5° Divisione CC.NN. "1°Febbraio" "Col cuore e col ferro alla meta" |
La 5° Divisione Camicie Nere dal nome
augurale "1° Febbraio", data della fondazione della Milizia, fu mobilitata il
15 luglio 1935-XIII al comando di S.E. il Luogotenente Generale Attilio
Teruzzi, Capo di
Stato Maggiore della Milizia; Vice Comandante il Colonnello Brigadiere Benvenuto
Gioda.
La "1° Febbraio" venne costituita dalle Legioni :
107°, comandata dal Console Alessandro
Lusana,
128°, comandata dal Console Italo
Romegialli,
142°, comandata dal Console Arduino
Sebastianelli,
dal Battaglione Misto, dal Battaglione Complementi, dallAutoreparto Misto, dal
Battaglione Mitraglieri, dal Gruppo Cannoni 65/17 e dai Servizi.
La Divisione si concentrò nella terra di Lavoro, tra Caserta, Maddaloni, Arpaia,
Cervinara, S.Martino Valle Caudina, dove si svolsero le prime esercitazioni tattiche che
si conclusero nel beneventano.
Nei primi di novembre tutta la Divisione si imbarcò a Napoli, a scaglioni e per la fine
del mese si raccolse a Decamerè.
Il 6 dicembre, iniziata la marcia di trasferimento verso Adì Cajéh, la "1°
Febbraio" veniva improvvisamente autotrasportata al Monte Fundinai, da dove
proseguiva per via ordinaria prendendo posizione nella valle dellObel tra Mai Aini e
la sua confluenza col Mareb. La nuova zona presentava eccezionali difficoltà di movimento
data la configurazione del terreno; i reparti dovettero sopportare disagiate condizioni
sanitarie per la presenza della malaria e per la vicinanza del bassopiano occidentale con
una altimetria variabile fra i 1100 e i 1500 metri.
I successivi spostamenti in questa zona coincisero con la costruzione della camionabile
creata dai Legionari di S.E. Teruzzi, i quali lavorarono ad una temperatura che raggiunse
i 44 gradi allombra. Il 24 febbraio 1936-XIV la Divisione ricevette lordine di
accamparsi al Mareb, confluenza col torrente Rubà-Uolcait, a quota 1086, per preparare un
nuovo sbalzo.
Il 26 mattina i reparti iniziarono la scalata delle pendici del torrente Agais per
investire la regione di Enda Mariam, dove giunsero il 27 attraversando montagne asprissime
e prive quasi completamente di acqua.
Il mattino del 28 continuò lavanzata dellAdì Abò, raggiungendo il torrente
Mai-Tzadà. A questo punto le sofferenze per la sete divennero atroci, poiché nella tappa
precedente si era trovata scarsissima acqua di pozzo, insufficiente per tutti; il torrente
Mai-Tzadà non aveva che un piccolo filone sotterraneo e alcune malsane pozze di
affioramento. Tuttavia il 29 mattina fu ripresa lavanzata attraverso terreno
collinoso e arido, fra incendi che assumevano proporzioni allarmanti e soltanto a sera
inoltrata i reparti raggiunsero Az-Nebrid.
Durante questa giornata di marcia il rifornimento viveri fu effettuato dagli aerei.
Il 1° marzo fu raggiunto Az-Darò e poi attraverso lo Scirè, la Divisione pervenne a
Selaclacà.
Verso la fine del mese di aprile la "1° Febbraio" ebbe lordine di
sostituire nella regione del Semine, la Divisione "Gavinana"; il movimento a
scaglioni successivi, iniziato il 25 aprile, terminò il 10 maggio-
Il nuovo compito affidato alla Divisione, il cui comando fu allora assunto dal
Luogotenente Generale Vittorio Vernè, era quello di pacificare, presidiare e civilizzare
la impervia regione; perciò le ricognizioni in armi si alternarono con lopera del
piccone per lapertura di una strada camionabile di circa 100 Km. che dal Tacazzè
conducesse fino alle falde della barriera montuosa e trasformasse poi fino a Dabat il
sentiero svolgentesi su paurosi strapiombi, in una comoda e sicura mulattiera.
La forza morale delle Camicie Nere si manifestò durante la stagione delle grandi pioggie
con la lotta ostinata e titanica contro gli elementi che minacciavano di travolgere, sotto
fiumane di fango e di detriti, il lavoro iniziale.
I torrenti dovettero essere imbrigliati; si gettarono ponti e passerelle ardite, si
costruirono difese contro le frane, si deviarono le acque minacciose, si lavorò
tenacemente ovunque.
Tutto questo lavoro fu compiuto in condizioni difficilissime per la scarsità dei mezzi
tecnici adeguati allimpresa e per la mancanza di ricoveri adatti; ma prima del
termine delle pioggie la strada era compiuta.
I Legionari portano scritto sui caschi :
"Duce, ascolta: vogliamo essere i primi anche questaltra volta".
E primi sono stati nello scalare le più alte vette del Monte Ras Dascian, il più elevato
massiccio dellEtipoia, la sola montagna abissina ove la neve è eterna.
Un gruppo di Ufficiali e di Legionari della 128° Legione Alpina hanno scalato tutte le
vette del massiccio, portandosi fino a 4680 metri ed issando sulla cima più alta il
Tricolore.
La colonna era guidata dal Console Italo Romegialli: partita da Adi Arcai il 6 novembre,
dopo quattro giorni di marcia arditissima, raggiunse il Passo dAscià a 4200 metri,
ove fu stabilito il bivacco ed il punto di partenza per la scalata alle vette più alte.
La "1° Febbraio" è particolarmente fiera della Medaglia dOro decretata
alla memoria del Capo Manipolo Conte Emanuele Leonardi di Villacortese, aristocrazia del
sangue e del valore.