Madame
De Stael
Staël-Holstein
(Anne-Louise-Germaine Necker, baronessa
di), detta Madame de Staël, scrittrice
francese (Parigi 1766- 1817). Figlia del
banchiere ginevrino Jacques Necker, che
fu per qualche tempo ministro delle
finanze di Luigi XVI, sposa per
convenienza dal 1786 del barone di
Staël-Holstein, ambasciatore di Svezia
a Parigi, cominciò assai presto a
vivere nel mondo dei salotti, della
letteratura e della politica. Subì
fortemente l’influenza del padre, per
il quale nutriva un autentico culto. Nel
salotto della madre Suzanne Curchod
(svizzera protestante del cantone di
Vaud) aveva conosciuto tutte le
celebrità del tempo: Marmontel, d’Alembert,
Buffon, Bernardin de Saint-Pierre,
Diderot, Raynal, Thomas, e fatto suo
l’uso della conversazione e
l’esercizio della letteratura. Nel
1788 pubblicò anonima la sua prima
opera, Lettere sul carattere e gli
scritti di Jean-Jacques Rousseau, che
destò viva curiosità. Travolta dagli
avvenimenti politici e dall’esilio
paterno a Coppet, presso Ginevra (1790),
pubblicò scritti di attualità e di
circostanza, adoperandosi per far avere
al suo amico Louis de Narbonne-Lara il
ministero della guerra (1791-1792). In
questo periodo, e successivamente in
vari altri, il suo salotto in rue du Bac
fu uno dei più brillanti ed eterogenei
di Parigi, così come Coppet divenne poi
grazie a lei centro culturale di
prim’ordine. Alla caduta della
monarchia abbandonò Parigi per Coppet,
dove soggiornò, con l’interruzione di
un viaggio in Inghilterra, sino al 1795.
Risale al 1794 il suo incontro con
Benjamin Constant, da cui ebbero origine
una tempestosa passione reciproca e una
stimolante collaborazione di idee; era
praticamente finito il matrimonio col
barone de Staël, che morì poi nel
1802. Germaine trascorse tutto il 1796 a
Coppet, e qui fu concepita la sua prima
grande opera, Dell’influenza delle
passioni sulla felicità degli individui
e delle nazioni. Nel 1797 tornò a
Parigi. L’ascesa di Napoleone trovò
in lei, inizialmente, entusiastici
consensi. Ma il primo console diffidava
di una donna geniale e, secondo lui,
intrigante; i loro scontri, iniziati in
questo periodo, durarono sino alla fine
dell’Impero. La Staël e Constant
organizzarono l’opposizione
intellettuale al regime, e la pagarono
con l’esilio. Nel 1800 uscì
l’importante saggio Della letteratura
considerata nei suoi rapporti con le
istituzioni sociali, in cui la Staël,
sviluppando alcune premesse di
Montesquieu, stabiliva lo stretto nesso
fra civiltà, clima e letteratura, il
principio della perfettibilità umana
applicabile alle lettere e alle arti, e
infine la distinzione, ricca di
conseguenze, tra letterature del Nord e
letterature del Sud. Motivi certamente
autobiografici ispirarono Delfina(1802),
romanzo epistolare a tesi sulla
condizione femminile, e successivamente
in Italia Corinna o l’Italia (1807),
scritta dopo il primo viaggio: ambedue i
romanzi, che oggi vengono giudicati poco
vitali, ebbero un successo enorme. Nel
1800 la Staël aveva ricevuto
l’ingiunzione di allontanarsi, se pure
di poco, da Parigi, seguita nel 1803
dall’ordine di tenersene distante
almeno quaranta leghe. Fissò allora
definitivamente la sua residenza a
Coppet, circondandosi di personalità di
grande rilievo, A. W. Schlegel, Sismondi,
Fauriel.
Ma numerosi viaggi
l’occuparono nel frattempo: in
Germania, dove conobbe Goethe, Schiller
e Wieland, e dove la raggiunse la
notizia della morte del padre, in
memoria del quale compose l’elogio Del
carattere del signor Necker e della sua
vita privata; in Italia, poi ancora in
Germania (1808) per preparare il libro
che doveva rivelare ai Francesi la
civiltà germanica: Della Germania
(1810), autentico "manifesto"
romantico e manuale di cosmopolitismo.
Stabilitasi presso Blois per rivedere le
bozze del libro, fu ancora una volta
condannata all’esilio, mentre tutto il
materiale dell’opera, giudicata da
Napoleone non abbastanza francese e
pericolosa per la sua politica, veniva
distrutto. Di ritorno a Coppet, la
Staël si unì con un giovane ufficiale
ginevrino, Albert de Rocca, che sposò
più tardi nel 1811; da questa relazione
nacque nel 1812 il suo quinto figlio
(una bambina era morta a pochi mesi, due
maschi erano nati dalla sua unione con
Narbonne-Lara e una figlia da Benjamin
Constant). Viaggiò quindi in Austria,
Russia, Svezia, Inghilterra (dove
incontrò il futuro Luigi XVIII),
dappertutto cospirando contro Napoleone.
Di passaggio in Italia, pubblicò sulla
Biblioteca italiana di Milano (gennaio
1816) il famoso articolo Sull’utilità
delle traduzioni, che inaugurò la
violenta polemica da cui ebbe
ufficialmente inizio il Romanticismo
italiano. Alla Restaurazione, che del
resto la deluse, si trasferì finalmente
a Parigi. La morte le impedì di
pubblicare altre due opere, edite dai
figli: Considerazioni sui principali
avvenimenti della Rivoluzione francese
(1818) e Dieci anni di esilio (1821), a
cui gli storici moderni attribuiscono
notevole importanza.
Thibaudet definì la
Staël "un principio della
coscienza europea in via di
trasformazione"; e gli storici
della letteratura le hanno concordemente
riconosciuto un posto di grande rilievo
nel movimento culturale e ideologico del
suo tempo, pur giudicando noiose quasi
tutte le sue opere. Alcune opere minori
tuttavia sono state riscoperte negli
ultimi anni, ed è stata notata
l’efficacia della sua inesauribile
Corrispondenza. Uscita dall’ambiente
dei salotti letterari e mondani, Madame
de Staël non volle emergere grazie al
suo spirito, come era prerogativa delle
donne più intelligenti dell’epoca, ma
con il suo genio, la passione,
l’azione. La sua influenza si estese,
in ogni campo, nella polemica e nella
letteratura romantica, almeno sino al
1840.
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