Il componimento fa parte del gruppo dei sonetti "dell'aura" (i sonetti CXCVI, CXCVII e CXCVIII, tutti inizianti con la parola " L'aura "), tutti costruiti attorno a questo senhal di Laura, la donna amata.
Anche qui i temi sono quelli del paesaggio animato, della memoria come filtro dell'esperienza, dell'interiorizzazione dell'esperienza stessa. Il tema specifico e nuovo di questo sonetto, è quello dei "nodi" e "lacci" di cui è avvolto il poeta innamorato.
Quello che colpisce è la struttura metrica e sintattica, che è eccezionalmente intricata. I critici hanno parlato di struttura "allacciata" o "annodata", attribuendo al poeta l'intenzione consapevole di rispecchiare nella struttura formale il tema stesso centrale del sonetto: quello del "nodo" d'amore; con un notevole grado, quindi, di iconicità, cioè di rappresentazione visiva del tema, nella stessa struttura verbale.
In particolare, Georges Giintert, che ha analizzato attentamente il sonetto anche nella sua formazione, mettendone a raffronto gli abbozzi con la redazione finale, ha identificato tre livelli metaforici diversi della immagine del laccio: - il laccio della vicenda stessa, circoscritto dal gesto di Laura che alternativamente "spargea" e "raccogliea" (vv. 9-10) i suoi capelli. Siamo vicini all'accezione concreta del termine laccio, relativamente ai capelli di Laura;
-il laccio inteso come ricordo, come legame che unisce "ora" e "allora"; rapporto che è temporale ma si riferisce anche allo sdoppiamento dell'io e ai riflessi della coscienza che "ripensando ancor trema" (v. 11). Contro questa continuità e legame nel tempo si oppone però l'aspetto mutato dei capelli, che allora erano sciolti e ora avvolti;
- il laccio sintattico, e cioè non più il laccio come tema, ma come elemento formale. «Alla fugacità del tempo resiste la permanenza di un ricordo, simile a un legame o laccio, fattosi struttura». |