Sono qui riunite poesie, per lo più inedite, scritte tra il 1959 e il 1962.
Opera prima della Rosselli, si articola in tre sezioni: «Poesie» (1959),
«Variazioni» (1960-61) e «Spazi Metrici» (1962). Le prime due vogliono
rappresentare un unico, lungo e frammentato «poema». Non a caso i componimenti
non hanno alcun titolo, quasi a sottolinearne l'intrinseca continuità, avallata,
del resto, dalla costante presenza dei due temi fondamentali - accanto a quello
autobiografico più appariscente - della nevrosi («l'alba a rintocchi cade /
sulla mia testa ammalata / il difficile umore m'assale / verde come la paura») e
del mistero («Madre da gli occhi sconvolti il / blu papale delle tue gote (tende
di Dio) / limano»).
La terza sezione, invece, è una vera e propria dichiarazione di poetica: in essa
vengono definiti i canoni "grafici" e "spazio-temporali" dell'esperimento
metrico dell'intero lavoro. La «misura» e il «modo» dei versi emergono subito
come elementi che caratterizzano una personalità ben precisa. È così che
l'autrice riesce a elaborare una poesia intrisa di umanità e, nello stesso
tempo, stilisticamente ricercata: «Come nulla posso sapere della tua fame /
precise nel volere / sono le stilizzate fontane / può ben situarsi un rovescio
d'un destino / di uomini Separati per obliquo rumore».
Cifra di questa poesia è la costante ricerca di un "rapporto con la realtà" che
si avverte diverso da quello con le simultanee espressioni letterarie: «Che
belli papaveri che sono. Spiritualizzano / l'erba, che ne sgratta i formaggi».
Nella prosa introduttiva a «Spazi Metrici» si legge: «I miei versi poetici non
poterono più scampare dall'universalità dello spazio unico i miei ritmi si
adattavano non ad un mio volere soltanto ma allo spazio già deciso. Interrompevo
il poema quando era esaurita la forza psichica e la significatività che mi
spingeva a scrivere». Sono questi i segni più appariscenti di un'ossessiva
trasposizione dell'esperienza interiore nel tracciato stilistico. La totale
trasgressione delle regole dà vita a un linguaggio che può sembrare arbitrario,
ma che, in realtà, è dotato di una ferrea logica interna, in cui l'esperimento
formale coincide con l'ispirazione che lo crea.
Nel clima sperimentale della letteratura degli anni Sessanta, la poesia di
Variazioni belliche rappresenta, secondo Giovanni Giudici, «un momento di forte
innovatività». Lo stile di Amelia Rosselli ha radici in diverse esperienze
ritmiche e linguistiche; l'autrice guarda infatti al simbolismo francese e a
Rimbaud, a Pascoli e al primo Novecento in genere, fino all'ermetismo, non
tralasciando una personale competenza musicale come compositrice ed esecutrice.
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