Spinazzola, nel suo Il libro di tutti, limita
l’apertura democratica del romanzo: "Manzoni propone ai suoi lettori
un’opera che dichiara d’essere stata concepita come "libro per
tutti": una rappresentazione umana in cui ciascuno possa
riconoscersi […] Ma gli interlocutori elettivi del romanzo si
configurano non tanto come l’universalità di un pubblico laico,
quanto come una ecumenicità di lettori che tutti nutrano una
disposizione di fede...". Ma De Sanctis aveva dato già una risposta
esauriente a questo problema: "Lo spirito cristiano, purificato
d’ogni esagerazione [direi, modernamente, privo di ogni
‘integralismo’ [...] è qui avvicinato possibilmente a un puro
umanesimo etico e artistico, quale possono concepirlo e ammetterlo
anche quelli che lo guardano e lo spiegano attraverso la scienza. E’
lo spirito religioso nel suo senso più elevato e generale... e quale
una vista puramente umana potrebbe concepirlo in tutte le forme.
"Sull’argomento dell’orizzonte di pubblico cui l’autore si rivolge,
in ideale discussione con Spinazzola, De Sanctis aveva già scritto:
"Ora, la religiosità del nostro poeta è questa, che mentre vive tra
i più cari e nobili ideali della vita e te li pone innanzi e vuole
trascinarti appresso a quelli, egli si immedesima col pubblico, e
riflette le sue impressioni, il suo buon senso, e facendo lui un po’
di ironia, previene la tua ...il che spiega la grande popolarità di
questo libro."
|