Sono riportate nel seguito, raggruppate per categorie
le vostre recensioni su prodotti di qualunque genere relativi al mondo
della mountain bike. Lo scopo di questa sezione è di aiutare chi
vuole fare un acquisto fornendo commenti ed esperienze che spesso sono
più onesti e realistici delle varie pubblicità. Si tratta
comunque di giudizi personali che riporto tali e quali (e sui quali non
posso assumermi alcuna responsabilità ovviamente).
Per introdurre una nuova recensione andate alla
pagina con le istruzioni relative.
La bici sobbalza molto se non si riesce a trovare una
pedalata molto fluida e senza strappi, si perde qualcosa in velocità
e soprattutto negli allunghi sul piano, ma il confort di marcia è
elevato. Il carro con l'ammortizzatore DNM e la forcella RST "ZETA EL"
non sono il top della gamma ma sono discrete; molto valido per me il rapporto
qualità/prezzo di questi componenti. Soprattutto la forcella, tarabile
esternamente, offre un comfort molto buono (non è Manitou ma costa
anche molto meno).
Il freno anteriore meccanico a disco della Formula
è stata una piacevole sorpresa, tanto che avevo intenzione di sostituire
il freno posteriore (Avid Arch 4.0) con un altro Formula a disco, anche
perché la differenza tra i due freni è un pò fastidiosa
(più modularità, meno corsa, miglior frenata con quello a
disco) solo che pareri sul freno a disco della Formula che ho trovato in
www.mtbr.comsono
estremamente discordanti. I freni idraulici sono sicuramente meglio ma
il rapporto costo/utilizzo è per me eccessivo. Il cambio Shimano
a 9V con leve Deore, deragliatore ant. LX e cambio XT, permette di
trovare sempre il rapporto adatto per una miglior fluidità nella
pedalata (importante per quanto citato all'inizio per la Full). Per chi
non ha problemi agonistici dovrebbe essere sufficiente anche un 8V. Il
giudizio finale è per il momento molto positivo (dovrò valutare
la durata dei singoli componenti dato che per il momento ho percorso circa
700Km) e consiglio a quelli che non partecipano a competizioni ma, come
me, usano la MTB per giri escursionistici, di usare una Full; si è
rivelata molto più comoda e anche più sicura delle front
e il rapporto Qualità/Prezzo della mia Lee Cougan Hot Lava RT (£
2.500.000) è elevato. E', secondo me, una buona fun-bike. Spero
di essere d'aiuto a qualcuno che come me è assillato da dubbi sulla
scelta della MTB.
Ritengo questa bicicletta un buon compromesso qualità/prezzo,
upgradabile con poche lire messe da parte con pazienza. La mia adorata
ha ormai compiuto un anno di onesto lavoro e posso essere soddisfatto dell'acquisto,
ha una buona precisione di guida (migliore anche di bici ben più
costose di cui ometto il nome per ragioni di educazione ) ed unretro sensibile
e mai scorbutico, a patto di perderci un pò di tempo nella taratura.
Non pretendete di scendere come Herin o di scattare come Martinez e saprete
apprezzare il buon equilibrio di questo rampichino (perchè nessuno
lo chiama più così?...mah!). Come ogni cosa, ha un rovescio
della medaglia, e così l'ammortizzatore un mese fa mi ha mollato;
e qui scatta l'upgrade. Purtroppo riparare un ammortizzatore (specialmente
se americano) è quasi da mutuo. Fatti due conti, mi sono comperato
un bel Marzocchi Boss c50 e vi posso assicurare che ne vale la pena, se
poi nel vostro garage avete un bel paio di Magura, (li ho comperati tré
anni fa e non li ho più lasciati!) vi ritroverete fra le mani un
piccolo bolide da free-ride che vi seguirà ancora per un bel pò
di tempo.
Dopo anni di front (gloriosa Marin
Team in acciaio del 92’) eccomi alla full, montata con forcella Marzocchi
Z1 BAM da 100mm, ammort. Fox
Vanilla R con escursione ruota 100mm, ruote Mavic
Crossmax, freni idraulici Magura HS33, cambio XT 98 – 8v, serie sterzo
Chris King
etc. In questa configurazione il peso rimane quello della mia vecchia front,
ca. 13, 13.5 kg, (ah dimenticavo, con pedali Shimano 646 da downhill…)
quindi peso ottimo, grazie anche alle ruote molto leggere.
Vi evito le considerazioni su front/full/freeride/downhill
precisando che il salto dalla mia mtb a questa è enorme perché
non si tratta solo di una full ma di un mezzo con componenti che sono stati
progettati e costruiti con tecnologia di 8 anni più matura e non
sono pochi. E' ovvio che questa sia molto meglio dell'altra, in realtà
per essere obiettivi si dovrebbe confrontarla con una hardtail odierna
di pari componentistica.
Il carro ammortizzato lavora bene; in salita aumenta
la trazione (su terreno sconnesso), a patto però di adattare la
pedalata (che deve essere “rotonda” con posizione in sella) alla risposta
dell'ammortizzatore. Sullo scatto soffre, come in genere tutte le full.
In discesa si và più veloci per merito della migliore tenuta
di strada, infatti gli urti assorbiti dal carro influenzano in maniera
molto minore le traiettorie impostate; in questo contesto anche i freni
idraulici hanno un ruolo fondamentale. Tutto questo si traduce in sicurezza
dato che un mezzo del genere perdona gli errori di impostazione e di valutazione
e consente quindi di avere un buon margine di reazione agli imprevisti.
La RockShox
Indy SL montata sulla Marin non è nemmeno lontanamente paragonabile
alla Marzocchi che peraltro si e’ rivelata sicuramente la migliore fra
le forcelle da me provate anche su altre bici, il suo comportamento è
impeccabile. Per quanto ai freni li ho trovati modulabili al pari dei tanto
decantati V-brake, sono inoltre estremamente efficienti in tutte le condizioni.
Le ruote sono molto valide, la loro leggerezza unita alla solidità
dei cerchi sono importantissimi elementi per costruire un mezzo performante,
anche se ho dei dubbi circa la resistenza alle grandi sollecitazioni della
raggiatura anteriore radiale (senza incroci). L’impressione generale è
stata molto buona, la bici cosi com’è ha un valore da nuova (io
l’ho presa usata) di ca. 6.500.000, per quanto mi riguarda è tanto
in assoluto, ma il mercato è questo, per contro la qualità
è comunque elevata, l’ho testata solo un giorno, ma più di
50 km di “Sentieri del Finalese” su terreni a dir poco tecnici, sono un
buon test.
Sono un appassionato di MTB da circa un anno anche se
posso dilettarmi solo nel fine settimana (40/50 Km ad uscita) oppure in
qualche manifestazione regionale. Sono passato da una bici di medio/basso
livello (peso da 13kg, forcella SUNTOUR mg80 e componenti SRAM economici),
a quest'ultima da circa un mese. Anzitutto devo dire che la componentistica,
cambio Shimano XTR e forcella Rock Shock XC in primis, non mi hanno affatto
deluso anzi si sono dimostrati ben al di sopra delle mie capacità
di sfruttamento attuali. Ottimi anche i pneumatici Hutchinson Python Light
sia in fatto di scorrevolezza che di tenuta anche a pressioni di gonfiaggio
di 4,5 bar sia nello sterrato che su asfalto. I freni in dotazione sono
"AVID arch 50" ed all'atto dell'acquisto destavano i miei più grossi
dubbi; spazzati via completamente poiché la potenza, la modulabilità
e la corsa del pattino ultra corta, mia mania, mi hanno sorpreso. Ed ora
passiamo ai lati se non proprio negativi, non esaltanti. Il sistema di
visualizzazione del rapporto inserito presente nei comandi Shimano è
vergognoso; con un pacco pignoni da nove rapporti sfido chiunque a dirmi,
in corsa, quale rapporto spinge! I pedali automatici di serie (VP109) hanno
un angolo di gioco di 5°. Non mi piace!! Ho sempre la sensazione che
mi si stia sganciando il piede. Il telaio seppur ottimo per peso (bici
completa 10,9Kg) e per dimensionamento, l'avrei desiderato più rigido
e nervoso. In conclusione ritengo il mezzo molto buono e se consideriamo
il prezzo di acquisto di £2.500.000 sale ad ottimo.Certo che non
si potrà fare i "fighi" come sfoggiando una SPECIALZED o una TREK,
ma considerando che queste a parità di componentistica costano almeno
due milioni in più..........
Come è noto a tutti i frequentatori dell'ambiente,
si è assistito negli ultimi anni ad una sorta di specializzazione
nel settore MTB. I cugini motociclisti del fuoristrada da tempo hanno la
possibilità di scegliere tra motociclette da cross, trial ed enduro,
ognuna con proprie salienti caratteristiche e propensioni. Anche noi, che
per dare movimento al mezzo dobbiamo vorticosamente far girare le gambe,
ora siamo costretti ad una scelta del genere: rigida (ormai x pochi appassionati),
front, full race, full fun o le estreme downhill bikes. Se poi si considera
che all'interno della categoria front si stanno imponendo le "funfront"
il tutto si complica. Da parte mia l'intento è di raccontare il
mio passaggio da una front race ad una fun bike, con le impressioni che
hanno accompagnato il cambiamento e la modalità di assuefazione
al nuovo mezzo. Prescinderò da considerazioni di puro ordine estetico,
ininfluenti (o perlomeno dovrebbero essere tali) nella scelta e nel giudizio
sul passaggio. La prima impressione nell'utilizzo del nuovo mezzo è
stato di una sorta di.....impotenza. Affrontare il tratto di asfalto che
mi separava dal tanto agognato sterrato è stato quantomeno deludente.
Il movimento del forcellone, più che del carro, pareva assorbire
tutta l'energia e pareva altresì rendere inefficaci e superflui
scatti e tentativi di migliorare la situazione. Con il tempo la situazione
è migliorata: adattando lo stile di pedalata al mezzo (non più
pompata orgasmica ma pedalata rotonda, da preliminari) l'unico handicap
rispetto alle front sembra derivare dal maggior peso del mezzo e dalla
maggiore artigliatura delle coperture, sensazione confermata dal ridotto
scarto del computerino rispetto alla precedente bici. Non si può
negare comunque che su tratti asfaltati la fatica sia maggiore ma anche
una enduro va meglio di una cross su tale tipo di fondo. Giunto allo sterrato
le cose si rovesciano: il confort è a dir poco eccezionale. Il grip
sempre presente permette di scalare fondi tormentatissimi che in precedenza
avrebbero imposto di prendere il mezzo a spalla. Le radici diventano un
divertimento e l'unico neo è rappresentato dal fatto di non potersi
alzare sui pedali (ma quanto a volte sia comunque deleterio su ceri fondi
è noto a tutti). Io poi che a volte dopo un uscita avevo un dolore
lombare non posso che essere più che soddisfatto del comportamento
di tale mezzo. Arriviamo al dolce: la discesa. La combinazione di una forcella
a doppia piastra e con lunga escursione con un carro ammortizzato permette
a tali mezzi di affrontare la discesa con una sicurezza irraggiungibile
dalle front. Le ruote sono sempre incollate al terreno, migliorando frenate,
tenuta e riducendo scarti indesiderati. Il corpo può permettersi
una rilassatezza maggiore, non dovendo necessariamente accompagnare ed
assecondare avvallamenti ed ostacoli. Comportandosi invece con più
cattiveria la bici diviene una moto e forse meglio: ci si possono permettere
velocità elevatissime e numeri incredibili. Consiglio quindi, se
si vuole dare tale confidenza al mezzo, l'utilizzo di tutte le protezioni
del caso (il pericolo è sempre presente e forse maggiore). Io monto
V-Brake XTR e a volte, nonostante la loro estrema bontà, penso che
i dischi sarebbero meglio. Mi è capitato infatti di "fondere" la
camera d'aria all'altezza della valvola e la loro potenza, con i cerchi
surriscaldati, cala un po'. Per non parlare del calo in seguito a guadi.
Sul piano la bici si comporta benissimo: le asperità
sono assorbite dalle sospensioni e non si deve pensare ad altro che pedalare.
MOLTA MENO FATICA, ve lo garantisco, e più divertimento. Insomma
io sono contento del passaggio. Ovviamente tutto dipende dall'approccio
che si ha con questo sport. Non lo consiglierei agli agonisti (non ho mai
provato full race) ma forse solo per questioni di peso. Se si amano uscite
votate al divertimento ed al contatto con la natura senza troppa importanza
al cronometro....lo si faccia. (Peraltro ritengo che il tempo perso in
salita venga agilmente recuperato in discesa).
Dopo 4 anni di onorata carriera ho sostituito la mia
RockShox Judy XC con una Manitou MARS C 00. Ragazzi che roba! Non sono
un tecnico quindi dico solo: 80 mm di velluto che si traducono in salite
meno ruvide e discese più veloci e sicure. Peso da favola 1,3 Kg.
Non ho ancora osato avventurarmi nel "tuning" (esistono 3 diverse regolazioni:
ritorno, affondamento e precarica). Un avvertimento: dopo la prima gita
è uscito del grasso verdino dai foderi. Ho ovviamente pensato che
la forcella fosse diffettosa, invece sia il negoziante che vari bikers
sparsi per il mondo e interpellati via Internet, mi hanno detto che è
normale per le Manitou, in quanto all'assemblaggio viene spesso messa una
quantità di grasso eccessiva che viene poi eliminata appunto nel
primo periodo di utilizzo.
Dotata di una rigidità a dir poco eccezionale
(3,5 cm di diametro degli steli è quasi motociclistico) ha il pregio
di una struttura interna molto semplice, con difficoltà di manutenzione
a prova di idiota. Non presenta infatti nessun sistema di controllo del
ritorno se si esclude la canalizzazione dell'aria (tipo siringa, per intenderci).
Nonostante questo il ritorno non è mai brusco grazie alla notevole
lunghezza dello spiedino di elastomeri che non devono lavorare allo spasimo,
aiutati inoltre, nella prima fase di compressione, da molle. Il peso limitato,
in considerazione della maestosità della creatura, ne fa una bomba
da free ride, versatile (escursione regolabile 80-100-130mm) e con un look
cattivissimo. Alla bilancia ha segnato 2100 g con il doppio attacco manubrio
che amplifica la sensazione di rigidità. Io l'ho montata sulla mia
Heckler e ne sono pienamente soddisfatto.
La mia bici monta di serie, accoppiati a un cambio XT
99 a 9 velocità, guarnitura, cassetta pignoni e catena LX 99. Ho
cominciato ad avere problemi da quando in una salita ripida con la corona
piccola ho cercato di inserire il penultimo rapporto. La catena si è
infilata fra il 30 e il 32 piegando entrambi i pignoni. Proseguendo ho
sentito continui salti di catena anche nei rapporti più lunghi,
che sono proseguiti fino a farmi desistere dalla passeggiata. Il meccanico
(fra l'altro rappresentante della Shimano per la mia regione) ha ritarato
il tutto riconsegnandomi la bici funzionante. Il problema si è spostato
sotto la guarnitura, dove si raccoglieva la catena andando a infilarsi
fra telaio e corona inferiore. Colpo di pedali all'indietro e il tutto
si risistemava a velocità normale, ma se la salita era ripida e
la velocità troppo bassa bisognava scendere e sistemare a mano.
Secondo intervento con accorciamento della catena e diagnosi di catena
danneggiata: problema attenuato ma sempre presente, in più alzandosi
sui pedali anche con il 44/11 c'erano salti di catena però senza
sganciamenti. Terzo intervento: sostituzione della catena. Mi chiedo se
servissero le 9 marce nel fuoristrada, visto anche la debolezza dell'ultimo
pignone da 32, probabilmente troppo grande, e la scelta furba della Shimano
di diminuire lo spessore di catena e pignoni a discapito della robustezza.
Consiglio per tutti quelli che hanno il vecchio ma affidabilissimo 8 marce:
pensateci bene prima di passare al Mega 9!
GUARNITURA STRONGARM SPECIALIZED
COMP '99 + GRUPPO SHIMANO LX - MEGA 9
- '99
10 marzo 2000
Sulla mia nuova Specialized M2 Comp che monta dalla
casa il nuovo gruppo Shimano a 9 velocità Megarange, con corone
della Sugino e pedivelle Strongarm Comp, ho avuto seri problemi di trasmissione
che causavano spiacevoli problemi di 'autocaduta' della catena dalla corona
media a quella più piccola, utilizzando sotto sforzo gli ultimi
2-3 rapporti più corti dei pignoni posteriori, causando inevitabili
risucchi della catena e facendo lavorare la catena anteriormente sulla
corona piccola con il deragliatore anteriore però ancora impostato
per la corona centrale! Potete facilmente immaginare i rumoracci della
bici e i conseguenti improperi del sottoscritto ! Soluzioni : * spessoraggio
ai pignoni posteriori per adeguare meglio l' allineamento catena: non funziona
! * dopo aver contattato Specialized Italia tramite il negoziante (Cicli
Drigani di Mappano Torinese), la stessa consigliava di sostituire l'originale
corona media Sugino, con una 'standard' Shimano compatibile con il 9v.
Con la sostituzione della corona, il problema sembra effettivamente ora
risolto; anche se non si sa bene in ogni caso se il pezzo originale Sugino
fosse difettoso o meno. In ogni caso, i pignoni posteriori, con l' intervento
No. 1, non funzionano benissimo, e quindi dovrò comunque rimuovere
lo spessorino. Conclusioni : Sui gruppi a 9 velocità Shimano per
MTB , le tolleranze e i giochi di trasmissione sono talmente al limite
che sconsiglio vivamente di sostituire guarniture che NON SIANO SHIMANO!
In generale ritengo inoltre che il gruppo completo Shimano 9v, e la sua
catena in particolare, siano soggetti ad usura più precoce rispetto
ai predecessori a 8v, e più delicati nella manutenzione e utilizzo.
Quindi la mia esperienza in merito può solo dire, dopo molteplici
richieste in merito ad amici e negozianti, che non si dovrebbe trattare
di un problema sistematico con tale guarnitura Sugino, ma che evidentemente
la compatibilità con i gruppi Shimano (specie i 9v.) può
essere compromessa per minimi difetti di produzione di tali corone, sicuramente
non riscontrabili ad ispezione visiva, ed inoltre che il sottoscritto può
quindi ritenersi un discreto sfigato negli acquisti.
VOTO: GUARNITURA SPECIALIZED STRONGARM COMP '99:
5 (scarsa compatib. con Shimano 9v)
GRUPPO SHIMANO LX - MEGA 9 '99: 6 - AUTORE: GUIDO - E-MAIL: guido.apo@mail.omnitel.it
- sommario
Sono pedali a sgancio rapido molto particolari, infatti
non presentano molle interne ma solo due piastrine d'acciaio che consentono
l'aggancio e lo sgancio della taccheta dal pedale grazie ad una limitata
flessione, i vantaggi rispetto ad un pedale di tipo SPD sono diversi, ad
esempio non richiedono lubrificazione nè pulizia, non si impaccano
nel fango, hanno una durata illimitata a patto di sostituire dopo circa
un anno di utilizzo le piastrine e sono tra i più leggeri pedali
SPD esistenti (230 gr. la coppia, nella versione con perno in titanio).
Vengono venduti in due colori, giallo o rosso, ad
un prezzo attorno alle 220.000 £. L'unico aspetto negativo che ho
riscontrato riguarda le piastrine metalliche che, se nuove, richiedono
un certo periodo di rodaggio per funzionare ottimamente; sconsiglio di
montare le piastrine più spesse fornite nella confezione, risulterebbe
difficoltoso l'aggancio del piede al pedale, per il resto sono super.
Si tratta di pedali definiti da Shimano come modello
da “downhill”, io li uso per freeride ed escursionismo su sentieri difficili
ma non estremi. Sono grossi, dato che offrono la possibilità di
essere usati anche senza tacchette, e pertanto pesano, ca. 750 gr. (pesati
con la bilancia da spaghetti). I pedali sono fondamentali e quindi ho scelto
quelli che mi sembravano i più facili da usare, e quindi per me
più sicuri, ed anche i più robusti. E’ vero pesano, ed è
un peso in rotazione, quindi ancora più svantaggioso, però
la variazione sul peso totale della bici è comunque modesta. Per
contro offrono al piede un appoggio sicuro, permettono l’uso del pedale
anche senza agganciarlo con la possibilità di usarli anche se completamente
impaccati di fango. Li ho usati come primo pedale a sgancio rapido dopo
aver usato per anni quelli con puntapiede e non ho incontrato nessun problema
(a parte le classiche tre facciate per terra da fermi). Il giudizio è
ottimo anche considerando il fatto che ho l’impressione che dureranno una
decina d’anni…
Sono passato dai pedali con gabbietta ai nuovi PD-M434,
utilizzandoli con delle scarpe Specialized Comp Mountain. Dopo svariate
cadute da fermo per difficoltà a sganciare (molle al minimo) son
tornato da chi me li ha venduti per chiedere se c'era qualche problema
sulla durezza delle molle o sull'adattabilità della scarpa al pedale.
" E' tutto a posto, bisogna solo impratichirsi, anzi le molle sono troppo
lente " è stata la relativa risposta. In piena crisi depressiva
per incapacità ad adattarmi al nuovo sistema sono ripartito provando
e riprovando. Dopo l'ennesima caduta ho deciso di non utilizzare più
i pedali SPD per tornare alla vecchia gabbietta con cinghietta (mai caduto).
Poi provando l'aggancio delle scarpe con le mani ho notato come i dentelli
dei pedali si ostacolavano a vicenda con quelli delle scarpe. In un attimo
di lucida follia ho avuto una brillante intuizione: - O taglio i dentelli
delle scarpe o taglio la gabbietta in resina dei pedali ! - Dispiacendomi
per le bellissime e comodissime calzature, ho tagliato quella dei pedali
trasformandoli praticamente in quelli tradizionali ed ho risolto il problema,
anzi ho ricaricato le molle che mi sembravano troppo lente! Consiglio per
gli acquisti: compratevi i pedali SPD normali, tipo i PD-M515 (non oso
pensare a quelli che hanno i PD-M545 in metallo). Per concludere, non ho
trovato neanche quella comodità in appoggio che la gabbietta, in
teoria avrebbe dovuto dare, in più il piede rimane completamente
bloccato non permettendo il minimo spostamento in rotazione.
Partendo dalle brutte notizie devo dire che
io ho faticato a trovare un meccanico in grado di fare lo spurgo all’appena
uscito freno (almeno all’epoca). Alla fine ho fatto da solo e non ho trovato
che fosse poi così complicato come mi avevano detto (avevo già
fatto un po’ di esperirenza con i Magura). Detto questo la potenza dell’Hayes
è veramente paurosa e con l’acqua oserei dire che aumenta ancora.
La frenata è veramente morbida da azionare e anche in situazioni
estreme si può utilizzare un solo dito. Per non parlare del disco
che è veramente un capolavoro (ha più spazi vuoti che pieni!!!).
Per quanto riguarda il pericolo che l’olio si scaldi e le pastiglie arrivino
a bloccare il disco…è un problema assolutamente inesistente in questo
freno (presente nei Pro Stop e, pare, anche nei fantastici Hope).
VOTO: 7 (per la scarsa reperibilità
di un negozio ufficiale per la manutenzione). AUTORE: Edoardo "Hi-Jumper" - E-MAIL:
dadohotmail@libero.it-
sommario
Ho installato i freni idraulici Magura tre anni fa e
sono veramente soddisfatto! Potenza elevatissima, prontezza notevole, modulabilità
eccezionale e peso simile ai V-brake. Comportamento costante anche nel
fango, sotto la pioggia o nei torrenti, qualche limite solo con abbondante
neve (e ci mancherebbe!). Ma soprattutto nessuna manutenzione! In tre anni
non ho mai fatto niente tranne, per sole tre volte, recuperare l'usura
dei pattini con pochi giri di brugola. Ciò significa anche maggiore
sicurezza e affidabilità. Penso che come manutenzione siano i freni
da cerchio migliori in assoluto. Anche la durata dei pattini è ottima,
attualmente sono da cambiare, ma dopo tre anni di uso intenso (anche se
non agonistico e mai tutti i week-end). L'unico difetto che vedo è
il costo, sicuramente superiore a quello dei V-brake, ma che pagherei subito
se dovessi scegliere i freni per la mia nuova bici. Oltretutto i nuovi
Magura hanno una rotellina sulla leva che permette di recuperare il gioco
senza chiavi e addirittura mentre si pedala. Un consiglio: per una buona
frenata è necessario installare gli archetti di irrigidimento altrimenti
si flettono i foderi, data la potenza frenante.
Ho usato questi freni per circa tre anni. Il passaggio
dai vecchi cantilever è stato come una manna dal cielo; la potenza
frenante dei corpi freno è decisamente elevata ma allo stesso tempo
la modulabilità è buona. Ovviamente sono necessarie leve
appositamente studiate per i v-brake (a corsa lunga). Con questi freni
la sicurezza aumenta notevolmente ma anche loro non sono esenti da difetti
più o meno grossi. Prima di tutto con la pioggia o il fango i pattini
si consumano istantaneamente e si arriva facilmente a toccare il portapattino.
In queste situazioni ho cambiato gli originali con i RITCHEY di colore
rosso (severe conditions) appositamente studiati per il fango e la situazione
è migliorata un pochino. Il difetto più grosso è l'incredibile
gioco che acquistano i pattini con il tempo; i freni iniziano ad essere
addirittura rumorosi! La cosa più brutta sono le regolazioni: da
nuovi sono semplicissime ma una volta acquistato il famigerato gioco.....AIUTO!
VOTO: 8 appena montati, 4 dopo un anno - AUTORE:
FULVIO - E-MAIL: fucoppo@tin.it
- sommario
Sono un "weekend warrior" ma durante le vacanze mi trasformo
in un biker assatanato (30-40 km al giorno per 20-25 gg) ed è in
questo periodo che ho l'occasione di verificare a fondo la mia attrezzatura.
Ho montato in primavera i freni V-brake XT 99: che dire... Eccezionali!!!
Nessun problema di vibrazione, ottima modulazione, potenza inaudita e scarsa
manutenzione (quel tanto che basta a far si che sia un piacere e non una
tortura).
Freno a disco idraulico anteriore. La prima impressione
che ho ricevuto montando questo tipo di freno è la ridotta pressione
che bisogna esercitare sulla leva per ottenere una buona azione frenante,
potrà sembrare una sciocchezza però se dovete affrontare
un tratto in discesa di circa 10 15 min., non mi venite a dire che non
avete le dita indolenzite…!! Io ho una bici da cross-country dal peso contenuto,(Specialized
fsr xc, con gruppo XTR completo forcella anteriore rock shox sid xc, sella
specialized body geometry comp, canotto sella thompson elite, attacco manubrio
Race Face system, serie sterzo Orbit extreme) il mio peso è di circa
75 kg quindi questo impianto frenante con una bici più pesante e
un biker da 100 Kg si comporta diversamente. E’particolare il rilascio
della leva che non è brusco essendo ad azionamento idraulico, la
leva del mio Magura sembra di semplice plastica nera mentre il supporto
con il serbatoio dell’olio è in lega d’alluminio giallo canarino
(optional kit color alluminio), la pinza è di tipo fisso a singolo
pistoncino anch’essa in lega d’alluminio, bella anche da vedere, il disco
anch’esso in alluminio, con i fori più per limare qualche grammo
che per il raffreddamento, è di 160 mm. In quanto al peso i tecnici
della Magura hanno fatto miracoli il kit completo escluso il mozzo pesa
420gr, veramente contenuto sicuramente in linea con i più moderni
v-brake. La potenza frenante è esuberante, riuscendo a combinare
bene la frenata tra ant. e post. ci si ferma veramente subito e senza fischi!!
(fondo permettendo). Notevolmente modulabile, molto sensibile ma non troppo,
una volta presa la mano (in senso letterale) si riesce ad arrivare al limite
del bloccaggio in tutta sicurezza. Niente cavi d’acciaio, ma un tubo con
olio minerale che non risente d’allentamenti, registrazioni e sfilacciamenti,
davvero manutenzione zero…o quasi, un bel vantaggio. La vera “ficata” concedetemi
la licenza poetica, è la frenata sicura in tutte le condizioni.
Pedalando a tutta su 10 cm di fango (mi è capitato una volta e andavo
a rallentatore….altro che a tutta…) le superfici di frenata sul cerchio
non sono proprio come quando siete usciti da casa tutte linde e profumate,
inoltre con la forza centrifuga gran parte del fango tende a depositarsi
proprio da quelle parti, tutto a discapito della frenata. Non trascurate
i depositi che si formano sui v-brake, non è detto che ci sia solo
fango nella poltiglia aggrappata alla bici, e se ci fosse un sasso pronto
a interferire con i freni…?? Il disco si trova in posizione centrale sul
cerchio e non risente di questo problema, è sicuramente meno esposto
e sarà sempre pronto e costante in tutte le condizioni, facilitando
inoltre l’operazione di smontaggio rapido del cerchio in caso di foratura.
Conclusioni: ottimo acquisto forse ancora un po’ elevato il prezzo (circa
mezzo milione escluso il mozzo e montaggio) ma io sono convinto che tra
breve quasi tutte le full saranno dotate di freni a disco almeno sull’anteriore,
staremo a vedere le novità del 2000.
Possiedo da oltre un anno una mtb front-suspended Cannondale
equipaggiata con i preziosi freni a disco idraulici prodotti dalla stessa
casa. Lo scorso anno l'ho utilizzata parecchio sia dal punto di vista agonistico
(soprattutto granfondo) che escursionistico, ma se si escludono alcuni
particolari periodi in cui tutto funzionava perfettamente, la frenata ha
sempre creato dei problemi.
Il difetto riscontrato è stata una costante
mancanza di potenza frenante localizzata particolarmente nel freno posteriore;
in pratica risulta quasi impossibile il bloccaggio della ruota. A nulla
sono serviti diversi interventi di spurgo del sistema idraulico, la sostituzione
delle pastiglie, la pulizia del disco; inoltre ho notato che la pinza posteriore
era soggetta a sporcarsi leggermente di olio, malgrado ad ogni cambio di
olio venisse anche sostituita la corrispondente ogiva.
Mi trovo quindi costretto ad assegnare un giudizio
alquanto negativo, dato che la frenata è peggiore anche rispetto
ai vecchi freni cantilever ed il confronto con l'altra bici che possiedo,
equipaggiata con gli ottimi Magura HS-33, non è neanche proponibile.
Ho provato inoltre qualche giorno fa una bici identica
alla mia con freni meccanici Formula, il cui prezzo unitario è di
L. 150.000 contro le quasi L 700.000 del mio freno e posso assicurare di
avere provato una grande invidia Spero anche di avere aiuto da qualche
qualche lettore che si sia trovato in una situazione analoga alla mia.
Ho usato questo pneumatico per un intero inverno
sull'anteriore della mia mtb e devo dire che mi ha veramente stupito: la
tenuta e' veramente ottima, lo definirei un copertone al limite del downhill
ma con doti di scorrevolezza piu' che buone per affrontare gran fondo o
escursioni in montagna.Dato il peso e le caratteristiche lo consiglio a
chiunque faccia uso regolare
della bici in inverno su terreni proibitivi
e non certamente per una sgambata sull'argine del fiume quando non piove
da due mesi.
Sono rimasto molto soddisfatto da questa gomma:
rappresenta un compromesso ideale in quanto unisce un buon grip ed un'ottima
tenuta laterale ad una sensazione di scorrevolezza che non mi aspettavo.
A questo aggiungerei il peso decisamente contenuto ed il prezzo vantaggioso
(lo ho pagato £ 35.000!!!!).
Qualche dubbio sui terreni fangosi ma
qui sono in pochi a distinguersi veramente.
Si tratta di ruote ad
uso cross-country prodotte dalla ormai più famosa azienda del settore.
Sono leggere (850 gr. post., 650 gr. ant.) ed hanno un look molto aggressivo;
sono tutte nere, anodizzate, tranne i nippli in ergal e le bussole in acciaio,
con grosse scritte argentate sui cerchi che indicano il modello sui cerchi.
I raggi (a doppio spessore 1.8-2.0-1.8) si inseriscono direttamente nei
mozzi essendo sprovvisti della testa piegata a 90°, sono radiali sia
anteriormente (26) che posteriormente (28) dal lato opposto alla cassetta,
mentre dal lato cassetta sono incrociati in terza; queste scelte rendono
le ruote più rigide, adatte quindi a percorsi relativamente scorrevoli
e quindi crosscountristici. I mozzi ruotano su cuscinetti sigillati e a
mio avviso hanno una scorrevolezza eccellente. I cerchi sono massicci,
con una sezione di 24 x 18 mm (misurati con il metro da sarta) ed hanno
i fianchi rivestiti (purtroppo) da un materiale ceramico che, a detta degli
"esperti", contribuisce in modo sostanziale all' efficienza della frenata.
A mio avviso è sicuramente vero che questo materiale resiste meglio
dell' alluminio al calore ed alla rigatura in presenza di frammenti di
terra, roccia etc. potendo offrire una superficie omogenea e liscia al
tacchetto, ma (ed è il motivo del "purtroppo" di prima) gli scienziati
(o forse gli uomini marketing) della casa francese non si sono accorti
che il materiale in questione non resiste ai colpi delle pietre che volano
qua e là durante una discesa qualunque; il rivestimento salta vanificando
le sue prerogative di scorrevolezza. Inoltre a lungo andare si consuma
anche lui e allora lo spropositato prezzo che sborsi per portarle a casa
ti sembra eccessivo. Peccato, perchè, a parte questo neo, sono un
prodotto di notevole qualità. Ultima nota per gli sganci rapidi,
perfetti, sono leggeri e si aprono e chiudono con estrema velocità
e senza sforzo, offrendo per contro un ottimo serraggio.
Sono gomme di tipo semislick,
presentano una tassellatura triangolare molto bassa e di dimensioni contenute.
Sono leggerissime, con cerchietti in kevlar e pesano poco meno di 500 gr.
l'una. Ho usato queste coperture per una dozzina di gare, sia anteriormente
che posteriormente a pressioni inferiori di 3 BAR, hanno presentato una
buona tenuta su tutti i tipi di terreni tranne che su fango, mentre si
sono rivelati superlativi sul compatto. Elevata è la scorrevolezza,
sorprendente l'assorbimento e la resistenza alle forature anche grazie
alla bassa pressione di utilizzo. La nota dolente di queste gomme riguarda
la durata, in quanto si usurano rapidamente e tendono facilmente a perdere
tasselli in caso di una sgommata
su asfalto.
Concludendo sono
gomme consigliatissime, da usare essenzialmente in gara con basse pressioni
di utilizzo.
Appena viste in negozio
ho capito che i pochi e bassi tasselli le dovevano rendere incredibilmente
scorrevoli. Ebbene lo sono e parecchio. L’unico mio dubbio era se avrebbero
tenuto in curva ai 60 km/h? Per togliermi ogni dubbio le ho montate ed
ho fatto il tour dell’Assietta. La posteriore ha sempre presa sul terreno
anche in fuorisella (si riesce a far slittare solo sulla ghiaia appoggiando
il collo sul manubrio ma basta rialzare il busto per recuperare il grip
perso). L’anteriore tiene bene (anche se una volta in curva in salita sulla
ghiaia mi sono trovato per un attimo con la ruota che se ne stava andando
per i fatti suoi). In conclusione sono due gomme da cross country scorrevoli
come delle semislick ma con l’aderenza delle sorelle tassellate.
P.S.: Volendo si
può accoppiare con un’Alligator gold anteriore (più aderenza,
mantenendo la scorrevolezza).
Sono delle gomme definibili da freeride e
sono disponibili in tre differenti diametri. Sui fianchi hanno dei tassellazzi
paurosi che conferiscono a queste coperture una tenuta in curva quasi da
graffiare il manubrio per terra! Certo la scorrevolezza non sarà
proprio la loro caratteristica più spiccata, ma una volta inforcato
il sentiero che scende verso valle ti bastano due curve per farti dimenticare
quel po’ di attrito patito in salita. Con il posteriore in salita ci si
può dimenare spostando il baricentro oltre il mozzo anteriore e
mantenere aderenza con qualsiasi fondo. Mentre con l’anteriore si possono
azzardare pieghe da motomondiale anche sulla roccia bagnata. State attenti
però a fare le curve con la ruota posteriore bloccata perché
la mescola morbida, che conferisce il grip, le rende anche piuttosto facili
da consumare!
P.S.: volendo si può accoppiare
con una Python gold posteriormente (l’accoppiata è più scorrevole).
Utilizzo la MTB su percorsi sterrati tecnici, spesso
molto ripidi. Ho sempre usato pneumatici tassellati Tom Ritchey Force o
MegaByte con estrema soddisfazione e sono passato recentemente ai Michelin
Wildgripper. Il mio giudizio sul pneumatico anteriore è totalmente
negativo. La fila centrale di tasselli è strettissima e le due di
fianco sono molto distanti e sempre strette (longitudinalmente) inoltre
non c'è continuità di appoggio tra le file, fatto invece
molto importante. Di conseguenza la bici tende a scartare lateralmente
con estrema facilità, come se fosse in bilico, dando la pessima
idea di non tenere la strada minimamente, inducendo ad una totale mancanza
di fiducia, soprattutto in curva, col risultato che si va molto più
piano e sempre stressati. Questo comportamente nervoso è molto evidente
soprattutto sullo sterrato viscido. Anche in piega, addirittura sull'asfalto,
c'è un passaggio brusco alla fila laterale di tasselli con sensazione
fortemente negativa. Ancha causa di ciò mi è capitata una
caduta che avebbe potuto essere mortale proprio in asfalto in uscita di
curva: il pneumatico non ha tenuto o perché incapace, o perchè
surriscaldato o perchè avevo forato. Ma anche questo è un
ulteriore fatto negativo: da quando uso questi pneumatici mi capita con
enorme frequenza di forare in modo strano, spesso su normalissimo asfalto
e non per spine o altro: si tratta di strane pizzicature da una parte sola,
mai capitate in vita mia con i pneumatici Ritchey. Michelin definisce questi
pneumatici adatti a terreni medi e morbidi. In realtà solo se il
pneumatico affonda totalmente (terreni morbidi) i difetti sopra detti non
si notano. Ciò non toglie che nessuna bici percorrerà SOLO
tratti fangosi o su sabbia e comunque un comportamento del genere è
assurdo e pericoloso. Inoltre, considerando la gamma Michelin, l'unica
alternativa sono i semi-slick che però su terreni accidentati, sconnessi
e pietrosi molto tecnici offrono poca presa sia laterale che in frenata
per cui è normale ricorrere ai tassellati. Insomma, o fate solo
fango e terra molla o vi consiglio caldamente di non comprarli! Quanto
a me li butterò via, la pelle vale di più!
Sono le famigerate semi-slick che spopolano tra i racer
incalliti. Il modello da me usato è quello con cerchietti in acciaio.
Queste gomme sono a mio giudizio perfette per gli sterrati molto compatti
in quanto la loro scorrevolezza è eccezionale soprattutto per chi
è abituato ai tasselloni delle coperture tradizionali per la mtb.
La trazione in salita rimane comunque accettabile a patto di non incappare
in terreni scivolosi. Ed ecco il rovescio della medaglia: se il terreno
è smosso l'aderenza diventa quasi nulla e la tenuta in discesa scarseggia
abbondantemente. Soprattutto il pneumatico anteriore non infonde grande
sicurezza in curva. Il prezzo è abbordabile ma non per la versione
"WCS". Consiglio l'uso di queste gomme a chi gode di un buon "manico" in
discesa. Rimangono comunque ottime per chi alterna gli allenamenti tra
asfalto e sterrato.
Sono un "weekend warrior" ma durante le vacanze mi trasformo
in un biker assatanato (30-40 km al giorno per 20-25 gg) ed è in
questo periodo che ho l'occasione di verificare a fondo la mia attrezzatura.
Ho montato in primavera le gomme SpeedMax (Alpha e Omega) e questi sono
i mei commenti in proposito: buona tenuta ma scarsa durata. In pratica
dopo una settimana di strade sterrate e sassose ho dovuto sostituire la
posteriore dato che era scomparso il battistrada ed era diventata visibile
la tela!!! Ho montato la gomma che usavo prima, la SpeedMax 2.0 (quella
con uguale disegno davanti e dietro) che si è rivelata molto più
resistente (è ancora montata) con tenuta praticamente identica.
Buona invece la gomma anteriore.
Utilizzo queste gomme per sterrati molto tecnici, sovente
in condizioni di scarsa aderenza. Al primo impatto visivo i tasselli non
molto larghi possono dare dei dubbi, ma una volta in sella si apprezzano
le doti di tenuta. In salita la trazione è eccellente anche sui
fondi ghiaiosi a patto di rimanere seduti in sella. Nelle discese tecniche
l'anteriore dà una grande sicurezza (sezione 2.1) sia in curva che
in frenata. Il consumo del pneumatico non è elevatissimo, ma ciò
dipende molto dallo stile di guida. Credo che rappresenti un ottimo acquisto
a patto di non prendere la versione MADE IN JAPAN che costa il doppio delle
altre.
Di primo equipaggiamento sulla mia Gary Fischer, con
buon grip in fuoristrada il posteriore, a patto di girarlo per il verso
giusto: di serie era montato nella posizione downhill (anche nella bici
di un mio amico), girandolo nella posizione cross country, si arrampica
decisamente bene anche alzandosi sui pedali. Io sono un biker della domenica
(del sabato a dire il vero) e supero i 100 Kg. di peso; ebbene sono riuscito
a percorrere 6 Km. di sterrato col posteriore completamente a terra per
rottura della valvola (la camera di scorta era appena stata utilizzata
nell'anteriore forato contemporaneamente), e non ho avuto il benchè
minimo cedimento nella carcassa: a distanza di sei mesi continuo a utilizzarla
senza particolari problemi. L' inconveniente che continuo ad avere sono
le foratura di entrambe le gomme: io do la colpa al mio peso. Ho provato
a gonfiarle a 2, 3, 4 atmosfere, sempre senza risultati. Probabilmente
la mescola è troppo morbida e permette facili intrusioni di spine
e di pietre acuminate. Adesso ho spaccato l'anteriore e l'ho dovuto cambiare;
non trovandone di uguale ho optato per gli IRC MITHOS. Buono il mio giudizio
sull'utilizzo in asfalto piano, un po’ meno nelle discese. Ottimo
su sterrato sia tecnico che veloce: in discesa non si perde mai il controllo
della bici (che non ci sia lo zampino della geometria Genesis ?). Sul fango
non ho avuto modo di provarli, sulle pietre del fondo dei ruscelli la trazione
è sempre eccellente.
Coperture adatte ad ogni fondo, affidabili e durature
sopratutto montate sulla ruota posteriore hanno buona trazione e frenata,
inoltre hanno una buona resistenza alle forature, ottima per il modello
Snake Bite Protection che però pesa di più della versione
normale (700g a fronte di 580g). Ottimi anche su asfalto permettono buone
pieghe e staccate, difetto principale è il prezzo, una leggera difficoltà
a scaricare il fango argilloso (quello rosso per intenderci) e la rigidezza
sui percorsi molto sconnessi (fastidi al sedere!). P.S. (anche io sono
malamente caduto sull'asfalto con i michelin Wildgripper, che brutta gomma!).
PNEUMATICI PANARACER MACH
SS E SK 26x1.95" versione '98
11 novembre 1999
Ho trovato queste gomme semislick sulla mia Lee Cougan
Revenge Pro quando l' ho comprata(aprile 99) e ne sono entusiasta. Le trovo
incredibilmente scorrevoli su asfalto e su terreni compatti e avendole
provate a lungo in tutte le condizioni meteo e ad ogni pressione (da 2
a 3.5 bar) posso dire di non avere mai bucato (tranne una volta che sono
salito su un marciapiede un po' troppo spigoloso e con la gomma troppo
sgonfia). L' anteriore, artigliata di lato e diamantata al centro, e' dedicata
esclusivamente ai terreni già detti (guai ad usarla in single track
fangosi e tecnici per cui uso un'altra gomma). La posteriore, abbastanza
artigliata anche al centro del battistrada, si e' rivelata più versatile,
più multi-purpose, infatti la uso sempre e non l' ho ancora cambiata
anche se soffro un po' con il fango.
VOTO: Mach SS (anteriore): 8 su strada/compatto
- 4 in altre condizioni
Mach SK (posteriore): 8,5 su strada/compatto - 7,5 in
altre condizioni
AUTORE: LUCA - E-MAIL: ls_sp_bs@hotmail.com
- sommario
La splooge è una camera d’aria speciale con all’interno
un liquido autovulcanizzante, tipo Fast per intenderci, che in caso di
foratura uscendo ripara automaticamente la camera d’aria. Io uso le splooge
da due anni su tutte e due le mie mtb (una front e una full) e da allora
ho dovuto fermarmi solo una volta a cambiare la camera d’aria perché
avevo preso un vetro. In questo periodo di utilizzo ho riscontrato l’eliminazione
totale delle forature da spine e da pizzicatura. Bisogna dire che tendenzialmente
tengo la pressione delle gomme abbastanza alta: sulle 3,5 – 3,7 atmosfere
sulla front, qualcosa meno sulla full. Se l’oggetto tagliente è
troppo grosso (nel mio caso un pezzo di bottiglia) non c’è niente
da fare e bisogna sostituire la camera d’aria, devo dire che una volta
a casa ho riparato la camera con una classica pezza (circa 1 anno fa) e
sto continuando tuttora ad utilizzare la camera. Altro difetto: l’attacco
della valvola non è filettato ma ricoperto di gomma e se la pressione
è troppo bassa la camera d’aria tende a ruotarsi con l’uso e se
non ci si accorge si corre il rischio di strappare la valvola (è
successo a un mio amico).
Considerazioni finali: un buon prodotto nel complesso
solo un po’ più pesante di una camera d’aria standard (peso da me
rilevato: 205-210 grammi).
Ottimo prodotto, facile da regolare e versatile da tarare,
potete cambiare la molla o gli elastomeri a seconda del vostro peso o stile
di guida, manutenzione facile, pulire ed ingrassare come del resto bisogna
sempre fare con le forcelle. Il solo punto dolente e' l'usura, dopo 3/6
mesi di uso disperato cominciano a svilupparsi movimenti laterali e avanti,
indietro, esiste comunque un kit di ricambio. Chiunque voglia divertirsi
e stare seduto anche dove ora deve stare sui pedali deve comperare questo
prodotto, in meno di 5 minuti potete sempre mettere il tradizionale reggisella,
ogni gara od escursione merita il giusto reggisella. La Rock Shock ha praticamente
copiato ed il loro prodotto non e' migliore. Se siete degli agonisti scegliete
sempre il prodotto piu' caro, e' anche il migliore. Non conosco il prezzo
in Italia, qui negli USA si puo' avere per meno di 100 $, se volete sapere
o conoscere novita' da oltreoceano potete contattarmi, saro' ben contento
di fornire segreti e spiegazioni sul mondo della MTB negli USA. Sono un
agonista e cerco di mantenere alto e pulito il nome dei bikers italiani.
Ciao a tutti da Massimo.
Sono un cosiddetto "weekend warrior" e lo scorso anno
sono stato affetto da una fastidiosa prostatite che mi ha tenuto fermo
per due mesi. A causa di ciò ho cominciato a girare su Internet
finchè non ho trovato sul sito Specialized le loro selle BODY GEOMETRY
SPORT e COMP. A dicembre '98 un amico pilota mi ha portato dagli USA la
sella modello SPORT che in Italia non era ancora disponibile (oggi lo è)
e l'ho trovata subito eccezionale per comfort. Il solo problema è
il peso: 420g. Lo stesso amico mi ha comprato la settimana scorsa il modello
COMP che non è importato in Italia (anche se c'è scritto
Made in Italy). Quest'ultimo modello pesa 270g, è più stretto
ed è comunque comodissimo. Consiglio caldamente queste selle a tutti
i biker con problemi analoghi ai miei. Il costo della SPORT è intorno
ai 40$, la COMP circa 100$.
Sono quasi introvabili nei negozi italiani
ma sono assai facili da trovare sul net e negli States (dove si trovano
anche dal panettiere). Sono espressamente da discesa ma, se non si è
fissati con la bilancia, vanno bene anche da cross country. Lo speciale
di queste manopole è che la parte di gomma morbida, materiale con
cui sono costruite tutte le manopole da mountain, è incollata su
di una base di plastica rigida. Alle due estremità la manopola ha
delle appendici che si incastrano in due anellini di alluminio. Il manubrio
scivola senza problemi dentro alla manopola (non serve più l’alcool)
quindi l’unica cosa che non lascia girare la manopola è la piccola
vite a brugola posta in ogni anellino di alluminio. Basta stringere con
delicatezza (le viti sono molli e molto facili da rompere) le due vitine
e la manopola resta fermata sul manubrio. Una volta fatto questo è
impossibile che la manopola si muova, ma, attenzione: conviene controllare
periodicamente che le due viti siano chiuse perché, se si dovessero
mollare, la manopola girerebbe senza alcuna resistenza e vi trovereste
in un secondo con la faccia per terra.
La Newk è una ditta californiana che produce
esclusivamente prolunghe manubrio, visibili nel sito: http://www.newkbike.com/.
Il prodotto più singolare sono le prolunghe multiple, come appunto
le 510, ovvero fornite anche della curva bassa, tipica delle bici da strada.
Io le uso da un anno e mezzo e devo dire che, a dispetto delle terrificanti
recensioni lette su riviste e gruppi di discussione in rete, le ho trovate
molto utili in alcune circostanze. Chi fa raid o lunghi spostamenti su
asfalto non potra' non apprezzare le enormi possibilità di cambiare
posizioni delle mani, mentre la migliore aerodinamica permetterà
nelle stesse situazioni una velocità decisamente superiore, specialmente
in caso di vento (sempre...) contrario.
Il discorso cambia per i bikers amanti delle discese
mozzafiato, dove le curve basse sono sicuramente d'impaccio, rendono lo
sterzo più pesante e potrebbero essere addirittura pericolose. Quindi
un prodotto adatto specialmente a chi come me arriva alla mountain bike
dalla bici da strada e che si accontenta di fare escursioni fuoristrada
assolutamente turistiche e tranquille, magari dopo 20 o 30 km d'asfalto;
gli altri sappiano che in ogni caso si possono smontare e rimontare in
10 secondi. La loro effettiva utilità dipende dalla geometria della
bici, che nel caso delle mountain bike è estremamente variabile,
quindi non è detto che montandole si riesca a replicare la posizione
"stradale" alla quale si è abituati (che del resto non è
adatta neanche per un fuoristrada tranquillo). Ovviamente pesano un pò,
costano molto e non mi risultano distribuite direttamente in Italia , in
compenso sono molto ben fatte. La confezione comprende 6 tappi in plastica
per chiudere tutte le aperture dei tubi.
In bici è importante ridurre peso e ingombri,
caratteristiche purtroppo tipiche di una buona serie di attrezzi. Per questo
sono nati i miniattrezzi multifunzioni. Il loro maggior difetto é
di solito la dimensione ridotta, che impedisce di esercitare un forza notevole.
Per questo motivo il Power 21 mi é sembrato particolarmente intelligente
in quanto consiste di 2 attrezzi separati collegabili insieme in modo da
poter esercitare una buona forza. Altro vantaggio é quello di disporre
di 2 attrezzi separati, che permettono di eseguire molti lavori impossibili
con uno solo. Complessivamente il Power 21 dispone delle seguenti possibilità:
Chiavi Allen (le brugole, per intenderci...) da
2 - 2,5 - 3 - 4 - 5 - 6 e 8 mm.
Chiavi fisse esagonali da 8 - 9 - 10 - 14 e 15 mm.
Un cacciavite piatto di piccole dimensioni.
2 chiavi per i raggi (14 e DT).
Uno smagliacatena universale (che funziona...).
I 2 attrezzi sono contenuti in un borsino in neoprene,
poco più grande di un pacchetto di sigarette, fornito di anello
in nylon e cinghia con velcro per fissarlo sulla bici. Questo borsino é
robusto abbastanza da poter essere usato come guanto protettivo durante
i lavori più duri. Al suo interno troviamo anche 2 decenti leve
per i copertoni, un uncino di metallo per tenere tesa la catena durante
lavori di "smagliatura", un pezzetto di carta abrasiva per camera d'aria
e 3 toppe del tipo autoadesivo. Veramente niente male per 220 grammi tutto
compreso. I materiali usati sembrano eccellenti e la precisione delle chiavi
é più che sufficiente. Ora veniamo ai compromessi....cacciavite
e chiavi Allen (eccetto quella da 6 mm) sono molto corti, per cui non riescono
a raggiungere viti o bulloni incassati più di 5 mm. Tutte le chiavi
esagonali, eccetto quella da 15 mm per i pedali, sono del tipo a bussola
(in pratica sono dei fori esagonali) preferibili al tipo aperto poiché
abbracciano tutte le 6 facce del dado permettendo di esercitare un forza
notevole senza rischio di rovinare nulla ma non in grado di lavorare su
certe configurazioni. Come optional sono disponibili 2 chiavi aperte per
il gruppo sterzo, capaci di lavorare su esagoni da 32 e 36 mm. Queste vanno
applicate ai 2 attrezzi principali ed entrano nel borsino aumentandone
il peso di circa 100 grammi. Io le ho trovate molto utili poiché
la regolazione del gioco dello sterzo é una operazione relativamente
facile e veloce che dovrebbe essere eseguita appena se ne presenta la necessità...anche
in viaggio...un ritardo nell'effettuare questa operazione può costare
caro.
Decisamente il computer più valido e ben funzionante
fra gli innumerevoli da me persi e/o distrutti. Anzitutto permette di memorizzare
2 differenti diametri di ruota così lo potete usare su 2 bici differenti
(l'attacco per la seconda bici è disponibile come optional). Si
monta senza attrezzi, tramite anelli di gomma elastica in grado di abbracciare
anche le forcelle ammortizzate più grosse. Il display é ben
leggibile ed oltre alla velocità (fino a 300 - dico trecento- km/h,
così in discesa potete andare forte...) puo' mostrare a scelta:
la distanza percorsa separatamente dalle 2 differenti
bici;
la distanza totale (somma delle precedenti);
il tempo totale pedalato dall'installazione;
il tempo giornaliero;
l'ora;
la distanza giornaliera;
la velocità massima giornaliera;
la velocità media;
la cadenza di pedalata (non disponibile sulla versione
economica 800 né se si adotta la configurazione senza fili. Richiede
comunque l'apposito sensore che è optional);
il tutto è azzerabile separatamente o tutto
insieme, e quando cambiate la batteria è possibile riscrivere i
km percorsi precedentemente e far ripartire il conteggio da quel punto.
Un apposito segnalatore indica se la velocità attuale è superiore,
inferiore o uguale a quella media. Il computer è predisposto per
un eventuale collegamento senza fili (fornito come optional), è
a prova d'acqua ed è garantito per un anno. Se avete una sola bici
potete comprare il BC 800 che può memorizzare un solo diametro ruota
ma per il resto è perfettamente uguale e costa meno.
Difetti? le istruzioni, multilingue ma criptiche...meglio
fare da soli. L'ho visto anche in alcuni ipermercati, in un blister anonimo
dove si dice che il display è illuminabile: non è vero, ma
compratelo lo stesso...
E' uno zaino per escursionismo "veloce" (e con poca
roba dietro), ideale, secondo me, per la bici, la capacità dichiarata
e’ di 27 lt. e pesa 1,1 kg. E’ realizzato con un buon tessuto (Duratec)
trattato antiacqua con buone finiture. E’ fornito di tasche di rete sui
fianchi per eventuali borracce o quantaltro, con elastici ma senza cinghie
di fermo (utili durante discese tecniche), un cinghietto dovrebbe assicurare
il fissaggio di una pompa peccato che tutte quelle presenti oggi sul mercato
sono troppo corte, per cui una volta messe nella tasca la loro parte superiore
non può essere bloccata. Ha una tasca esterna in basso che contiene
una rete la quale, estratta e fissata con quattro fettucce, contiene il
casco (e’ regolabile per le varie forme o taglie che quest'ultimo potrebbe
avere). Un’altra tasca, nascosta sotto il fondo, contiene una pratica copertura
antipioggia (che funziona). Sempre esteriormente, in alto, vi e’ un’altra
tasca per portafoglio, chiavi etc. L’apertura dello zaino è a cerniera,
dall' alto e permette l’accesso al volume vero e proprio. Vi stanno un
pile, i pantaloni della tuta, una mantella, due borracce, un berretto,
un copertone di scorta, barrette varie, un paio di panini (questa e’ la
roba che ci ho messo io), avanzando ancora un po' di spazio .
La vestibilita’ e’ ottima, gli spallacci sono larghi
ma piatti, vi sono una cinghia di fissaggio al torace ed una classica in
vita (la cui chiusura pero’ si allenta (si deve fare un nodo, bruttino
a vedersi); lo zaino non poggia direttamente sulla schiena perche’ due
stecche di metallo (sottili e leggere) ne piegano il dorso lasciando ad
una rete, ben fatta, il compito di rimanere a contatto con la schiena.
Le stecche sono asportabili per il lavaggio dello zaino.
Il test e’ avvenuto sia sotto pioggia torrenziale
che con tempo variabile, lungo sentieri tecnici e discese impegnative.
Il risultato è positivo perchè i movimenti non vengono ostacolati
e l'aderenza al corpo è molto buona, devo ancora verificarne la
praticita’ durante lunghe salite sotto il sole (spero mai) e comunque direi
che si tratta di un accessorio utilissimo per chi fa giri di un certo impegno
magari sulle alpi o con situazioni meteo instabili su lunghi tragitti o
d’inverno.
Frequentando discese assai impegnative mi
son detto "perché non acquistare qualche bella protezione"? Ed eccomi
in negozio a scegliere un bel paio di parastinchi con ginocchiere integrate.
Fra le tante proposte ho scelto la più costosa, forse condizionato
dal pensiero diffuso che se una cosa costa tanto allora vale tanto. Si
tratta di due pezzi sagomati di materiale sintetico bianco cuciti ad una
struttura imbottita (sempre di materiale sintetico) che si fissa alla gamba
per mezzo di fasce elastiche con chiusura a velcro; una fascia si avvolge
intorno alla parte inferiore della coscia poco sopra il ginocchio, altre
tre si avvolgono intorno al polpaccio dando una buona sensazione di avvolgimento
e protezione. Il motivo principale dell’acquisto è stato quello
di proteggermi dalle pedalate sugli stinchi che puntualmente mi prendevo
ad ogni uscita (mi sono reso conto in seguito che questo dipendeva dal
fatto che non usavo ancora i pedali a sgancio rapido!) Il ginocchio comunque
è una parte molto delicata e bisogna proteggerla con attenzione
non solo dalle cadute ma anche dalle pietre che spesso volano di qua e
di là magari tirate su dall’amico che precede sul sentiero. La linea
di protezioni della Dainese, forte della grossissima esperienza in campo
motociclistico, son quanto di meglio si possa trovare sul mercato, sono
prodotti costruiti con cura e con ottime finiture e dalla lunga durata.
In questo caso specifico però vi
è un grosso difetto che fa rimpiangere di aver speso una bella cifretta
per l’acquisto ed è che la protezione immancabilmente scivola giù
dal ginocchio girandosi e dando fastidio al movimento delle gambe. Non
è tanto una pecca del produttore quanto la fisiologia della gamba
stessa, affusolata e sempre in movimento che impedisce di fissarvi alcunchè.
Quello che penso è che l’unica
soluzione per avere delle protezioni efficaci sia quella delle protezioni
integrate nel vestiario (in questo caso i pantaloni). La spesa necessaria
sarà sicuramente maggiore ma ne varrà veramente la pena,
altrimenti consiglio di rivolgersi a prodotti meno blasonati, forse esteticamente
meno attraenti ma sensibilmente meno costosi.
Sono guanti da free-riding a dita lunghe,
a mio parere molto belli. La calzata è ottima ed è favorita
da una chiusura a velcro sul dorso della mano per fissare il guanto non
solo sul polso ed una chiusura sempre a velcro sul polso stesso. La parte
inferiore è in pelle con rinforzi sul palmo e sulla punta di pollice,
indice e medio. Superiormente un tessuto sintetico fa da supporto a rinforzi
sulle nocche. Il polsino è in neoprene in modo da avere un calzata
molto aderente. Che dire… sono assolutamente dei bei guanti, sensibili,
leggeri, belli, oddio siccome nessuno regala niente costano una cifra,
80.000 quattro anni fa, però durano… purtroppo il sito della Qranc
è al momento non disponibile, so però che è in produzione
un modello chiamato DH pro, è similare ai Quake senza la regolazione
sul palmo (che mi è sebrata poco efficace) e con rinforzi più
ampi.
Sono scarpe da escursionismo e freeriding,
con colori sobri, una suola robusta e buone finiture, sono basse e non
offrono quindi protezione alla caviglia ed ai malleoli. L’allacciamento
è classico a stringhe, queste, una volta allacciate, possono essere
fermate con un elastico (chiamato Lace Lock), evitando di dover ricorrere
a venticinque contronodi per impedirne la slacciatura. Sono compatibili
Shimano SPD e dotate di una placchetta di plastica dura da usare per coprire
le bussole di aggancio delle tacchette, nel caso non le si volesse usare.
La scarpa nel suo complesso è robusta e, non so se solo per fortuna,
non mi ha mai dato nessun problema di calzata, sono comode anche dopo molte
ore di utilizzo, non solo per pedalare ma anche per camminare (portando
la bici in spalla per esempio), la suola ha un’ottima presa ed offre un
ottimo rapporto fra rigidità e comfort; inoltre la loro forma ed
estetica si adattano perfettamente anche ad un uso “sportivo-cittadino”,
camminando per il corso le tacchette non si sentono quasi e comunque ci
si abitua subito. Pesano ca. 580 grammi l'una e costano circa 150.000 Lire.
Il giudizio globale è molto buono, l’unico neo è che se non
si usano le tacchette e si lasciano gli inserti di plastica che coprono
le bussole di fissaggio non si ha un buon comfort perché queste
sono di plastica dura, la scarpa tende quindi a scivolare sul terreno e
da’ una sensazione “sdruciolevole”.
Si tratta di una mantella stile K-Way, per intenderci,
ovviamente di Gore Tex®, e’ leggera e si ripiega in un’apposita
tasca con cerniera, una volta piegata la si fissa in vita come un marsupio,
non vedo pero’ questa soluzione molto pratica per chi va in bici, direi
che la solita tasca posteriore della maglia vada meglio. La mantella e’
tagliata in maniera da coprire abbondantemente il fondoschiena andando
a coprire in parte anche il sellino. Le maniche hanno due automatici ai
polsi per regolare la chiusura piu’ o meno stretta, la mantella si chiude
frontalmente con una cerniera coperta a sua volta da una doppia striscia
con automatici.
I pannelli che compongono il capo sono
termosaldati e cuciti, le cuciture sono ridotte al minimo (piu’ cuciture
ci sono piu’ e’ difficile rendere impermeabile un capo). Sui fianchi due
elastici aumentano la vestibilità. Non ci sono tasche se non quella
posteriore, capiente e con cerniera dove trova posto il cappuccio, venduto
separatamente.
Il cappuccio e’ provvisto di visiera nello
stesso tessuto, si fissa al colletto della mantella con una striscia di
velcro, e’ tagliato in maniera da coprire anche la bocca una volta chiuso
tramite velcro; un cordino elastico permette di regolarne l’apertura anteriore.
La giacca ha funzionato perfettamente
e dopo 40 km sotto la pioggia i vestiti erano asciutti. Unico neo e’ proprio
il cappuccio che, se da un lato offre le stesse qualita’ di protezione
dall’acqua dall'altro non si fissa bene alla giacca (il velcro e’ molto
versatile ma non per usi del genere), la visiera e’ inutile perche’ copre
troppo la vista e non mi vedo neanche a pedalare con il cappuccio chiuso
a coprire la bocca.
Per concludere consiglio di prenderla
non troppo giusta come taglia per potervi mettere sotto un pile od un maglione
in caso di freddo intenso. Inoltre si tratta di un capo non adatto a folli
discese nei boschi, la sua resistenza a strappo, sebbene maggiore delle
normali mantelle antipioggia, non e’ massima.