(Sebenico, Dalmazia 1802 - Firenze 1874), scrittore italiano. Nato in una famiglia di origine veneta, compì i primi studi nel seminario di Spalato, e nel 1817, quindicenne, fu mandato all'Università di Padova; dal 1827 al 1832 visse a Firenze lavorando al Gabinetto Vieusseux e scrivendo su "Antologia". Furono sei anni di intenso lavoro, nei quali il sentimento di italianità e l'amore profondo per la lingua italiana si espressero nel Dizionario dei sinonimi (1830).
A causa di due scritti antiaustriaci apparsi su "Antologia", dovette andare esule in Francia, visitò la Corsica e nel 1840, quando, ottenuta l'amnistia, si era stabilito a Venezia, pubblicò Fede e bellezza, un romanzo che ha come riferimento stilistico le opere di George Sand e di Sainte-Beuve e può essere considerato uno dei primi tentativi italiani di romanzo psicologico. Nel 1847, dopo alcuni discorsi che non erano piaciuti agli austriaci, venne incarcerato; venne liberato da Daniele Manin durante i moti del 1848 e fu tra i capi del governo rivoluzionario. In seguito Venezia cadde ed egli riparò a Corfù, dove rimase fino al 1854, perdendo nell'ultimo periodo quasi totalmente la vista eppure continuando in qualche modo i suoi lavori. Fu per cinque anni a Torino, quindi ritornò a Firenze, dove trascorse gli ultimi anni di vita rifiutando gli onori che il nuovo Regno d'Italia voleva tributargli e dedicandosi alla compilazione del suo grande Dizionario della lingua italiana (1858-1879).
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