, con cui segnala il numero del cerchio destinato ad accogliere l'anima. Taluni personaggi sono scavati nelle loro caratteristiche psicologiche: pochi sono i tratti, ma decisi e indimenticabili.
La passione amorosa di Francesca da Rimini, l'impegno politico di Farinata, l'orgoglio intellettuale di Brunetto Latini, l'amore paterno di Cavalcante, l'ansia conoscitiva di Ulisse diventano exempla di situazioni universali nelle quali gli uomini si possono riconoscere. Tali figure hanno contorni netti e definiti. Il loro fascino risiede nella grande umanità che li riscatta della loro condizione di dannati: il lettore condivide la simpatia di Dante per loro.
Il poeta è protagonista della Commedia: egli si evolve di Cantica in Cantica: nell'Inferno si presenta nelle vesti dell'uomo disorientato dal peccato, alla ricerca della «diritta via», pieno di paura per un mondo che non conosce, popolato da insidie impensabili. Attraverso gli incontri con i personaggi, cerchio dopo cerchio, Dante ricostruisce il panorama politico e storico, oltre che culturale, del suo tempo.
Accanto a papi corrotti come Niccolò III ( frequenti sono anche i richiami a Bonifacio VIII, destinato alla bolgia dei simoniaci), compaiono le più svariate categorie di politici: il fiorentino Bocca degli Abati rappresenta i traditori, il funzionario di Federico II Pier della Vigna denuncia l'invidia delle corti, il conte Ugolino della Gherardesca rievoca il fosco clima delle lotte civili e delle disumane vendette in cui vengono coinvolti anche ragazzi innocenti. Conosciamo così nei particolari il clima di violenza dei comuni italiani del Duecento, dilaniati dalle rivalità faziose, nel caos anarchico del vuoto di potere.
Nei confronti di alcuni dannati Dante mostra pietà e rispetto, se non addirittura reverenza, come quando incontra il suo «maestro» Brunetto Latini. Ma verso altri dannati è severo e sprezzante e persino aspro.

La sperimentazione linguistica

La critica più recente ha sottolineato il gusto per la sperimentazione linguistica che accompagna Dante in tutto l'arco della sua produzione letteraria: come in gioventù si è cimentato nella lirica stilnovistica della Vita Nuova, ma non ha trascurato la poesia giocosa nella Tenzone con Forese Donati, l'allegoria nel Fiore, la canzone filosofica e dottrinaria (in composizioni poi passate nel Convivio), così durante gli anni d'esilio, impegnato nella faticosa redazione della Commedia, Dante ha cercato di sviluppare una ricerca stilistica svariata e orientata in molte direzioni.

L'Inferno ne è esempio significativo: troviamo
- il registro solenne in talune apostrofi o nelle profezie,
- il registro familiare negli incoraggiamenti di Virgilio e negli incontri con persone amiche o conoscenti,
- il registro popolare nelle scene venate di grottesco che hanno come protagonisti i diavoli di Malebolge.

La varietà del linguaggio illustra la multiformità delle situazioni in cui si pone l'agire umano: è la varietà stessa della vita riprodotta nei cerchi infernali. Poiché certamente, malgrado la sua caratteristica di regno oltremondano, l'Inferno dantesco ripropone le passioni, gli interessi, le angosce, le inquietudini terrene. Il regno del male dilata i problemi degli uomini, li rende irrevocabile espressione di corruzione e fallimento, ma non può evitare che essi si propongano sempre come espressione di umanità. L'uomo, dunque, è l'oggetto dello scandaglio artistico del poeta.

CERCHIO ANIME COME APPAIONO LE ANIME - PENA LUOGO POTENZE INFERNALI PERSONAGGI - POTENZE
Selva oscura Virgilio Ombra   Virgilio
Porta     Antinferno Virgilio
Vestibolo antinferno Tutti i dannati in arrivo Desiderose di oltrepassare il fiume Caronte Virgilio
Cerchio 1 Limbo Desiderio di Dio   Poeti:
Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, (Virgilio)
Eroi:
Ettore, Enea, Bruto, Lucrezia, Giulia, Marzia
Sapienti:
Aristotele, Orfeo, Talete, Socrate, Tolomeo, ecc.
Cerchio 2 Lussuriosi Agitatida una bufera che mai non resta Minosse Semiramide, Didone, Elena, Paride, Achille, Paolo e Francesca
Cerchio 3 Golosi Giacciono nel fango lordandosi lacerati da Cerbero Cerbero Ciacco
Cerchio 4 Avari e prodighi Spingono sassi scontrandosi e accusandosi Pluto Papi e cardinali
Cerchio 5
Palude Stige
Iracondi e accidiosi Sono immersi nella palude Stige Flegias
diavoli
Filippo Argenti
Cerchio 6
Mura di Dite
Eretici Giacciono in sepolcri infuocati (fuoco=rogo?) Diavoli
Le tre Furie
Farinata degli Uberti
Cavalcante dei Cavalcanti
Ottaviano degli Ubaldini
Cerchio 7
Violenti
GIRONE 1

Violenti contro gli altri e le loro cose - tiranni - banditi
Sono immersi nel sangue bollente, come in vita sparsero il sangue degli altri Minotauro
(del Cerchio 7)

Centauri
(del Girone 1)
Ezzelino da Romano, Obizzo d'Este, Guido da Monfort, Attila, Pirro, Rinieri da Corneto, Rinieri dei Pazzi
GIRONE 2

Violenti contro se stessi e le proprie cose - suicidi - scialacquatori
Suicidi: trasformati in alberi e sterpi, lacerati dalle Arpie, come in vita rifiutarono il corpo e lo staziarono

Scialacquatori: inseguiti e fatti a brani dalle cagne come in vita dilapidarono le loro sostanze
Minotauro
(del Cerchio 7)

Arpie, cagne nere
(del Girone 1)
Suicidi:
Pier della Vigna, Anonimo fiorentino
Scialacquatori:
Lano da Siena, Jacopo di Sant'Andrea
GIRONE 3

Violenti contro Dio e le sue cose
tutti stanno sotto una pioggia di fuoco:

bestemmiatori: giacciono supini
usurai: stanno seduti
sodomiti: si aggirano correndo continuamente

Minotauro
(del Cerchio 7)

Gerione e la corda
(Storia del Veglio di Creta)
Bestemmiatori:
Capaneo
Sodomiti:
Brunetto Latini, Prisciano, Francesco d'Accorso, Guido Guerra, Regghiaio Aldobrandi, Jacopo Rusticucci, Guglielmo Borsiere
Usurai:
Catello di Rosso Gianfigliazzi, Ciapo Obriachi, Reginaldo Scrovegni, Vitaliano del Dente, Giovanni Buiamonte
CERCHIO 8
Contro chi non si fida
MALEBOLGE
BOLGIA 1

Seduttori e ruffiani
Sono frustati da diavoli (forse perché in vita venivano frustati coloro che sfruttavano la prostituzione) Gerione
(del Cerchio)

Diavoli
(della I bolgia)
Venedico, Caccianemico, Giasone
BOLGIA 2

Adulatori
Sono immersi nello sterco (come in vita si insozzarono moralmente) Gerione
(del Cerchio)
Alessio, Interminelli, Taide
BOLGIA 3

Simoniaci
Confitti in buche a testa in giù con i piedi lambiti da fiamme (sono capovolti come in vita capovolsero la legge di Dio) Gerione
(del Cerchio)
Niccolò III, (Bonifacio VIII, Clemente V)
BOLGIA 4

Indovini, Maghi
Hanno il capo stravolto all'indietro e camminano in silenzio, come in vita stravolsero le Scritture e vollero vedere il futuro parlando e rivelando Gerione
(del Cerchio)
Anfiarao, Tiresia, Arunte, Manto, Euripilo, Michele Scoto, Guido Bonatti, Asdente
BOLGIA 5

Barattieri
Sono immersi nella pece vischiosa bollente e straziati da diavoli con uncini come in vita usarono arti nere e vischiose Gerione
(del Cerchio)

Malebranche
(della V bolgia)
Anzian di Santa Zita (Bonturo Dati), Ciampolo di Navarra, (Frate Gomita) (Michele Zanche)
BOLGIA 6

Ipocriti
Camminano lentamente, nascosti e curvi sotto il peso di cappe di piombo dorato come in vita nascosero il loro vero animo Gerione
(del Cerchio)
Catalano de' Catalani, Loderigo degli Andalò, Caifa
BOLGIA 7

Ladri
Corrono subendo metamorfosi tra serpi che legano loro le mani, come in vita usarono le mani libere per rubare Gerione
(del Cerchio)

Caco?
(della VII bolgia)
Vanni Fucci, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati (o Degli Abati), Puccio Sciancato, Cianfa Donati, Francesco dei Cavalcanti
BOLGIA 8

Mali consiglieri
I consiglieri sono avvolti in fiamme come in vita tramarono contro gli altri nascondendo il fine della loro frode avvolto nell'intelligenza (= fiamma) Gerione
(del Cerchio)
Ulisse, Diomede, Guido da Montefeltro
BOLGIA 9

Seminatori di discordie
Appaiono mutilati, lacerati da un demonio come in vita divisero le persone e lacerarono l'unità e la pace Gerione
(del Cerchio)

Demonio
(della IX bolgia)
Maometto, Alì, Pier da Medicina, Curione, Mosca dei Lamberti, Bertran de Bon, Geri del Bello
BOLGIA 10

Falsificatori
dei metalli:
colpiti da scabbia e lebbra, sfigurati dalla malattia come in vita falsificarono il vero;
della persona:
malati di rabbia corrono mordendo gli altri;
della moneta:
idropici;della parola: arsi dalla febbre
Gerione
(del Cerchio)

Diavoli
(della X bolgia)
Griffolino, Capocchio, Gianni Schicchi, Mirra, Mastro Adamo, Simone, il greco Sinone, la moglie di Putifarre
Pozzo dei Giganti Insoburdinazione contro Dio Ribelli alla divinità sono incatenati nel pozzoe impotenti come in vita si credettero liberi e potenti contro Dio   Nembrot, Fialte, Anteo, (Briareo, Tizio, Tifeo)
CERCHIO IX
Traditori
Zona 1
Caina
Traditori dei parenti
Immersi nel ghiaccio e piangono tenendo il capo basso per cui le loro lacrime si solidificano a contatto col ghiaccio, gelidi come in vita mancarono del fuoco della carità   Alessandro e Napoleone degli Alberti, Camicione dei Pazzi, (Mordrec, Focaccia, Sassuolo Mascheroni, Carlino dei Pazzi)
Zona 2
Antenora
Traditori della patria
Immersi nel ghiaccio dal quale emergono con la testa; piangono tenendo il capo rivolto in giù, ma le lacrime che sgorgano dagli occhi si ghiacciano subito costringendoli a tenerli sempre chiusi.   Alberigo dei Manfredi, Branca Doria
Zona 3
Tolomea
Traditori degli ospiti
Immersi nel ghiaccio in posizione supina, per cui le lagrime ristagnano negli occhi e si ghiacciano all'istante, tanto da impedire l'uscita di altre lacrime, le quali, non trovando sbocco, si riversano all'interno, acuendone il dolore.   Alberigo dei Manfredi, Branca Doria
Zona 4
Giudecca
Traditori dei benefattori
Coperti interamente dal ghiaccio, da cui traspaiono "come festuca in vetro": alcune sono sdraiate, altre in posizione verticale, altre in piedi o capovolte colla testa all'ingiù ed altre ancora chinate quasi a formare un arco.   Lucifero e le tre facce, in ciascuna delle bocche si trovano rispettivamente: Giuda Iscariota, Bruto, Cassio
Natural burella    


Schema dei problemi

La selva oscura del peccato

Canto 1, vv. 1-12
Canto 1, vv. 31-60














Canto 1, vv. 91-129

Le tre bestie


Lonza

Leone

Lupa

Commentatori antichi

lussuria

superbia

avarizia

peccati di Dante

D'Ovidio

invidia

superbia

avarizia

i tre vizi di Firenze

Casella Pascoli

incontinenza

matta bestialità

malizia frode

partizione dell'Inferno

Interpretazione moderna

Firenze

Regno di Francia

Curia papale

interpretazione storico-politica

La strada della salvezza

Dubbi di Dante
Destino e salvezza di Dante: Beatrice, la Vergine Maria e s. Lucia

Canto 2, vv. 10-42
Canto 2, vv. 75-114

La porta dell'Inferno
L'importanza degli ideali - La giustizia di Dio

Canto 3, vv. 1-21
Canto 3, vv. 34-51

La grandezza dell'antichità

La "bella schola" poetica

Canto 4, vv. 76-102

La cultura cortese e stilnovistica sull'amore
Ineluttabilità dell'amore

Canto 5, vv. 100-108
Canto 5, vv. 127-137

I mali di Firenze:

la politica fiorentina
- La condizione dei dannati dopo il Giudizio universale

Canto 6, vv. 37-90
Canto 6, vv. 94-111

Le colpe della Chiesa - La fortuna

Canto 7, vv. 70-96

I diavoli come segno del male

Canto 8, vv. 104-130

Allegoria del messo celeste e lo scontro fra Dio

e i diavoli

Canto 9, vv. 61-105

Farinata predice a Dante l'esilio (1°)
Dialettica fra amore di patria e amore di parte in Farinata
La conoscenza del futuro nelle anime dell'inferno

Canto 10, vv. 78-81
Canto 10, vv. 89-93
Canto 10, vv.100-108

La struttura dell'Inferno:

alto e basso Inferno, secondo "valori sui quali si fonda una società ben ordinata: il legame familiare, la lealtà personale, la fede religiosa", seguendo il diritto romano e San Tommaso
Perché l'usura è un'offesa a Dio

Canto 11, vv.16-90

Canto 11, vv. 91-115

L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta

 

Canto 14, vv. 91-120

Interpretazione storica

Interpretazione morale

Interpretazione politica

 

Veglio

Storia dell'umanità

natura umana

forme di governo

testa d'oro

età dell'oro - paradiso terrestre

libero arbitrio

monarchia imperiale

petto d'argento

età d'argento

ragione

monarchia

rame

età del rame

volontà

oligarchia

ferro

età del ferro

appetiti irascibili

repubblica

terra cotta

decadenza totale

appetiti concupiscibili

democrazia

ferite

mali dell'umanità

mali del governo non imperiale

piede sinistro

impero

-

piede destro

chiesa

-

rivolto verso Roma

sede del papato e dell'impero

sede dell'impero

Brunetto Latini predice l'esilio a Dante (2° predizione)
L'Umanesimo mondano e i suoi limiti

Canto 15, vv. 55-66
Canto 15, vv. 79-99

Cortesia e valore, virtù fondamentali del mondo feudale
Allegoria della corda

Canto 16, vv. 64-72
Canto 16, vv. 106-114

Il peccato della simonia
Invettiva contro i papi simoniaci
Contro la donazione di Costantino

Canto 19, vv. 1-6
Canto 19, vv. 88-114
Canto 19, vv. 115-117

Origine di Mantova

Canto 20, vv. 58-99

Vanni Fucci: profezia (3°) dell'esilio di Dante e della sconfitta dei Bianchi

Canto 24, vv. 139-151

Invettiva contro Firenze
Ulisse: grandezza e limiti del sapere umano;
la
conoscenza umana è folle senza la Grazia Divina come il viaggio di Ulisse

Canto 26, vv. 1-12
Canto 26, vv. 90-142
Canto 26, v. 125

Guido da Montefeltro e l'inganno di Bonifacio VIII contro Celestino V

Canto 27, vv. 67-114

Maometto, la discordia religiosa e la profezia su fra Dolcino

Canto 28, vv. 22-60

Ironia contro i Senesi, megalomani e vanitosi

Canto 29, vv. 121-139

Il tradimento di Montaperti

Canto 32, vv. 73-111

Il Conte Ugolino: la violenza nelle città comunali
Invettiva contro i Pisani
Invettiva contro i Genovesi

Canto 33, vv. 1-75
Canto 33, vv. 79-90
Canto 33, vv. 151-157

Lucifero motore del regno della morte "secunda" e del male

 

Canto 34, vv. 1-87

Le tre facce di Lucifero

 

colore

Lucifero

S.S. Trinità

rossa

infinito odio

infinito amore

gialla

rabbiosa impotenza

potenza divina

nera

ignoranza del bene

sapienza del bene




-TRATTO da: Dante Alighieri, La Divina Commedia (edizione non segnalata)

-PROGETTO MANUZIO: http://www.liberliber.it

-EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 Ottobre 1994 Alla edizione elettronica hanno contribuito: Vittorio Dell'Aiuto, Marco Calvo

- Testi consultati:
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di S. Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, S.E.I., Torino 1990
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Tommaso Di Salvo, Zanichelli, Bologna 1985
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, 14 ristampa, La Nuova Italia editrice, Firenze1967
- Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Giovanni Bosco e Giovanni Reggio, Le Monnier, Firenze 1988


2001© Luigi De Bellis - letteratura@tin.it