Sull’esempio
di Pasolini, dopo il 1960, proliferarono
le neo-avanguardie
impegnate in un vivace quanto confuso
sperimentalismo tendente a ricercare
nuove forme di poesia capace di
interpretare la spiritualità dell'età
post-industriale e dei computer. Dei
numerosi movimenti di neo-avanguardia,
che son giunti fino ai giorni nostri
formulando varie proposte
(poesia visiva, poesia visuale,
poesia concreta, poesia spaziale, poesia
cinetica, scrittura simbiotica, ecc.),
merita un cenno il “Gruppo
'63”, che rimase unito fino al
1970. Gli esponenti di questo Gruppo
tentarono di mettere in evidenza la “non-comunicabilità”,
il “non-senso”
delle parole nell'ambito di una società
massificata dal potere capitalistico, e
per tale motivo si impegnarono
coscientemente in un'opera di
dissolvimento del linguaggio poetico
tradizionale, nell’attesa di una
rifondazione etico-ideologica della
società capace di promuovere
l’avvento di un nuovo e più autentico
linguaggio.
Tra
i poeti del “Gruppo
'63” ricordiamo Nanni Balestrini,
Alfredo Giuliani, Angelo Guglielmi, Elio
Pagliarani, Antonio Porta e - certamente
il più interessante e giustamente il più
noto - Edoardo
Sanguineti, del quale citiamo una
lirica che facciamo seguire da un breve
commento di Mario Pazzaglia:
PURGATORIO
DE L'INFERNO, 10
questo è il gatto con gli
stivali, questa è la pace di
Barcellona
fra Carlo V e Clemente VII, è
la locomotiva, è il pesco
fiorito, è il cavalluccio
marino: ma se volti pagina,
Alessandro,
ci vedi il denaro:
questi sono i satelliti di
Giove, questa è l'autostrada
del Sole, è la lavagna
quadrettata, è il primo
volume dei Poetae
Latini Aevi Carolini, sono le
scarpe, sono le bugie, è la
scuola di Atene, è il burro,
è una cartolina che mi è
arrivata oggi dalla Finlandia,
è il muscolo massetere,
è il parto: ma se volti
foglio, Alessandro, ci vedi
il denaro:
e questo è il denaro,
e questi sono i generali con
le loro mitragliatrici, e sono
i cimiteri
con le loro tombe, e sono le
casse di risparmio con le loro
cassette
di sicurezza, e sono i libri
di storia con le loro storie:
ma se volti il foglio,
Alessandro, non ci vedi
niente.
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«Lo
scopo di questa
lirica
è
didascalico; il poeta si
improvvisa maestro del figlio
Alessandro, gli insegna i nomi delle
cose. Ma queste cose giacciono nel caos
quotidiano d’un tavolo, dal libro di
storia al burro, resto della colazione,
così come si affollano caoticamente in
un mondo alienato, e i loro nomi sono
labili, provvisori, tranne quello comune
a tutti che è “il denaro”. Le opere
dell'uomo, il suo lavoro, la sua civiltà,
la sua filosofia, il pensiero,
l’azione fanno parte del mondo
mercificato dal capitalismo. Ma a questo
punto il magistero si rovescia in
demistificazione. Ecco il denaro, i
generali che per esso fanno la guerra,
le banche, il trionfo pieno, cioè, del
capitalismo, le strutture, attraverso le
quali domina il mondo. Ebbene, dietro il
loro significato apparente, c’è in
realtà il nulla, il non-umano».
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