IL NOVECENTO ITALIANO: GIOVANNI GENTILE

 

Luigi De Bellis

 
 
  HOME PAGE
 





 

Nato a Castelvetrano (Trapani) il 29 maggio 1875, Giovanni Gentile studiò alla Scuola Normale di Pisa ed esordì giovanissimo con saggi dì storia della filosofia. Entrato in contatto con Croce, avviò con lui un intenso rapporto di collaborazione, con saggi filosofici pubblicati su «La Critica», e di amicizia; tale rapporto durò sino al 1924, allorché di fronte al fascismo le loro posizioni furono diametralmente opposte. Gentile d'altra parte era passato dagli studi di storia della filosofia all'attività teoretica (Teoria generale dello spirito come atto puro, 1916; Sistema di logica come teoria del conoscere, 1917-21) e aveva elaborato un sistema filosofico - l'attualismo - che si discostava notevolmente dall'idealismo crociano. Del regime fascista fu sostenitore e teorico: suo, anche se firmato da Mussolini, è il capitolo "Dottrina" della voce "Fascismo" nell'Enciclopedia Italiana Treccani, la cui realizzazione egli diresse dal 1925 al 1944 (facendo posto però anche ad interventi di studiosi antifascisti come Luigi Einaudi, Gaetano De Sanctis, Federico Chabod). Fu assassinato il 15 aprile 1944 a Firenze da un commando partigiano.

Manifesto degli intellettuali fascisti

Al convegno per la cultura fascista tenutosi a Bologna il 29 e 30 marzo 1925, al quale parteciparono circa 250 intellettuali, si decise di stilare un manifesto che fosse una sorta di teorizzazione del fascismo e nel contempo un appello agli uomini di cultura. La stesura venne affidata al filosofo Giovanni Gentile. I testo fu pubblicato - sottoscritto da qualche centinaio di adesioni - sui giornali il 21 aprile, giorno che il governo fascista aveva da poco dichiarato solennità civile come "natale di Roma". Il 1° maggio gli intellettuali antifascisti risposero con un manifesto redatto da Croce.

HOME PAGE 

2000 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it