Abbiamo già
riferito sugli scritti relativi alla poetica
ed alla questione della lingua, come pure
sulle notizie storiche che precedono le due
tragedie e sul “Discorso sopra alcuni punti
della storia longobardica in Italia”. Ora ci
dobbiamo brevemente soffermare su alcuni
saggi di non scarso rilievo, e precisamente
sulle “Osservazioni sulla morale cattolica”,
sul “Saggio comparativo su la rivoluzione
francese del 1789 e la rivoluzione italiana
del 1859” e sulla “Storia della colonna
infame”.
Le “Osservazioni sulla morale cattolica”
nascono dalla volontà di confutare le tesi
dello storico ginevrino Sismondo de'
Sismondi, il quale, nella “Storia delle
repubbliche italiane nel Medio Evo”, aveva
attribuito al cattolicesimo la colpa della
crisi politica e morale del nostro Paese. Lo
storico rilevava che mentre in un primo
momento i papi cattolici avevano fatto causa
comune con i popoli contro i soprusi delle
autorità politiche, dopo la Riforma si erano
invece alleati con i sovrani assoluti contro
i sudditi, conculcandone le coscienze e
favorendo così l’insorgere delle
superstizioni popolari e la tendenza degli
Italiani a praticare solo esteriormente la
loro religione. Il Manzoni sentì urgente il
bisogno di rispondere al Sismondi, ma,
sorvolando sulle questioni di natura
politica, affrontò il problema morale del
cattolicesimo. Egli asserì anzitutto che la
fonte della morale cattolica è
esclusivamente il Vangelo, il quale contiene
risposte a tutte le domande dell’uomo:
“Quando il mondo ha riconosciuto un'idea
vera e magnanima, lungi dal
contrastargliela, bisogna rivendicarla al
Vangelo, mostrare che essa vi si trova,
ricordargli che se avesse ascoltato il
Vangelo, l'avrebbe riconosciuta dal giorno
in cui esso fu promulgato”; e poi rivendicò
la funzione positiva del magistero della
Chiesa cattolica che insegna ai fedeli come
attingere direttamente dal Vangelo le verità
più sublimi soprattutto d’ordine morale: “La
Chiesa co' suoi primi insegnamenti può
innalzare il semplice, il quale ignora
perfino che ci sia una filosofia morale, al
più alto punto, non di questa filosofia, ma
della morale medesima; a quel punto in cui
si trova un Bossuet dopo aver percorso un
vasto ciclo di meditazioni sublimi”.
In quest’opera, la cui prima parte fu
composta tra il 1818 ed il 1819, rielaborata
tra il 1850 ed il 1854 e pubblicata nel
1855, e la seconda parte scritta
successivamente e pubblicata postuma, il
Manzoni mostra di essere un polemista
geniale, sempre pronto a cogliere l’errore o
la contraddizione dell’avversario, sempre
preciso e puntuale, attento a non farsi
cogliere a sua volta in errore.
Il “Saggio comparativo sulla rivoluzione
francese del 1789 e la rivoluzione italiana
del 1859” tende a dimostrare che mentre la
rivoluzione italiana fu giusta e legittima
nei fini e nei mezzi, quella francese non lo
fu e perciò determinò “l’oppressione del
paese sotto il nome di libertà e la somma
difficoltà di sostituire al Governo
distrutto un altro Governo che avesse le
condizioni della durata”.
Nella “Storia della colonna infame” il
Manzoni rievoca il processo che fu celebrato
a Milano nel 1630 contro presunti
propagatori della peste ed esprime un severo
giudizio contro quei giudici che, per
mettere a tacere la folla inferocita che
pretendeva ad ogni costo dei colpevoli, ne
inventarono alcuni, condannandoli
spietatamente a morte dopo atroci supplizi
ed ordinando che la casa di uno di quegli
sventurati venisse distrutta e in suo luogo
venisse eretta una colonna, detta “infame”,
a perpetua memoria di come si puniscono gli
attentatori della salute pubblica. L’opera
fu scritta tra il 1829 ed il 1842 e
pubblicata con la seconda edizione del
romanzo.
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