ANALISI TESTUALE: FRANCESCO PETRARCA

 

Luigi De Bellis

 
 

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A qualunque animale alberga in terra






Non è un caso che, in questa sestina, figuri, fra le parole-rima, alba, che rievoca la tematica delle albe provenzali. Il tema affiora chiaramente nella strofa 6; ma subito dopo essere comparso, viene «trasformato», per mezzo di una figura sintattica, la negazione (vv. 34-36: «e non se transformasse»), che ha la funzione di annullarlo, in un altro, tipico anch'esso di Petrarca delle prime poesie: quello del cosiddetto amore dalneo; Laura si trasforma in lauro-alloro, come la bella Dafne della storia mitologica, e il poeta che la insegue vanamente è come Apollo che vanamente inseguiva Dafne.
Proviamo ad analizzare il sistema semantico (Strumenti) delle parole-rima di questa sestina, con criteri un poco diversi da quelli usati da C. Di Girolamo per la sestina dantesca.

Due parole-rima indicano lo spazio terreno: terra e selva, e hanno fra loro un rapporto metonimico (la selva come parte della terra) ma possono anche costituire un rapporto oppositivo: terra come spazio neutro, o deserto, o materia bruta, selva come spazio vitale, vegetativo, ecc.
Due parole-rima indicano lo spazio celeste: stelle e sole. Anche in questo caso c'è un rapporto metonimico di entrambi i termini rispetto al cielo e del l'uno rispetto all'altro (il sole è una delle stelle). Anche in questo caso, poi, si può stabilire fra i termini un rapporto oppositivo: giorno verso notte, caldo verso freddo, luce forte verso luce tremolante, unicità verso molteplicità, ecc.

Due parole-rima indicano il tempo: giorno e alba. Anche in questo caso è evidente - anzi più forte - il rapporto metonimico (alba come parte del giorno), mentre è meno evidente - o più debole - un possibile rapporto oppositivo (a meno che non assegniamo l'alba alla notte, considerandola come conclusione della notte, secondo la tradizione poetica delle albe).
Avendo scelto un sistema semantico così ricco di possibili rapporti (di parallelismo semantico o 'tensione oppositiva) fra le parole-rima, Petrarca tende in questa (e anche nelle altre sestine da lui scritte) ad agire proprio sulle parole-rima. Il sistema allora si apre, le operazioni di dilatazione dei significati (per mezzo delle figure retoriche note: metafore, similitudini, perifrasi, metonimie) si fanno molto più decise e, anziché partire dalla parola-rima per creare nuovi e imprevisti contesti, come fa Dante, Petrarca trasforma anche il significato della parola-rima. Mentre Dante era prigioniero volontario e ossessivo dei termini scelti, Petrarca se ne libera dilatandone le oscillazioni di significato e arrivando con «lauro/l'auro» alla rima equivoca. Finisce così con il disinnescare il potenziale semantico delle parole-rima, e ridurre di molto la concretezza dei singoli termini, dando a tutta la poesia un carattere di maggiore fluidità, usando uno stile meno violentemente espressivo e meno ricco di immagini ardue e difficili.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it