Dopo il fallimento dei primi moti insurrezionali, in Italia si svilupparono varie correnti di opinione - più che associazioni o partiti veramente organizzati -, che furono unite solo dall’ideale dell’indipendenza, mentre per il resto prospettavano soluzioni diverse al problema nazionale: le correnti unitarie (cioè quelle che auspicavano l’unità degl’Italiani in un unico Stato) erano divise fra due forme istituzionali, quella monarchica (Cavour) e quella repubblicana (Mazzini); mentre le correnti federaliste (cioè quelle che ammettevano l’autonomia dei singoli stati italiani allora esistenti uniti però in una confederazione) erano divisi nell’attribuire la guida della confederazione allo Stato Pontificio (quella neoguelfa del primo Gioberti) o allo Stato Sabaudo (quella neoghibellina del Balbo e del Niccolini) o a un governo centrale repubblicano (Cattaneo).
A siffatta varietà di atteggiamenti furono improntate le opere politiche più significative, fra le quali spiccano quelle di Giuseppe Mazzini (1805-1872), di Vincenzo Gioberti (1801-1852) e di Cesare Balbo (1789-1853).
Del Mazzini ricordiamo “Dell'unità d'Italia”, “Fede e avvenire”, “Al Conte di Cavour”, “Ai giovani d'Italia” e soprattutto i “Doveri dell'uomo”.
Del Gioberti sono da ricordare “Del primato morale e civile degli Italiani”, in cui afferma che l’Italia “è la nazione autonoma e autorevole per eccellenza, perché diede a tutte le nazioni
colte dell'età moderna i germi del loro incivilimento, e, nonostante la sua declinazione, li serba vivi e incorrotti, dove che essi sono guasti più o meno e alterati presso tutte le altre genti” e prospetta l’unità federativa degli Stati italiani sotto la guida del Pontefice, “il capo che regge, il braccio che muove, la lingua che ammaestra, e il cuore che anima la Cristianità universale”; e “Del rinnovamento civile d’Italia”, in cui modifica la sua idea federalista attribuendone la guida non più al papa, ma al re di Sardegna.
Di Cesare Balbo è famoso il libro “Speranze d’Italia”, in cui si sostiene la tesi che l’Italia potrà finalmente affrancarsi dallo straniero solo quando l’Austria riuscirà ad estendersi nella penisola balcanica a danno dei Turchi, e si auspica una confederazione degli Stati italiani sotto la guida di quello piemontese.
In questi anni furono scritte molte opere storiche ispirate ora a questo ora a quello dei vari ideali politici. Ricordiamo fra le più importanti la monumentale “Storia universale” di Cesare Cantù, in trentacinque volumi, “Le origini della civiltà in Europa” di Carlo Cattaneo, la “Storia d’Italia narrata al popolo” di Giuseppe La Farina, la “Storia del vespro siciliano” di G. B. Niccolini, “I Martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848” di Atto Vannucci, e infine la monumentale “Storia dei Musulmani in Sicilia” di Michele
Amari.
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