In una intervista del 1963 Pasinetti rifiutava di inquadrare la sua seconda
opera nelle «polemiche sulla lingua, sul romanzo tradizionale, sul romanzo
sperimentale» dichiarando che scrivere un testo narrativo «richiede [...] una
grossa carica di esperienza, un forte impegno umano e letterario», necessari per
raggiungere «ciò che conta perché un libro riesca»: «produrre nel lettore un
misto di sorpresa e di riconoscimento».
Rosso veneziano è perciò inevitabilmente un'«autobiografia immaginaria», nella
quale la città nativa dello scrittore viene eletta a luogo simbolo delle
passioni che agitano il cuore dei suoi personaggi nell'ambito di un contesto
storico drammatico, come quello italiano all'epoca della seconda guerra
mondiale.
Il romanzo è strutturato in venti capitoli, articolati in paragrafi, nei quali
si snoda una vicenda ampia e complessa, accompagnata da numerosi episodi
secondari e intersecantisi. Il teatro principale della storia è la città di
Venezia alle soglie della seconda guerra, tra il 1938 e il 1940, come si legge
nell'introduzione. I protagonisti appartengono a due famiglie diverse e quasi
opposte per ruolo sociale e visione della vita: i Partibon e i Fassola. Paolo
Partibon è un
pittore, preoccupato solo della sua arte e incurante sia della propria
condizione economica sia del prestigio sociale. I suoi figli, Giuliano, Giorgio
ed Elena, sono più inclini a seguire le ragioni del cuore che i calcoli del
mondo. Augusto Fassola è, invece, un avvocato attento al successo e al denaro, e
preoccupato della carriera dei due figli: Massimo, destinato all'aviazione
militare, ed Enrico avviato alla carriera diplomatica sulle orme dello zio
Ermete, autorevole diplomatico a Roma. I due giovanissimi Partibon si impongono
come i protagonisti del romanzo e intorno a loro sembrano ruotare le altre
figure.
La morte della nonna di casa Partibon è l'occasione che fa incontrare nella
prima parte tutti i personaggi, mettendo in luce i rapporti che li legano.
Augusto Fassola avverte il suo cliente Paolo del dissesto finanziario, in cui
sta per precipitare, nonché delle pretese che il fratello Marco sembra avanzare
sull'eredità materna: notizie che sembrano lasciare indifferer Paolo, disposto a
pignorare la casa veneziana che invece sconvolgono sia Ersilia, sorella Paolo,
sia Giorgio ed Elena. Quest'ultima, legata senza convinzione a Enrico Fassola,
che ama quasi morbosamente, scossa dall'idea dell'imminente rovina, decide di
concedersi al suo unico grande amore, Ruggero Tava, che non resiste al suo
fascino, pur essendo un uomo sposato e pur essendosi ripromesso di lasciarla
definitivamente dopo che per causa sua, per difendere il suo onore, si era
ritrovato coinvolto, giovanissimo, in duello. Giorgio è ossessionato dall'idea
di scoprire il segreto della sua famiglia, legato alla figura dello zio Marco,
dal 1919 allontanatosi da Venezia e dai familiari, che si rifiuta no di svelare
qualcosa sul suo conto e decidono persino di non informarlo della morte della
madre.
La scena si amplia oltre i confini di Venezia Seguendo alcuni indizi, Giorgio
decide di recarsi in Germania con Enrico Fassola: egli cerca lo zio; il compagno
vede nel viaggio una tappa importante per la propria carriera e un'occasione per
dimenticare la delusione del tradimento di Elena, del quale è venuto a
conoscenza. A Berlino Giorgio trova sua cugina, Manuela, figlia di Marco, in
procinto di partire per la Francia e da lì per gli Stati Uniti, sfuggendo così
alla guerra imminente; ma da lei non ottiene le notizie sperate sullo zio e
ritorna perciò in patria, mentre Enrico, incapace di darsi ragione della perdita
dell'amata Elena, resta in Germania. Intanto in Italia anche Massimo Fassola si
innamora di una Partibon, con grande preoccupazionedel padre Augusto, che
conosce la fragilità delle giovani di quella famiglia: si tratta di Maria,
figlia di Odo Partibon che vive a Comiano, ipotetico paese delle Prealpi venete,
dove i Fassola hanno una casa e dove vivono i Partibon.
La guerra viene a sconvolgere la vita delle due famiglie. Muore Massimo: Maria,
incinta di lui, accetta la proposta generosa di un matrimonio riparatore da
parte di un suo vecchio spasimante. Augusto, pur avendo appena ricevuto un
importante incarico a Roma, sogno della sua vita, è disperato e cerca conforto
in casa di Paolo Partibon, mentre Enrico torna finalmente dalla Germania e corre
dalla sua Elena. La trova sola e affranta alla notizia della morte di Ruggero
Tava, con il quale aveva continuato la relazione. Unico evento positivo è
l'arrivo di Marco, accolto da Giorgio, che può finalmente saziare la sua sete di
conoscere e ricondurre lo zio a casa.
Il romanzo si chiude, così, con un andamento ciclico, là dove era cominciato,
nella casa veneziana dei Partibon, con tutti i personaggi riuniti dalle due
morti tremende e da un evento tanto imprevisto quanto lieto: Elena aspetta il
bambino di Ruggero e la notizia fa ritrovare il sorriso alla famiglia Partibon;
mentre i Fassola, presentati all'inizio come personaggi sicuri di sé, vacillano
sotto il peso del loro dolore.
Al suo apparire in Italia il libro, pubblicato da una piccola casa editrice, non
destò l'attenzione di pubblico e critica, mentre fu immediatamente tradotto in
Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti, dove ottenne un grande successo e
fu addirittura salutato come un lavoro «da considerarsi superiore al tanto
decantato Gattopardo». In Italia l'opera venne scoperta solo qualche anno dopo,
con l'uscita, nel 1964, di un altro romanzo dell'autore, La confusione. II
romanzo è stato apprezzato dalla critica per la suggestiva resa psicologica dei
personaggi, per la «ricerca e l'introspezione dei moventi e delle determinazioni
più oscure dell'animo umano» (Vincenzo De Tommaso), sullo sfondo di una città,
Venezia, che si fa simbolo stesso della fragilità dell'uomo e della decadenza
della civiltà occidentale.
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