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a cura di Ilaria Benassi:

"Da ponte Sisto all'Isola Tiberina si stende un pezzo di Tevere paesano: a sinistra il ghetto che si mette a cantare improvvisamente a gola spiegata (...), a destra la foresta materna di Trastevere. Di qua gli orizzonti sono occupati dagli spazi del Mattatoio, dei Mercati Generali e, in fondo, del San Paolo,domenicale e tirrenico (...) fin che si arriva al ponte bianco, area di costruzione, spalmata di croste e disgustoso ciarpame fuori uso; è di là che giungono, nei lungoteveri civili gli odori più stupendamente afrodisiaci: gli odori che tentano di arrendersi al vizio fino al sacrificio della vita (...)"

P.P.Pasolini, Alì dagli occhi azzurri, ed. Garzanti, Milano, 1965, pag.5

 

I LUOGHI DEL POSSIBILE: I BORDI

Territori liminari, luoghi della dimenticanza, i vuoti della città raccontano le pause di un disegno della continuità. Interstizi, spazi 'tra', residui: snodi infrastrutturali, aree di frangia dei grandi quartieri urbani, fronti d'acqua abbandonati, ex aree industriali in disuso. A questi luoghi privi di memoria ed identità abbiamo atrribuito un valore negativo di zona irrisolta all'interno della continuità cittadina. I bordi sono luoghi del possibile, dell'incontro fertile delle complessità metropolitane: aree in cui le ombre della città si uniscono, si intrecciano e mutano. Silenti invitano a superare il modello della città-elenco verso un modello più flessibile, fluido, in cui la discontinuità, la differenza e la dispersione acquistino nuove valenze positive.

 

IDENTITA' DIMENTICATA

Muto fluisce e sembra non accorgersi della complessità metropolitana che scorre sopra. Identità urbana è nascosta nella nostra memoria, togliendoci i suoi odori e i suoi rumori. Forte riferimento nella geografia della città, è, insieme, un luogo scomparso, chiuso all'incontro e allo scambio: un'area messa da parte, quasi dimenticata; luogo dell'oblio, luogo dell'attraversamento e non della permanenza rinuncia al dialogo e alla trasmissione.

"L'acqua del Tevere non assorbe la luce delle migliaia di fanali che da Ponte Milvio si sgranano fino a San Paolo: acqua e luci sono divisi da un leggero strato di freddo"

P.P.Pasolini, Alì dagli occhi azzurri, ed.Garzanti, Milano, 1965, pag.5

 

IPERTESTO DELLA CITTA'

La complessità non è nelle forme ma nei flussi di energia. Attraversamenti, spostamenti e prossimità, velocità, nomadismo, simultaneità della comunicazione: lo spazio virtuale della città contemporanea. Spazi interattivi, luoghi dell'incontro, unione degli opposti, dove tutto esiste me nulla è. Né costruito né verde, solo spazi elettronici capaci di modificare le nostre relazioni con la città, la sua natura intrinseca e non le sue forme; uguali a se stesse mutano il loro valore nella convergenza tra spazi materiali e spazi immateriali il punto di unione origina nuove formementali di uso, nuovi territori della complessità.

 

IL NUOVO WATERFRONT

"I waterfront della città contemporaneasono paesaggi (..) di intensa luminosità: formti dai riflessi dei mega schermi, dalle insegne, dalle luci accese negli uffici dei grattacieli, dalle facciate in vetro che riflettono la chiara notte"

M.Memo, Liquide soglie, in Gomorra, n2, giugno 1998, ed. Costa&Nolan, pag.29

Il progetto nasce dall'esigenza di restituire il fiume alla città attraverso un'analisi critica del sistema degli argini tradizionali che sono la fonte primaria del distacco della città dall'acqua. Il bordo diventa così lo spazio del dialogo, diventa un waterfront che abbatte recinti e limiti, contamina gli oggetti del paesaggio circostante e da esso viene contaminato. Il progetto di sistemazione delle rive tocca frammenti di aree industriali, ingloba parte della città circostante, si incunea nel terreno e nella vegetazione, scava e si allunga fino a toccare l'acqua, lavora su più livelli moltiplicando la quota degli argini: si presenta come un ipertesto metropolitano.

 

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