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RIASSUNTO CAPITOLO 18
Questo capitolo, in cui non compare alcun
personaggio d'invenzione, si riallaccia
direttamente agli eventi storici narrati
dall'undicesimo al sedicesimo.
Dopo il tumulto di san Martino ed un illusorio ed
effimero periodo di abbondanza, la carestia è
andata aumentando e il governo si conferma
incapace di prendere opportuni provvedimenti.
Le citazioni dalle «gride»,
che si susseguono fitte, paradossalmente
dimostrano l'inefficienza di un'amministrazione
capace solo di minacciare pene a proprio arbitrio.
Segue la «copia di quel ritratto doloroso» delle
sofferenze causate ai vari gruppi sociali.
I mendicanti aumentano, rallenta o cessa ogni
attività lavorativa. La gente comincia a morire
d'inedia per le strade. Poco può l'azione di
carità promossa dal cardinale. Così passano
l'inverno e la primavera del 1629. Contro il
parere della Sanità il tribunale di provvisione
decide di radunare tutti gli accattoni, malati e
sani, nel lazzaretto: la mortalità cresce
spaventosamente per le precarie condizioni
igieniche e la scarsità d'acqua e di cibo. Il
tribunale è quindi costretto ad annullare il
provvedimento.
Con il nuovo raccolto cessa finalmente la
carestia, anche se la mortalità si prolunga fin
nell'autunno.
Cambia il governatore di Milano che si allontana
dalla capitale fra spontanee manifestazioni di
ostilità dei cittadini: «La
moltitudine, che le guardie avevan tentano invano
di respingere, precedeva, circondava, seguiva le
carrozze, gridando: - la va via la carestia, va
via il sangue de' poveri, - e peggio.
Quando furori vicini alla porta, cominciarono
anche a tirar sassi, mattoni, torsoli, bucce
d'ogni sorte, la munizione solita in somma di
quelle spedizioni: una parte corse sulle mura, e
di là fecero un'ultima scarica sulle carrozze che
uscivano».
Si profila un nuovo terribile flagello:
l'imperatore fa scendere in Italia, per prendere
possesso di Mantova, un esercito, composto di
soldati di ventura, usi al saccheggio (il Manzoni
esprime un giudizio molto severo sulle milizie
mercenarie). Ventottomila fanti e settemila
cavalieri, scendono dalla Valtellina, lungo il
corso dell'Adda, dilagano a ondate successive per
venti giorni, attraverso i paesi della nostra
storia.
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