LETTERATURA ITALIANA: LA LETTERATURA MINORE

 

Luigi De Bellis

 


 

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LETT. MINORE

 
Emilio Praga

Nato a Gorla (Milano) il 26 dicembre 1839, ivi morto il 26 dicembre 1875. Di agiata famiglia di commercianti, il Praga poté in giovinezza seguire liberamente la sua duplice vocazione di poeta e pittore; nel 1857-'58, cassetta dei colori a tracolla, fece un lungo viaggio in Svizzera, Francia e Paesi Bassi, e ne scrisse un resoconto in forma di diario, Schizzi a penna, pubblicato nel 1865 nel periodico Rivista minima; nel 1859 faceva la sua pubblica e prima comparsa come pittore in una esposizione dell'accademia di Brera. Temperamento estroso e brillante, con una spiccata tendenza, poi divenuta programmatico atteggiamento psicologico-letterario, a vivere la vita "en artiste", ospite gradito dei salotti Maffei e Dandolo, il Praga entrò presto in relazione coi poeti e letterati, Arrigo Boito Giuseppe Rovani, Iginio Tarchetti, Cletto Arrighi e Antonio Ghislanzoni, che costituirono il movimento letterario conosciuto con la denominazione di Scapigliatura: della poetica di questa anzi, come pure di certi atteggiamenti etico-psicologici di rivolta anti-borghese, satanistici e scandalistici, in cui è visibile l'influsso variamente combinato dello Heine, del Baudelaire, del Poe e dello Hoffmann, il Praga fu uno degli esponenti più caratteristici. Anche per via di una condotta di vita che, giustificata in un primo tempo con elementi prevalentemente letterari (il gusto dell'originale, dell'irregolare, lo snobismo etico risolto in una aristocratica mistica del vizio e del pervertimento), condurrà il Praga a morire alcoolizzato. E vien fatto di pensare che una trista eredità abbia gravato sul figlio, Marco Praga, critico teatrale e drammaturgo, morto suicida. Il disagio economico conseguente alla morte del padre e aggravato dalle necessità della sua recente famiglia, indussero il Praga ad accettare la cattedra di letteratura poetica e drammatica nel Conservatorio di Milano (1865); ufficio peraltro che il poeta-pittore tenne in un modo irregolare, e oggetto di numerose critiche fin quando, gli effetti dell'alcoolismo aggravandosi sempre più, il Praga dovette ritirarsi dall'insegnamento e ridursi a trascorrere gli ultimi anni della vita come ospite della contessa Ermellina Dandolo, ad Adro, in vicinanza di Brescia. Fra gli scapigliati il Praga è una delle figure più simpaticamente originali, con una genuina vena di poesia intorbidita e alterata da elementi psicologici e letterari più voluti che congeniali e intimamente partecipati. Della sua produzione, abbastanza varia (non considerando la sua attività
di pittore), la parte più valida e consistente è costituita dalle raccolte dei suoi versi, Tavolozza (1862,), Penombre (1864), Fiabe e leggende (1867), Trasparenze (1878). Meno viva la sua produzione teatrale che comprende, oltre a diversi libretti per melodramma (I profughi fiamminghi,
1864; L'avvocato Patelin, 1871; Atala, 1876; Maria Tudor, 1879), alcun commedie e drammi in versi e in prosa, come Le madri galanti (1863), commedia scritta in collaborazione col Boito, Il capolavoro d'Orlando (1867), Fantasma (1870), Altri tempi! (1875), Paolo (1883), ecc.
Non privi di interesse, in margine alla poesia, i pochi scritti narrativi: le novelle Due destini (1867) e Tre storie in una (1869), e il romanzo, rimasto incompiuto Memorie del presbiterio (1881). Redattore del Figaro e collaboratore del Pungolo, il Praga vi pubblicò una serie di scritti critici non privi di interesse per chi voglia conoscere più a fondo, espresso in forma più esplicita, l'orientamento letterario del poeta-pittore.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it