f*
Mr Molto.Saggio, ho letto questa settimana la sua pubblicazione su Ghery
per l'Universale di Architettura.
Effettivamente l'opera di Ghery ha grande forza espressiva
(architettura-scultura); e certamente si possano cogliere certe analogie tra opere come il Guggheneim di Bilbao e "Forme
uniche nella continuità dello spazio". Ma esiste una sottile differenza.
Lo spazio di Boccioni è uno spazio denso. E' materia viscosa, di cui ogni singolo atomo si tiene all'altro saldamente e mai si frammenta o si confonde con altri
corpi ed altre sostanze. Tuttavia ciò non impedisce a due corpi di incontrarsi e relazionarsi resistendosi, sfiorandosi, penetrandosi,
mettendo sempre in scena una lotta. E' tutto un misurare la forza e il potere reciproci, affondando o ritirandosi, come in qualsiasi
confronto. Tale sostanza ha, dunque, personalità e manifesta volontà e desiderio nel movimento. Ma un corpo che si muove incontra sempre la resistenza del
corpo-atmosfera, giacchè questa stessa è considerata come un'entità materiale: il dibattimento sconvolge le forme, mai la
loro individualità e unità costituzionale. Sono, infatti, "formE uniche nella CONTINUITA' dello
spazio". E quest'ultimo é, dunque, la somma sintetica e interattiva di due entità in continuo movimento.
Per ciò che riguarda il Guggheneim, è indubbio che anche qui il movimento sia determinante, ma in un modo differente. Come premessa vorrei dire li come un qualsiasi altro materiale, tanto più se economico e in grande disponibilità.
Ma tornando al Guggheneim, vorrei proporre un altro parallelo,
sempre con uno scultore, ma questa volta americano: Alexander Calder. A
differenza dei lavori di Boccioni, gli elementi costituenti le strutture di Calder sono sempre e comunque superfici, a volte variamente piegate (specie negli "stabiles"), altre
addirittura bidimensionali. Ed il valore spaziale si coglie nel movimento della struttura: i piani, le superfici formano un volume virtuale, che è quello dell'area del movimento. Non più, dunque, la massa, per quanto stravolta dal movimento;
pesante, per quanto dinamica; fatta di bronzo. Ma piuttosto lamiera sottile, per quanto deformata fino ad essere richiusa su se stessa; leggera, da sembrare piegata con le dita; a sezionare come lame l'ambiente. Lo spazio è riempito, piuttosto che pieno, di movimento, ed è definito dall'andamento
delle superfici. Tutto è estremamente light, nel duplice significato di leggerezza/trasparenza. E, con
questo, rimando ad un'opera di un altro artista americano, Bill Viola, chiamata "The veiling": consiste in una successione di
schermi verticali paralleli di materiale traslucido, sui quali sono proiettate le immagini di due corpi. Queste ultime
si tramutano in successive visioni (una per ogni schermo) di dimensioni diverse.
E' figura senza peso, è un corpo sottile, è anima luccicante.