Pancalé e ricòrd an lenga piemontèisa

Autor Luciano Cerato

Pancalé - Turin - Piemont

Grafìa piemontèisa


 

Il valore della maggior parte dei segni è quello che essi hanno in italiano.

Si noti tuttavia quanto segue:

 

e

senza accento, si pronuncia di regola aperta in sillaba chiusa (mercà) e chiusa in sillaba aperta (pera), ma vi sono alcune eccezioni: é simile alla e chiusa italiana, ma più aperta (caté, lassé); è simile alla e aperta italiana, ma più aperta (cafè, përchè).

ë

detta semimuta, simile a quella francese di le (fërté, viëtta), detta anche, “tersa vocal piemontèisa”.

eu

simile al francese eu (cheuse, reusa).

o

simile alla u italiana (conté, mon).

ò

simile alla o aperta italiana, in piemontese è sempre tonica (còla, fòrt).

u

simile al francese u o tedesco ü (bur, muraja).

ua

dopo q (e in pochi casi isolati) vale ua di quando (quand, qual).

ùa

si pronuncia bisillabo üa  (crùa, lesùa).

j

simile alla i iniziale di ieri e alla i di mai (braje, cavej); nella grafia piemontese, tuttavia, la j ha talora solo valore etimologico e si trova di solito in corrispondenza con un gl italiano (es. fija = it. figlia).

n-

velare o faucale, senza corrispondente preciso in italiano, ma simile alla n di fango

         (lun-a, sman-a).

s

 iniziale di parola o postconsonantica suona s sorda (supa, batse), tra vocali e finale di parola è sempre sonora (lese, vos).

ss

si usa tra vocali e finale di parola per indicare la s sorda (lassé, poss).

s-c

esprime il suono distinto di s e c (s-cet, s-cianché).

z

si usa solo in posizione iniziale o postconsonantica per indicare la s sonora (zanziva, monze).

v

 in posizione finale di parola si pronuncia simile alla u di paura (ativ “attivo”, luv “lupo”), e così avviene anche nel corpo di una parola quando non corrisponda ad una v italiana (gavte, luva “lupa”); negli altri casi ha il suono della v italiana (lavé, savèj).

 

 

(Rifer.: Camillo Brero. Gramàtica piemontèisa, Vª Edission, A l’Ansëgna dij Brandé,

Editor Mario Gros, Turin 1987)