Luigi
De Bellis

 


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Il velocifero

 
 

 

 
 

 

 
     
     

 





Luigi Santucci



IL VELOCIFERO: Romanzo


La narrazione, divisa in capitoli, senza titolo e senza numero, è introdotta da un'epigrafe tratta dalla Genesi (7, 9) «Animali mondi e immondi, / uccelli e tutti quanti si muovono sulla terra / entrarono a coppie con Noè / nell'arca, maschi e femmine».

Renzo e Silvia vivono a Milano, con tutta la famiglia, nella grande casa in Corso Monforte. I due bambini trascorrono un'infanzia serena e protetta dal nonno, Camillo Lorini, ex garibaldino e farmacista stimato, che fa le veci del padre Emilio, un uomo dalla personalità sbiadita e sempre in viaggio per lavoro. Accanto alla figura imponente del nonno, Renzo e Silvia possono contare sulla mamma Enrica, lo zio Panfilo che aiuta il nonno in farmacia (ma preferisce il greco e il latino alle pillole e agli sciroppi), la zia Betta, sua moglie, ostetrica, la zia Linda sempre assorta nella preghiera, e la cameriera Marietta, una popolana capace di dire solo quello che pensa.
La vita dei due fratelli cambia quando Renzo diventa l'amico prediletto di Gianni Ettori, suo compagno di scuola. Gianni è un ragazzo particolare: figlio di un anziano generale, si comporta come un adulto e, nello stesso tempo, organizza giochi e scherzi straordinari, che lo fanno apparire agli occhi di Renzo un eroe.
Intanto dall'America giunge anche lo zio Romolo, emigrato molti anni prima, che, a sorpresa, porta con sé la figlia, Susy. Tra Renzo e la ragazzina nasce un tenero sentimento, che però viene bruscamente interrotto: lo zio Romolo deve tornare in America per improvvisi impegni di lavoro. Dopo la partenza di Susy, Gianni confida a Renzo che la fanciulla gli aveva dimostrato il suo amore, e questa confessione comincia a incrinare l'amicizia fra i due ragazzi: Renzo è geloso di Gianni e capisce che egli rappresenta per lui non più l'amico d'infanzia, ma un temibile rivale.
La morte del nonno segna irrimediabilmente la fine dei giorni sereni: a poca distanza di tempo, anche la nonna si ammala ed Emilio - avendo subìto un dissesto finanziario - parte per l'America. I Lorini sono costretti a vendere la casa in Corso Monforte; Renzo, Silvia e la mamma si trasferiscono nella fattoria dei nonni paterni. Qui i fratelli venivano a giocare da piccoli, affascinati soprattutto dal vecchio velocifero abbandonato nel cortile; appena saliti sulla carrozza, smettevano di essere Silvia e Renzo per trasformarsi in Daria e Crisante, i nomi dei due martiri cristiani miracolosamente scampati al leone sulla Via Salaria. Il velocifero diventava nei loro giochi l'Arca di Noè, dove potevano mettere in salvo tutta la famiglia, compresi i gatti e le bambole di Silvia; ora quel velocifero dei sogni è semidistrutto, quasi a simboleggiare la fine di un'epoca.

Anche Gianni parte per l'America e, riavvicinatosi a Susy, se ne innamora. Il loro amore è però osteggiato dal padre di lei, tanto che i due sono costretti a fuggire. Senonché, nel crollo di una miniera, lo zio Romolo muore e lascia erede di tutti i suoi beni Renzo. La cospicua eredità permette alla famiglia di riunirsi. Emilio torna a Milano e Renzo può ricomperare la casa di Corso Monforte. Anche Gianni e Susy lasciano l'America e, arrivati a Milano, si sposano. La vita sembra essere tornata serena fino a quando, una sera, Renzo scopre Gianni che tenta di sedurre la sorella, nella farmacia ora gestita dalla mamma e dallo zio. Gianni decide di andarsene, rendendosi conto del rancore che l'amico prova per lui, prima per avergli portato via Susy, e ora per aver insidiato Silvia. La lontananza di Gianni permette a Susy di riavvicinarsi a Renzo, ma quest'ultima speranza muore quando la donna scopre di aspettare un figlio dal marito. Nel frattempo Silvia decide di entrare in convento; il fratello, però, la ostacola, temendo di perdere, così, l'ultimo affetto che gli è rimasto.
Scoppia la prima guerra mondiale. Renzo, partito volontario, viene a sapere che anche Gianni è al fronte e fa di tutto per rintracciarlo: vuole dimenticare il passato, ma, proprio quando i due si incontrano, Gianni viene ucciso da un cecchino austriaco. Anche Renzo è ferito durante una battaglia, e le ultime pagine del romanzo alternano la cronaca dell'agonia del giovane con le pagine del diario che Silvia scrive in convento indirizzandole a Crisante. Renzo è sospeso tra la vita e la morte: sulla branda militare sogna di essere tra le braccia di Marietta che lo lava come quando era bambino, e tanto sfrega con il sapone che anche la mortale ferita sul petto scompare.

Il velocifero - considerato il capolavoro di Luigi Santucci - va inserito, secondo Mario Apollonio, nella tradizione lombarda «che da Manzoni o Porta discende attraverso la Scapigliatura fino al Fogazzaro». Da quella tradizione, lo scrittore ha ereditato la vocazione ad affrontare i grandi temi dell'esistenza (l'amore, la gelosia, la passione, la fede) attraverso il racconto di eventi quotidiani. La microstoria diventa una sorta di lente di ingrandimento per cogliere le infinite sfumature dell'animo umano. Scrive a questo proposito Gianfranco Contini: «Una perizia linguistica e retorica fra le meglio collaudate, un umorismo scaltro e sempre vigile si applicano a una materia tanto certa, tanto di casa da poter essere maneggiata senza dissacrazione».

 

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