Prima dell'edizione in volume, uscì a puntate, nello stesso anno, sul periodico
«La Lettura».
Nei ventinove capitoli del romanzo, distribuiti in due parti, si narra la
vicenda del conte Bruno (Brunello) Traldi di San Pietro e di Nicoletta Dossena,
una giovane di ricca famiglia borghese, rispettivamente di otto e diciotto anni.
li bambino trascorre la maggior parte del proprio tempo condividendo le alterne
fortune del padre Fabiano, giocatore incallito, separato dalla moglie, la bella
e frivola Clara Dolores, Bruno è così cresciuto, soprattutto a Parigi,
coltivando «dentro di sé una malinconia e una rabbia di ribellione, un germe di
scoramento e una volontà d'ostinazione meditata». La ragazza, invece, sente di
essere incompresa, se non «malamente amata», dalla propria famiglia, che per
ragioni di decoro sociale le ha impedito di intraprendere la carriera teatrale.
Il suo carattere inquieto si oppone all'idea di una vita «cognita, sicura,
tradizionale e crassa» da signora borghese; ella vagheggia «qualche cosa che non
sia troppo comune, troppo volgare», tanto da respingere la corte del conte
Duccio Massenti, incoraggiato invece dal cavalier Maurizio, padre di Nicoletta,
attratto dalla prospettiva del blasone. Brunello e Nicla - così la ribattezza
dal primo istante il bambino - si conoscono per caso, in riva a un lago
lombardo, dove stanno trascorrendo le vacanze in due ville confinanti; il conte
Traldi è di ritorno da Parigi, dove ha dilapidato gran parte del proprio
patrimonio. Tra la ragazza e il fanciullo sboccia immediatamente un «casto
idillio», si instaura un rapporto esclusivo, contrastato dalla famiglia di lei,
fatto di tenerezze e venato di lievi morbosità: Nicla, che per Bruno è diventata
in breve una sorella, si rende infatti conto che nel piccolo si nasconde «un
faunetto lascivo». Un giorno Bruno riceve la visita della madre e,
contemporaneamente, anche Massenti, di passaggio, si reca da Nicoletta. Nel
corso di una gita in barca sul lago, il conte le dichiara il proprio amore e
afferma di volerla sposare. La ragazza replica con un risoluto «mai!» allorché,
con l'involontario contributo dell'ignaro Bruno, scopre che Massenti è l'amante
di Clara (che ha invece affermato di non conoscere). Il bambino, che pure non ne
ha compresa la ragione, vorrebbe vendicare aspramente l'offesa a Nicla. Malgrado
la loro insistenza, la giovane tace il motivo del proprio diniego ai genitori,
poiché non intende suscitare uno scandalo attorno a Clara, dalla cui avvenenza è
rimasta affascinata.
Le figure dei genitori di Nicla sono tratteggiate con una buona dose di ironia e
appaiono piuttosto meschine e pettegole. L'incanto si interrompe bruscamente
quando, una mattina, il conte Fabiano è costretto a fuggire in carrozza sotto un
violento temporale per sfuggire a un creditore. La giovane resta profondamente
turbata dalla partenza del bambino e sente che il piccolo Amore «le aveva
piantato nel fianco una freccia di cui ella non sapeva più liberarsi, di cui
avrebbe portato il peso e il segno per tutta la vita».
Nel frattempo, Bruno, dopo un viaggio «spaventevole» e una breve malattia giunge
con il padre nella cittadina di provincia nella quale risiedono la contessa
nonna e gli zii, che tuttavia si sottraggono all'incontro. Tramite il notaio
Clemente Alemanni, Fabiano ottiene che il fratello Francesco paghi la cambiale.
Questi - che non ha figli - vorrebbe peraltro prendere Bruno sotto la propria
tutela, in cambio di una rendita annua al padre, il quale però rifiuta sdegnato,
timoroso che il fratello possa avviare il figlio alla carriera ecclesiastica (la
famiglia Traldi è «molto benevisa in Vaticano»). Al fine di ottenere altro
denaro, Fabiano è costretto così a ricorrere all'usuraio Elia Polacco. Segue uno
scambio di lettere tra Nicla e Bruno, che, con la sua incerta ortografia, le
scrive di essere sempre «maninconico» senza di lei.
A diciannove anni Nicoletta si fidanza e, poco dopo, si sposa con il trentenne
Luigi Barbano, un onesto e sensibile industriale che produce saponi e profumi
(sprezzantemente ribattezzato «il saponaio» dal deluso cavalier Maurizio). La
corrispondenza con Bruno - il quale, dopo lunghe peregrinazioni per tutta
Europa, è tornato alla vita lussuosa di Parigi - non continua a lungo; il
piccolo accoglie con un vago dispiacere la notizia del matrimonio e incarica il
suo nuovo «precettore bibliomane», Salapolli, di scrivere a Nicoletta. Bruno
cresce in «un isolamento selvatico», «tutto preso da un desiderio d'essere
diverso», in un mondo che ha «l'apparenza d'un giubilo festoso»; diventa un
ragazzo dall'animo fiero e arriva a battersi in duello con un coetaneo soltanto
per difendere l'onore della lingua italiana. Il padre, che ha ricevuto
un'eredità dal defunto fratello Francesco, diviene frattanto «sospettoso e
misantropo» fino alla follia, sicché si è costretti a rinchiuderlo in manicomio.
Bruno si trasferisce allora a Roma con la madre, sempre seguito dal fedele
Salapolli.
Dodici anni dopo il loro idillio sul lago, Bruno e Nicla si incontrano
casualmente in un caffè di Milano, dove il giovane si è stabilito da poco. Il
marito di Nicla accoglie Bruno come un fratello e permette che i due si
frequentino. Gradualmente, il sentimento di Bruno si rivela per quello che è,
cioè amore: pur ricambiandolo, Nicla è ferma nel proposito di non cedere alla
passione, all'adulterio. Incoraggiato da Salapolli, il giovane conta di
intraprendere una carriera letteraria, ma la madre gli consiglia il commercio,
dietro suggerimento di Massenti, cosicché l'ostilità nei confronti dell'antico
rivale ne esce assai rafforzata.
Giunta l'estate, Bruno accetta, dopo lunghe resistenze, di trascorrere le
vacanze sul lago con Nicoletta e Luigi; teme, infatti, di tradire la fiducia del
marito della donna amata. Nicla lo inebria di ricordi e lo conduce a rivedere i
luoghi della loro amicizia di dodici anni prima; durante una passeggiata nel
bosco, si fa promettere che, qualunque cosa accada, lui non morirà.
Approfittando di una breve assenza di Luigi, i due trascorrono una notte
d'amore. li giorno dopo Bruno si reca a Milano a salutare la madre in procinto
di partire per la villeggiatura, mentre Nicla esce con una barchetta sul lago in
tempesta e si lascia morire annegando. Clara, che ha compreso i sentimenti del
figlio, gli ingiunge di partire con lei. Egli obbedisce, sia pure a malincuore,
ma un telegramma gli annuncia la morte dell'amata: «La sua bocca si aperse a un
grido rauco, che somigliava all'urlo d'una belva ferita a morte; e battendo
l'aria con le braccia, Brunello Traldi precipitò al suolo, di schianto». Segue
un lungo periodo di profonda malinconia, che il giovane trascorre scrivendo:
diciotto mesi dopo pubblica il suo «poema di sconfinata angoscia», ricco di
«pagine stupende per verità e per colore». Attorno al libro si solleva «un
fracasso insostenibile»; tra i suoi avversari figura il solito Massenti. Bruno
trova infine la forza di sopravvivere soltanto nella promessa fatta a Nicla e
nella sua cara memoria: «Fuggiva quanto era possibile il mondo. La sua vita
oscillava tra la tomba dei vivi in cui suo padre vegetava ancora, e la tomba
battuta dal vento e dalla neve e dalla pioggia e lambita dal sole, in cui era
stata composta la salma di Nicla. Andava spesso a trovarla, e la raccomandava
amorosamente al guardiano perché nulla le mancasse intorno. Chiedeva a quella
memoria la forza di vivere, come aveva giurato». Assorto dinanzi alla «candida
tomba», gli capita spesso di sussurrare il ritornello che «il vecchio maestro
cantava a lui bambino» e che è lo stesso del celebre Davanti San Guido di
Carducci: «Tu dormi alle mie grida disperate - E il gallo canta e non ti vuoi
svegliare».
Espressione di «un realismo di sensazioni rapide, colorite e banali» (Renato
Serra), La freccia nel fianco è un tipico prodotto della narrativa di consumo
del primo Novecento, con evidenti influssi dannunziani. Zuccoli mostra di saper
combinare, da "bravo artigiano", i meccanismi narrativi con un soffuso lirismo,
che si enfatizza laddove la psicologia dei due protagonisti reagisce a contatto
con il paesaggio naturale. Certe morbidezze sentimentali, suffragate da un
preciso gusto figurativo, rendono peraltro più che mai esplicito il carattere
spiccatamente liberty del testo.
Il successo fu eccezionale: fino alla morte dell'autore, il romanzo venne
ristampato praticamente ogni anno.
Nel 1945 Alberto Lattuada ne diresse la riduzione cinematografica, con Mariella
Lotti, Lconardo Cortese, Roldano Lupi e Paola Borboni; tra gli sceneggiatori
figurano i nomi illustri di Ennio Flaiano, Cesare Zavattini e Alberto Moravia.
Uno sceneggiato televisivo andò in onda nel 1983, con la regia di Giovanni Fago;
fra gli interpreti, Laurent Terzieff, Anne Canovas, Eros Pagni e Rada Rassimov.
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