Introduzione
Pianificazione
Carte topografiche
Scelta della bici
Portapacchi
Borse anteriori
Borse posteriori
Borsa sul manubrio
Ciclocomputer
Borraccia
Fornello
Ricambi
Attrezzi
Vestiario
Altro equipaggiamento
Peso
Pioggia
Suggerimenti vari
Qualche foto
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In questa pagina ho riportato gli accorgimenti e i consigli per l'organizzazione e la gestione di un raid in mountain-bike derivanti dalla mia personale esperienza nelle Dolomiti, in Norvegia, in Germania, in Polonia, in Austria e in Islanda. Con il termine raid intendo un giro di parecchi giorni, usando come mezzo di trasporto quasi esclusivo la MTB, senza altri mezzi al seguito e operando in modo autosufficiente per l'alloggio (tenda + saccoletto). Si tratta, dopo tutto, di un tipo particolare di cicloturismo e parecchi sono i punti in comune con esso, ma in questo caso i percorsi e i luoghi richiedono la MTB e un insieme di altri accorgimenti specifici per avventure del genere. Nel mio caso, come descritto sopra, mi riferisco ad esperienze non esasperate effettuate nel nord-europa e quindi con climi abbastanza freddi. Penso però che queste note possano fornire qualche spunto utile anche a chi organizza viaggi in luoghi e con climi diversi, con stili più "duri"così come più "rilassati".
Il mondo si divide in due: quelli che organizzano tutto in anticipo meticolosamente istante per istante con un programma scritto e quelli che amano andare alla ventura, dove il vento li trasporterà. Scherzi a parte, ritengo che ogni metodo organizzativo vada bene, purché si sia consci di ciò che si rischia, altrimenti è facile avere grosse delusioni o peggio.
Un primo concetto da ricordare è che procedendo in mountain-bike bisogna contare solo sulle proprie forze, che sono ovviamente limitate. Non solo, ma mentre a piedi qualunque strada o sentiero va bene, in mountain bike, soprattutto in salita e ancor più se si è carichi, molti sentieri, soprattutto quelli più ripidi e sconnessi non sono praticabili e se la pendenza può essere desunta da una buona cartina, il tipo di terreno no. Quindi un minimo di programmazione, almeno giornaliera, del tragitto, è altamente consigliabile; tanto più quanto più le alternative sono poche: in una piatta campagna sarà comunque facile trovare una strada adatta, ma tra le valli della Val d'Aosta o in Islanda la situazione sarà un po' diversa. Se avete l'equipaggiamento per campeggio sarete ovviamente molto liberi e tranquilli, qualunque posto, dopo tutto, può andare bene per fermarsi (in una situazione critica, giunto il buio pesto, ho dovuto montare la tenda sull'asfalto di una strada secondaria e, ovviamente, pioveva!).
Se siete abituati a programmare i vostri giri tenete presente che, rispetto al cicloturismo, sono molti i fattori che possono drasticamente cambiare la vostra percorrenza giornaliera: vento, dislivello, terreno, tempo atmosferico, caldo o freddo eccessivi, guasti meccanici etc. e anche con la migliore carta e una grande abilità, il massimo che si può fare è capire la pendenza a grandi linee e se il terreno è sterrato o asfalto, strada o sentiero. Ma chi va in MTB sa bene che c'è sterrato e sterrato; la migliore strada sterrata (vedi la prima foto in Polonia) può diventare un fiume di fango colloso, una strada sterrata compatta (vedi foto Islanda sotto) permette di tenere medie simili all'asfalto, ma ghiaia, fango, terra, pietre molto smosse e anche erba (non sottovalutate un prato!) possono dimezzare nettamente la velocità o costringervi a spingere la bici (velocità 2-3 km/h). Attenti anche al vento: in Islanda con vento a favore facevamo 25 km all'ora di media, per cui i nostri 100 km di tappa li facevamo in mezza giornata. Ma con vento contrario la nostra media calava a 12,5 km all'ora, che significava pedalare tutto il giorno per fare lo stesso tragitto. Fondamentale è anche imparare a stimare bene le proprie forze e la propria velocità media su ogni terreno. Tutto ciò per dire di non essere troppo vincolati al vostro programma e di evitare tappe troppo "tirate" o programmi troppo "stretti" quando si procede in sterrato.
Insisto sempre nel ricordare che molti aspetti della pianificazione dipendono dal vostro carattere e fisico; tanto più siete robusti, adattabili, flessibili di mente, pronti a tutto, tanto più ogni carenza di organizzazione sarà sopportata meglio. Ma, sia ben chiaro, per chi ama andare dove lo porta il vento: potreste passare ad un km da un posto splendido senza vederlo perché non avete voluto leggere la guida locale oppure potreste passare due giorni su strade noiose quando potevate fare una scorciatoia molto più appassionante. Quindi il mio consiglio è: studiate e conoscete bene la zona, dopo sarete liberi di organizzare o meno, ma con consapevolezza, non con ignoranza. Un ultimo suggerimento: tenetevi delle alternative in caso di pioggia, imprevisti o semplicemente di cambi di umore.
Riferendoci sempre a veri raid su sterrato, si può dire che le carte topografiche siano molto importanti. Come accennato sopra permettono di stabilire a grandi linee le tappe che vorrete fare e soprattutto a non perdervi, problema che i cicloturisti non hanno. L'ideale per andare in bici sono carte 1:50.000. Su queste un cm equivale a 500 metri il che vi permette di capire bene con è fatta la strada e il fondo. Certamente le cartine 1:25.000 sono più dettagliate, ma se mantenete buone medie e fare un giro lungo dovrete portarvene una decina (1 cartina larga 1 metro equivale solo a 25 km!), il che è scomodo. Alcune cartine sono fatte per chi va in bici, ma raramente per le mountain bike, spesso per i cicloturisti. Meglio allora le cartine per escursionisti a piedi, ma ricordate che i loro sentieri spesso non sono praticabili dalle bici, quindi attenti bene alla legenda. Nella mia esperienza è inoltre triste ma giusto dire che spesso le carte Compass si sono rivelate molto poco precise addirittura al punto da farci sbagliare completamente strada (nel contempo sono spesso le uniche disponibili e chiare per gli escursionisti). Attenti quindi a confrontare sempre con elementi visibili del terreno senza fidarvi troppo ciecamente delle carte. Un ultimo aspetto è la presenza e la distanza delle linee di livello. In montagna non contano i chilometri, conta il dislivello che pote apprezzare solo contando le linee di livello. Talvolta sono molto "dense" ma in alcuni casi sono quasi invisibili.
E da ultimo, ancora una volta, un po' di sana umiltà: chiedete alla gente del posto e agli altri biker o escursionisti. Chi vive in un posto o ha appena percorso la strada che dovrete fare voi vi può dare informazioni molto preziose: scorciatoie, modifiche alla strada o al sentiero non riportate sulle carte, situazione del terreno (allagato, fangoso etc.), bellezza del paesaggio, punti di ristoro, luoghi economici dove dormire, "ristorantini tipici" etc. etc. tutte informazioni che spesso neanche le guide più dettaglaite possono riportare.
La bici, l'abbiamo detto, deve essere una MTB, perché i raid che qui considero si svolgono su terreni in buona parte sterrati e impervi. Però i criteri di scelta della bici, in questo caso, cambiano leggermente. La MTB deve essere prima di tutto affidabile, perché è il nostro mezzo di spostamento oltre che di divertimento e un guasto può rovinare un'intera vacanza, quando non mettere addirittura a repentaglio la sicurezza. Meglio quindi un chilo in più, ma un componente più robusto e duraturo. E' bene quindi scegliere una MTB molto affidabile di livello medio-alto, ma senza esagerare (certe soluzioni troppo raffinate sono poco affidabili), preferibilmente con forcella ammortizzata anteriore che perdoni gli errori di guida ma senza sospensione posteriore che, con borse e portapacchi, costituisce talvolta più un problema che un vantaggio. L'ideale inoltre è che il telaio abbia gli attacchi per il portapacchi, elementi sempre più rari sulle bici di alto livello, altrimenti il sistema di fissaggio del portapacchi oltre che più complesso deve essere realizzato veramente a regola d'arte e risulta sempre il tallone d'Achille dell'intera bici. I raggi devono essere spessi 2 mm almeno e i pneumatici tassellati e robusti. Sconsiglio l'uso dei semi-slick, oggi di gran moda, perché su fango, terreno molto accidentato e discese veloci offrono meno affidabilità e tenuta e con 20 kg di carico ciò non è accettabile. Meglio, sempre per lo stesso motivo, coperture da 2,0 o 2,1 piuttosto che 1,9 soprattutto se si prevedono terreni morbidi e fangosi e un carico elevato. Sia ben chiaro però: se prevedete di percorrere l'80% del tragitto su asfalto o comunque dei lunghi trasferimenti, i semi-slick rappresentano un'invenzione eccezionale, perché sono scorrevoli su asfalto ma offrono la presenza di tasselli su terreni morbidi. Quanto ai freni, continuo a consigliare quelli idraulici (o a disco), per l'affidabilità totale in ogni condizione, la mancanza di manutenzione (attività sempre problematica in un raid), la modulabilità e il perfetto funzionamento sul bagnato. Purtroppo è più difficile reperire i ricambi, ma, dopo tutto, i freni sono due, i guasti rarissimi e le riparazioni non difficili.
La MTB andrà equipaggiata con un ottimo portapacchi, ma onestamente non ne ho ancora trovato uno! Deve essere leggero, molto, ma molto robusto, tale per cui semmai si pieghi ma non si rompa. Particolare cura va posta agli attacchi al telaio che sono spesso un punto debole e alla possibilità di legarvi corde, "ragni" elastici etc. Andrà installato a regola d'arte e per il nostro raid dovremo utilizzare solo viti autobloccanti; i dadi si svitano anche con rondella antisvitamento e vanno altrimenti controllati ogni sera. Attenzione anche a verificare che il piano del portapacchi sia ben orizzontale per evitare scivolamenti delle borse. Nel caso manchino gli appositi occhielli e fori per il fissaggio, come capita su quasi tutte le bici di alto livello, è necessario utilizzare delle fascette. Queste però devono essere applicate non direttamente sul telaio, ma interponendo uno strato morbido e abbastanza spesso di materiale d'attrito (un pezzo di camera d'aria ad esempio) che garantisca un perfetto bloccaggio. Mi sono sempre stupito che bloccaggi che sembravano perfetti cominciassero a cedere dopo poche "botte dure" in fuoristrada.
Il mio consiglio è di NON usare borse anteriori, perché queste aumentano l'inerzia dello sterzo rallentandone i movimenti e rendendo la bici molto difficile e lenta da governare. Se nel cicloturismo su asfalto ciò non è un problema su sentieri stretti e strade dissestate significa perdere il controllo del mezzo con effetti spesso disastrosi! (Avete presente il classico sentierino a mezza-costa con la scarpata di fianco?). Meglio quindi caricare 20 kg posteriormente, ma avere lo sterzo leggero e preciso come sempre. Tra l'altro si evita di dover installare un secondo portapacchi che con la forcella ammortizzata è spesso incompatibile o difficilmente installabile. E' chiaro comunque che mentre per giri fino ad un mese in paesi abbastanza civilizzati si riesce a stivare tutto in borse posteriori, per periodi maggiori o luoghi totalmente arretrati e desertici potrà essere forzatamente necessario ricorrere anche alle borse anteriori.
Sono il nostro baule, il contenitore di tutta la nostra casa viaggiante e, in più, diventano anche un componente tecnico che influenza il comportamento della bici. Difficile quindi citare tutte le caratteristiche che devono avere delle buone borse. Vediamo comunque le principali e diciamo subito che non è il caso di risparmiare su questo fondamentale componente. La borsa ideale dovrebbe essere totalmente impermeabile, ma purtroppo in Italia non se ne trovano, le uniche supernote e utilizzate da tutti all'estero sono le Ortlieb, molto care ma efficaci. In secondo luogo devono avere un sistema di aggancio molto rapido e comodo (ogni mattina vanno rimontate e ogni sera smontate) ma assolutamente sicuro anche in caso di urti di notevole intensità e anche sotto questo aspetto le borse serie sono poche. Per capire l'importanza del sistema di aggancio, dirò solo che una volta, in discesa ad elevata velocità su sterrato una borsa si è sganciata e mi è entrata nei raggi della ruota posteriore. Risultato: blocco istantaneo della ruota con enormi problemi a rimanere in equilibrio, i tre supporti del portapacchi si sono piegati e questo è entrato a contatto con il copertone, il copertone "tirato in avanti" dal terreno si è opposto nel suo moto al cerchio, bloccato dalla borsa ed è slittato sul cerchio stesso per alcuni millimetri causando la rottura della valvola della camera d'aria con relativa foratura. Quindi, attenzione al sistema di aggancio delle borse e comunque meglio un sistema sicuro anche se complesso (cioè da insulti ogni mattina e ogni sera) che non il viceversa (insulti ben più gravi durante il giorno quando verrete superati dalle vostre borse in frenata o le vedrete andare dritte mentre voi girate!) Le borse devono avere una capienza adeguata al giro che si intederà fare il che significa, per un raid, le più grandi che troverete; attenzione però a non esagerare, perché una borsa semivuota tende ad oscillare fastidiosamente e ad infilarsi nei raggi o nei freni. Il sistema di chiusura deve essere rapido, semplice e molto affidabile. La cerniera lampo è l'ideale per comodità e rapidità ma non è molto resistente; MAI sforzarla troppo! Le borse, soprattutto quelle grandi, devono avere parecchie tasche, perché altrimenti è necessario svuotarle completamente o quasi ogni volta che si cerca un qualunque oggetto. Inoltre la presenza di tasche permette di separare meglio l'equipaggiamento, trovarlo più in fretta, proteggerlo meglio. Una o più tasche staccabili possono essere un'ottima soluzione se si prevede di dover, ad esempio, staccare documenti e denaro per portarli con sè. Oltre alle due borse laterali verticali, spesso è utile una borsa orizzonale che poggi sul portapacchi. Questa soluzione permette di aumentare di molto il volume, ma bisogna verificare che non ostruisca troppo l'apertura delle borse sottostanti. Inoltre, essendo la terza borsa più in alto delle altre, dovrà essere perfettamente fissata e andrà riempita con materiale leggero (biancheria, saccoletto etc.) per mantenere basso il baricentro ed aumentare quindi la stabilità. Alcune borse orizzontali possono essere staccate, sono dotate di spallacci e diventano quindi un comodo zainetto. Un'altra opzione è la presenza di ganci e cinghie per il bloccaggio provvisorio ma comodo di materiale leggero quali maglioni, giacche, stuoie, vitto etc. Un ulteriore optional può essere una banda catarifrangente anche se nel nostro caso i tratti su asfalto saranno rari; però va detto che la MTB non ha in genere i fari per cui ogni catarifrangente è benvenuto. Nella scelta delle borse va considerato che oltre a non cadere verso il basso queste non devono neanche potersi sollevare, perché in MTB le sollecitazioni verso l'alto sono molto frequenti. Allo stesso modo deve essere possibile regolare la posizione avanzandola o arretrandola: la tipica irritante situazione che si verifica consiste nel tallone che ad ogni pedalata tocca contro la borsa (mancanza di blocco posteriore) o all'opposto la borsa che scivola all'indietro fino ad essere avidamentre divorata dal copertone (mancanza di blocco anteriore). In ogni caso le borse devono essere molto robuste perché "soffriranno" sicuramente molto.
Chiarito quanto già detto sui rischi delle borse anteriori, può ugualmente essere utile una piccola borsetta bloccata sul manubrio. Queste hanno spesso una finestra trasparente per bloccare la cartina e possono contenere materiale leggero di uso frequente come generi di primo conforto (cibo), occhiali, guanti, fazzoletto, portafoglio, documenti etc. L'importante è comunque limitare il peso di questa borsetta per non infulire negativamente sul controllo della bici.
Si tratta di un ausilio molto utile, non solo per il piacere di conoscere le proprie prestazioni, ma anche come strumento che, unito alla cartina, facilita notevolmente l'orientamento nel fuoristrada. Tramite il ciclocomputer inoltre potremo avere un'indicazione continua della nostra velocità media il che ci permetterà una migliore programmazione delle giornate future e delle soste. Alcuni ciclocomputer integrano anche l'altimetro che può essere molto utile se i percorsi prevedono notevole dislivello; in questi casi infatti la velocità media non è un indicatore utile perché è troppo dipendente dalla pendenza. L'altimetro può essere ovviamente anche uno strumento a parte o integrato nell'orologio e comunque non va sottovalutato ovunque vi siano dislivelli significativi e l'orientamente non sia dei più facili.
Le borracce da bici sono quanto di peggio esista e non ho mai capito perché! Tutti sanno che un contenitore di plastica, al sole, rende in breve tempo disgustosa l'acqua al suo interno, eppure le borracce per bici sono tutte così, mentre le borracce da campeggio e alpinismo sono termiche, antiurto, e inodori/insapori. Plastica per plastica consiglio al posto della borraccia una bottiglia di plastica dell'acqua di quelle da 1,5 litri. E' più capiente, non costa niente, può essere cambiata infinite volte strada facendo se la si perde o danneggia e rimane perfettamente bloccata nei normalissimi porta borraccia se inseririta con decisione a testa all'ingiù! (Attenzione a non esagerare: ho già rotto un porta borraccia!)
Il fornello è fondamentale, soprattutto nei climi freddi e se si dorme in tenda. Ciò che mi ha sempre stupito è quanto sia diffuso il Camping Gaz, fornello con moltissimi svantaggi: è totalmente instabile (con il rischio di rovesciare tutto o di ustionarsi seriamente!), ha il piano d'appoggio molto piccolo, scivoloso e senza un modo per bloccare la pentola, sembra compatto senza bomboletta, ma con quest'ultima non lo è più di tanto, utilizza gas che spesso non è facile trovare, che non si può portare in aereo e che comunque può essere pericoloso. Inoltre se la temperatura è bassa e c'è vento la maggior parte del calore va dispersa anche se si usa la protezione della fiamma (in Islanda spesso non riuscivamo nemmeno a portare l'acqua all'ebollizione!). Dopo aver visto i campeggiatori in Islanda, posso dire che il miglior fornello che conosco è il Trangia di produzione svedese. Questo è costituito dal vero e proprio fornello che è piccolissimo e funziona ad alcool, meno pericoloso, più diffuso, meno costoso e più comodo del gas (inoltre si può portare in aereo). Ma il fatto intelligente è che il fornellino è alloggiato all'interno di un contenitore metallico (purtroppo abbastanza ampio, questo è l'unico svantaggio). Qui trova posto la pentola, totalmente protetta dall'aria esterna grazie al contenitore. Il fornello è offerto in molte varianti con pentolini di diverso tipo anche antiaderenti. Funziona molto bene, scalda in fretta e ha un'ottima capacità. Tutti i componenti sono molto pratici. L'unico problema consiste in una certa difficoltà nell'aprire il contenitore dell'alcool dopo lunghi viaggi o dislivelli notevoli (per la differenza di pressione) e all'impossibilità di una vera e comoda regolazione della fiamma (gli ugelli sono parzialmente coperti con un coperchietto non facile da spostare). Però è sicuramente il migliore che conosca ed è venduto anche in Italia da molti negozi.
I ricambi da portare dipendono molto dal luogo in cui ci si trova e più precisamente dai problemi che possono sorgere in caso di guasto che impedisca di continuare. In ogni caso non ha senso partire per un giro di più giorni privi di alcuni elementi essenziali (che bisogna conoscere bene). I più importanti sono: camere d'aria di scorta, uno o più cavi dei freni, uno o più cavi del cambio, viti e dadi per fissaggio portapacchi di ricambio. In casi di luoghi desolati o arretrati dove sia molto difficile far riparare la MTB, consiglio anche: un copertone, una leva freno ed eventualmente, una catena, una pedivella, un pedale e magari la corona più grande (la più a rischio) se utilizzata spesso. Non ritengo necessario portare un cambio o un deragliatore di scorta perché si può proseguire senza di essi, a meno che non si voglia essere totalmente indipendenti per lungo tempo. Attenzione però che i ricambi pesano, ingombrano e richiedono gli opportuni attrezzi per essere montati e smontati (e soprattutto la capacità di farlo).
Gli attrezzi di base, da portare comunque, sono: kit di chiavi a brugola (verificare bene quelle che servono), chiave a forchetta per pattini freno cantilever, cacciavite per regolazione cambio e deragliatore, apricatena con perni di scorta, kit per riparazione camere d'aria, pompa compatta ma funzionale. Per le situazioni più estreme si dovranno aggiungere le chiavi specifiche per serraggio serie sterzo, sostituzione pedale e pedivella. A questo proposito esistono interessanti strumenti multi-uso, compatti e leggeri per esempio prodotti da TOPEAK. A tutto ciò è bene aggiungere: uno straccio, nastro isolante telato e robusto, cordino, magari un pezzo di filo di ferro per riparazioni di emergenza. Un coltellino e una pinza leggera sono invece strumenti molto utili in ogni circostanza che è bene avere sempre. Quanto al lubrificante, da portare sempre, sconsiglio gli spray (non si possono portare in aereo) e gli oli liquidi in boccette con tappo a pressione (potete star certi che la boccetta si aprirà sporcando ciò a cui tenete di più). L'ideale sono quelle confezioni di olio liquido, ma con comodo tappo a vite e dosatore a pressione (se non schiacciate non esce l'olio) o nebulizzatore.
Il vestiario è ovviamente molto dipendente dal clima. Deve tener presente la possibilità di pedalare sotto la pioggia, per cui oltre che impermeabile deve essere traspirante. In ambienti freddi, scarpe e calze devono proteggere dal freddo perché il movimento della pedalata tende a raffreddare moltissimo i piedi. Poiché si passerà in sella parecchio tempo è importante avere vestiario da ciclismo di buona qualità. A questo proposito i pantaloncini andrebbero indossati senza biancheria intima perché questa può irritare notevolmente per lo sforzo prolungato e l'azione del sudore. Purtroppo però questo comportamento durante un raid è poco igienico a meno che non si abbia la possibilità di lavare facilmente il vestiario. Le salopette, rispetto ai calzoncini, proteggono il ventre efficacemente, fatto importante se tira vento freddo e siete sudati. Se fa caldo vi faranno morire e sudare eccessivamente, ma in caso opposto sono fondamentali. I guanti da bici sono utili anche in climi caldi perché il tempo in sella è parecchio ed è facile che si formino vesciche. In caso di discese o tratti veloci è sempre saggio usare guanti completi e protettivi, NON quelli a mezzo dito: le mani, in caso di caduta, sono le prime a toccare terra! Anche gli occhiali da sole sono utili se la stagione e la zona geografica li richiedono e quelli trasparenti fondamentali in presenza di insetti, rami bassi o comunque velocità elevata. Le scarpe sono spesso un elemento difficile da scegliere. Se si ritiene di affrontare terreni pedalabili al 100% (anche con 20 kg di bagaglio!) le normali scarpe da MTB vanno bene, altrimenti è bene avere scarpe di scorta per casi critici o utilizzare scarponcini da trekking. Mi è capitato di trascinare in 50 cm di neve marcia per due ore la bici carica con calzoncini corti e scarpette da ciclismo: non è simpatico! Non posso concludere l'argomento vestiario senza un cenno al casco che mi ha salvato la pelle recentemente. Indossatelo SEMPRE in discesa o in qualunque luogo a rischio di caduta (strade percorse da auto, tratti veloci, tratti a mezzacosta che sono spesso insidiosi perché sembrano banali). Non vorrei sembrare esagerato, ma rischiare così da idioti la pelle è veramente assurdo e in più i moderni caschi sono comodi e molto più traspiranti che in passato. Ovviamente il casco deve essere molto ben aderente e quindi della giusta dimensione e allacciato stretto. Non sottovalutatelo come fanno molti!
Citare tutto l'equipaggiamento necessario per un raid sarebbe troppo lungo e fuori dallo scopo di questa pagina, per cui mi limito a quei componenti che sono influenzati dalla presenza della MTB. La tenda è bene che sia leggera, compatta e messa in un sacco impermeabile. Sacchetti di plastica in abbondanza sono sempre comodi per i rifiuti e per la pioggia. Io metto sempre un sacchetto che aderisca alla borsa all'interno. In seguito a possibili cali di zuccheri è bene avere a portata (senza fermarsi) qualche cibo facilmente assimilabile e comodo da mangiare (tipicamente frutta secca o barrette energetiche, il cioccolato è difficile da digerire). Macchine fotografiche e videocamere sono comode se avete una borsa anteriore o un'apertura semplice e rapida; ovviamente non dimenticatevi che in caso di caduta possono fare una brutta fine. Meglio avvolgerle negli indumenti per proteggerle dagli urti tipici dei tragitti in mountain bike. Un binocolo può essere utile, ma normalmente non è fondamentale e pesa parecchio. Se intendete visitare delle città o fare escursioni a piedi una borsa che diventi zainmo può essere molto utile, oppure portatevi uno zainetto.
Spesso sono stato considerato un fanatico del peso. Oggi non credo di esserlo più, comunque ecco alcune osservazioni al riguardo. Mentre a piedi uno zaino pesante è faticoso (e doloroso) da portare anche in piano, in bici il peso del carico si sente molto poco in piano. Infatti grava sulla bici non su di voi e se le ruote sono ben gonfie la differenza di attrito (e quindi di sforzo) è minima. Il peso però si sente subito non appena si affronta anche la più piccola salita; questo aspetto va tenuto presente sia nel prevedere le lunghezze delle tappe sia nella scelta dell'equipaggiamento. In ogni caso comuqnue, è sempre meglio contenere il peso il più possibile. Una bici carica va male in discesa, dove diventa lenta nelle reazioni e amplifica ogni colpo o botta, mentre in salita è più difficile da controllare e da tenere in equilibrio alle basse velocità. Anche nel caso di raid su strade pianeggianti, meno peso non significa solo meno fatica, ma anche maggior reattività della bici, minori sollecitazioni sul telaio e sulle ruote e minori probabilità di danni meccanici e forature. Suggerisco quindi di valutare molto attentamente ogni oggetto che si metterà nelle borse e di non portare oggetti e attrezzi inutili soprattutto quando si è in più di uno (insomma bastano due pompe e un apricatena anche se siete in quattro).
La pioggia , specialmente in climi freddi può essere un vero problema. Non solo quando si pedala sotto la pioggia si rischiano raffreddori e bronchiti che possono compromettere il resto del giro, ma ci sono altri due ordini di problemi. Prima di tutto il disagio: fa freddo, ci si bagna completamente, non si riesce a stare in scia (se si è in asfalto), ci sono schizzi continui, non si vede e non si sente bene, si rischia molto di più soprattutto su strade aperte al traffico. In secondo luogo il rischio è quello di bagnare l'equipaggiamento: parte non soffre, parte si può seriamente danneggiare e parte si bagna senza danni, ma provate a dormire in un saccoletto bagnato! In base al clima e alla probabilità di pioggia bisognerà quindi decidere se procedere o aspettare. Nel primo caso almeno le borse devono essere impermeabili. Poiché in Italia è difficile trovarne, suggerisco di mettere all'interno delle borse dei sacchi di plastica (fin dalla partenza) poco estetici ma funzionali. I sacchi all'esterno (vedi sotto foto dell'Islanda) hanno vita breve in genere, sono più difficili da fissare e possono finire nei raggi o nella catena. Inoltre è bene che oggetti come portafoglio, macchina fotografica, documenti etc. abbiano un ulteriore sacco di plastica protettivo: è incredibile come l'acqua riesca ad infiltrarsi ovunque. A questo proposito, una banalità: è ovvio che la pioggia cade dall'alto, ma in realtà spesso è la parte inferiore della borsa che si bagna di più sia per le pozzanghere che per l'acqua sollevata dal copertone. Esistono anche vari tipi di parafanghi leggeri per la ruota anteriore, ma talvolta sono poco pratici o poco affidabili, però teneteli in considerazione. Per quanto riguarda il vestiario da pioggia, è un vero problema. Ciò che è perfettamente impermeabile (come gli indumenti da vela o da moto) spesso è anche totalmente non traspirante. Il risultato è che ci si trova bagnati di sudore all'interno in pochissimo tempo. Il Gore Tex dovrebbe garantire un'ottima traspirabilità, ma dipende molto dai capi che indossate sotto e dallo stato della vostro vestiario (il Gore Tex si usura soprattutto se trattato male). In ogni caso è bene partire poco vestiti, per evitare di sudare subito molto. Se fa freddo è meglio adeguare il più possibile l'abbigliamento per evitare di sudare troppo o di prendere freddo anche se ciò costringe a fare più soste.
Se avete già fatto cicloturismo allora... cospargetevi il capo di cenere e siate umili! Il raid fuoristrada è un altro mondo! Come abbiamo visto sopra tutto cambia: carte, medie giornaliere, lunghezza delle tappe, fondo stradale, luoghi di pernottamento, assistenza tecnica alla bici.
Tenete a portata di mano una camera d'aria e gli attrezzi principali, in modo da non sprecare troppo tempo in caso di foratura o altri piccoli guasti. Ricordatevi di controllare spesso tutti i dadi, specialmente quelli del portapacchi. Ogni mattina, in ogni caso, date uno sguardo rapido ma completo a tutta la bici per vedere se ci sono danni incipienti o altre anomalie.
Fate soste non troppo frequenti perché stroncano il passo, il respiro e il morale. Se volete fare il pranzo, cercate di farlo verso i tre quarti del percorso, perché dopo pranzo spesso il rendimento cala. Meglio sarebbe utilizzare generi di primo conforto e fare una cena abbondante nella prima serata. Contrariamente a quel che spesso si dice, io non consiglio una prima colazione troppo ricca, perché subito dopo dovete pedalare e spesso l'aria è ancora fredda. Meglio mangiare più volte cibi facilmente digeribili (es. frutta disidratata).
Non partite in troppi! La compagnia è bella ma il gruppo ha dei tempi che diventano spesso lunghissimi; in questi casi cercate almeno di coordinarvi: non c'è niente di più seccante, dieci minuti dopo essere ripartiti da una sosta in salita, che sentire uno che vuol fermarsi per togliersi il maglione. Nel contempo se si è in gruppo il peso per ciascuno cala, perché si possono meglio suddividere gli attrezzi e altri oggetti. Direi che due o quattro persone sono forse i numeri che ritengo più adeguati, ma ovviamente si tratta di scelte molto personali.
Prudenza sempre! Non solo come regola generale, ma anche perché un danno in un raid può significare tornare a casa o peggio rischiare parecchio se si è in zone isolate. Frenate la vostra passione eccessiva in discesa: ho visto danni di ogni genere. Inoltre il peso del carico cambia il comportamento della bici.
Un ultimo consiglio: è bene imparare alcuni termini della lingua locale. In mezzo alla foresta polacca non penserete di trovare un esperto di inglese vero? Quindi almeno sapere pronunciare la vostra meta, e i termini: "dritto, sinistra, destra, chilometri, ore....." per i numeri avete le mani e bastano!
Di seguito trovate qualche foto, alcune delle quali ridicole! L'intento è di mostrare l'equipaggiamento (anche molto rustico!) e il fondo stradale ma anche di far intuire il piacere (e la fatica!) di un raid in mountain bike, i paesaggi unici che si possono incontrare e l'entusiasmo che questa avventura può dare!