ANALISI TESTUALE: BOCCACCIO (DECAMERON)

 

Luigi De Bellis

 
 

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GIORNATA IV
NOVELLA 5






Boccaccio collega esplicitamente questa novella alla precedente: le pietre preziose, oggetti magici che salvano Landolfo Rufolo (usiamo la terminologia fissata da Propp nell'analisi della fiaba: Strumenti) ricordano a Fiammetta la storia di Andreuccio, che trova anch'egli in un oggetto prezioso (il rubino) la ricompensa ai danni subiti.
I punti di somiglianza tra le due novelle non si limitano però a questa presenza delle pietre preziose in funzione di mezzi di risarcimento; esse infatti hanno in comune la rappresentazione di un gruppo sociale, quello dei mercanti, per quanto a livelli differenziati (Landolfo, gentiluomo ricchissimo, ha una posizione assai più alta che Andreuccio, «piccolo mercatante») e del codice particolare (i valori accettati e le norme di comportamento) su cui esso si regolava. In entrambe le novelle inoltre il protagonista subisce un'evoluzione: alla fine della vicenda è mutato, ha acquisito qualcosa che inizialmente non aveva. Nel caso di Andreuccio l'acquisizione è materiale (il rubino) e psicologica, poiché egli da «rozzo» e «poco cauto» diventa «malizioso».

Aldo Rossi, che ha analizzato la novella di Andreuccio secondo una pluralità di metodi critici, ha così individuato la trasformazione che avviene degli attributi del personaggio:

I. «non essendo mai più fuori di casa stato»;
   «sì come rozzo e poco cauto»;
II. «parendogli essere un bel fante della persona»;
III. «sì come nuovo»;
IV. «più cupido che consigliato»;
     [«sì come disperato»];
V. «sì come lui maliziosi».

Attraverso tale evoluzione il personaggio perviene a una visione più chiara di se stesso e degli altri con cui entra in contatto.
Andreuccio infatti, che non ha visto l'inganno della siciliana, riesce invece nella parte conclusiva della vicenda a prevedere la truffa che i compagni meditano ai suoi danni e il modo in cui potrà reagire a uno spavento improvviso la seconda compagnia di ladri.
In questa novella dunque Boccaccio riprende, come riconosce oggi la gran parte degli studiosi, la struttura antichissima dei riti di iniziazione, che si articola sempre nelle due fasi della degradazione del personaggio e della sua successiva rigenerazione.
Andreuccio subisce una degradazione (o caduta) quando perde i cinquecento fiorini, e ne esce, tornando alla situazione iniziale ma con maggior consapevolezza, quando ottiene il rubino.
Questo schema di iniziazione si svolge attraverso tre sequenze narrative, indicate da Boccaccio stesso nel titolo:

- l'avventura con la siciliana;
- l'incontro con il primo gruppo di ladri e la disavventura del pozzo;
- l'impresa del furto e l'incontro con il secondo gruppo di ladri.

In ciascuna di queste parti in cui la storia può essere scomposta, la caduta di Andreuccio, cioè una situazione di rischio grave o di danno in cui egli si trova, è materialmente rappresentata da un andar giù nello spazio (caduta nel chiassetto; discesa nel pozzo; discesa nell'arca), a cui segue una risalita che corrisponde all'aprirsi di una via di salvezza. L'itinerario di Andreuccio, il suo sprofondare in luoghi chiusi e profondi, per uscirne e riprendere l'avventura.
Abbiamo dunque riconosciuto nella novella uno schema mitico che comporta la presenza anche di motivi fiabeschi. Dobbiamo ancora vedere come tale schema si incontri con una concreta realtà storica e quale funzione vi abbia la fortuna.

Sul primo punto osserviamo:

- l'ambiente è descritto con precisione realistica;
- Andreuccio ha una identità sociale definita con puntualità («cozzone di     cavalli»);
- il processo di iniziazione avviene tutto all'interno della condizione mercantile e del codice che le è proprio.


Infatti gli errori, le perdite, gli acquisti di Andreuccio sono tali se li rapportiamo ai modelli di comportamento e ai valori del mercante.
Egli sbaglia quando imprudentemente mostra il suo denaro; è punito con la perdita del denaro (il valore di scambio che è base dei commerci); ma è compensato, ancora mercantilmente, alla fine delle sue peripezie con un oggetto di valore equivalente.
Il suo immediato ritorno a Perugia è segno di avvedutezza e di prudenza, e sta a indicare quindi che egli è diventato un migliore mercante.
In quanto alla fortuna, essa agisce attraverso la casualità che governa la vicenda e i personaggi.
Nelle tre sequenze che abbiamo distinto, infatti, circostanze occasionali e imprevedibili determinano le complicazioni e la soluzione:

- nell'avventura con la siciliana: Andreuccio per ventura (per caso) posa il piede sopra una tavola malferma, cade nel chiassetto (e forse salva così la sua vita);
- nell'incontro con i ladri: muovendosi smarrito per la città notturna, Andreuccio si imbatte in loro per ventura, ed è calato in un pozzo a cui, per caso, vengono a bere gli sbirri;
- nell'impresa del furto: per singolare coincidenza sopraggiunge la seconda compagnia di ladri guidata dal prete.

Conclusione. Boccaccio muove dalla descrizione di una realtà specifica e nota (la Napoli dei quartieri commerciali e malfamati) e rappresenta la quotidianità: una prostituta, ladri, sbirri e mercanti, costruiti con verosimiglianza; le azioni intenzionali dei personaggi sono coerenti con la logica mercantile dell'utile e dello scambio: denaro per cavalli, nelle intenzioni di Andreuccio; il denaro a costo della vita di Andreuccio, nelle intenzioni della siciliana; sottrazione dell'anello all'arcivescovo, ma anche ad Andreuccio, nelle intenzioni dei ladri; ma a scompigliare progetti e aspettative dei personaggi Boccaccio fa intervenire, in assenza di un elemento trascendente, l'azione combinatoria del caso.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it