APPROFONDIMENTO SU GIUSEPPE TERRAGNI E IL RAZIONALISMO ITALIANO

Dopo la prima guerra mondiale si diffonde nell'architettura italiana un nuovo linguaggio classicheggiante grazie all' opera artistica di De Chirico ed alle realizzazioni di Giovanni Muzio, iniziatore del movimento del Novecento. In questo clima gli architetti italiani Sebastiano Larco, Guido Frette, C. Enrico Rava, Adalberto Libera, Luigi Figini, Gino Pollini e Giuseppe Terragni, decidono di formare un gruppo che dal numero degli aderenti prenderà il nome di "Gruppo 7". Questo Gruppo puntualizza e diffonde le proprie idee sulla storia dell'architettura e la progettazione attraverso tre articoli pubblicati sulla rivista "Rassegna italiana" nel Dicembre del 1926, nel Febbraio e nel Marzo del 1927 (scritti che saranno in seguito ripubblicati nel 1935 sui numeri di Marzo e Aprile della rivista "Quadrante"). L'obiettivo prioritario della ricerca del "Gruppo 7" sta nella volontà di mediare la tradizione del classicismo italiano con la logica strutturale della macchina, ossia di creare una sintesi tra la statica del linguaggio novecentista di Muzio e la dinamica della forma industriale di LeCorbusier e più in generale del Futurismo. Rifacendosi ai movimenti europei del Deutsche Werkbund e del Costruttivismo Russo, il Gruppo affronta fin da subito il tema progettuale dell'insediamento industriale come dimostrano i primi progetti del comasco Giuseppe Terragni (Meda 1904, Como 1943), sicuramente l'esponente più significativo dei Sette.

Nel 1927 Terragni elabora i progetti "l'officina per la produzione del gas" e "la fabbrica dei tubi di acciaio". In entrambe queste due opere, ispirandosi con tutta probabilità ai progetti di Walter Gropius del padiglione del Werkbund a Stoccarda (1914) e degli edifici del Bauhaus a Dessau (1925/'26), l'architetto comasco elabora un linguaggio teso a scomporre il volume unitario in una serie di blocchi funzionali, a volte anche dissonanti, aggregati in modo da non costruire una scatola chiusa.

Ma è solo nell'anno successivo che Terragni si afferma professionalmente con la realizzazione a Como dell'edificio per appartamenti "Novocomum", che per le sue dimensioni fu subito soprannominato "il Transatlantico".

                  

                                                              

Questo edificio rappresenta il primo organico esempio di architettura razionalista in Italia: si sviluppa per una lunghezza di 63,50 M ed una altezza di cinque piani; l'impianto planimetrico è a pettine e la struttura portante è a scheletro con travi e pilastri in calcestruzzo armato. Il carattere di novità di questa architettura, che al suo nascere suscitò parecchie critiche, non sta tanto nella tipologia tradizionale dell'impianto planimetrico, quanto piuttosto nella particolare soluzione degli angoli della facciata principale. "Mentre gli angoli dell'edificio- dice Frampton nella sua "Storia dell'Architetura Moderna" (pag.238)- avrebbero dovuto essere rinforzati in accordo con il canone classico, essi erano drammaticamente troncati in modo tale da lasciare a vista dei cilindri di vetro, il cui coronamento era costituito dal massiccio peso della soletta superiore aggettante e il cui nesso all'interno della composizione era dato dagli sporti dei balconi al terzo piano e dalla massa del secondo piano. Questa soluzione naturalmente aveva maggiori debiti con il Costruttivismo russo che con il Purismo, dal momento che il progetto iniziale di Golosov per il club operaio Zuyev, portato a termine a Mosca nel 1928, ne costituiva il più esplicito antecedente".

Nel 1930 il "Gruppo 7" confluisce insieme agli altri esponenti del razionalismo italiano nel M.I.A.R.(Movimento Italiano per l'Architettura Razionale), movimento che ebbe breve durata in quanto fu presto minato dalla reazione culturale. L'anno successivo il "Gruppo 7" espone per la terza volta nella galleria del critico d'arte Pietro Maria Bardi, il quale scriverà provocatoriamente nel pamphlet "Rapporto sull'Architettura (per Mussolini)" che solo l'architettura razionalista può esprimere i principi rivoluzionari del Fascismo. La reazione del Sindacato Nazionale degli architetti, influenzato dalla persona di Marcello Piacentini, non si fa attendere. Dopo sole tre settimane dall'inaugurazione ufficiale della mostra romana, il Sindacato toglie il proprio appoggio dichiarando pubblicamente che l'architettura razionalista è incompatibile con la volontà di una degna celebrazione dei fasti del Fascismo. La spinta rivoluzionaria del razionalismo ben presto si spegne e lo stile "littorio" di Marcello Piacentini diviene il linguaggio architettonico ufficiale del partito. Questo linguaggio prende forma concreta nel 1932 quando Piacentini progetta la nuova sede dell'Università di Roma. In quello stesso anno Terragni ultima il progetto della "Casa del Fascio" di Como, opera simbolo del razionalismo italiano nonché - come dice Zevi - "pietra miliare dell'architettura moderna europea".

            

 

I primi studi per la realizzazione di quest'opera risalgono al '28 e mostrano fin da subito la volontà dell'autore di voler organizzare lo spazio sul modello tradizionale del palazzo. Nella versione definitiva Terragni sottolinea il ruolo monumentale dell'edificio costruendolo sopra un basamento sull'esempio del padiglione di Mies van der Rohe a Barcellona La "Casa del Fascio" appare come un organismo compatto a pianta quadrata di 33m di lato che si sviluppa per una altezza di quattro piani pari a 16,60m (metà del lato di base) difronte all'abside del Duomo della città di Como. La modularità razionale dei pieni e dei vuoti delle facciate sono proporzionati secondo le regole della sezione aurea e mostrano, tranne che nel fronte a sud-est, la presenza della grande corte interna della sala delle adunanze. Particolare attenzione viene data al dimensionamento della struttura portante rivestita di marmo botticino in quanto gioca un ruolo importante nella definizione della composizione generale dell'edificio. Questo edificio è il primo esempio in Europa di progettazione integrale, lo stesso Terragni, infatti, progetta non solo il volume archittetonico nei minimi dettagli ma anche tutti gli arredi interni nella consapevolezza che anch'essi si devono armonizzare con lo spazio che li ospita. Nel 1934, ad eccezione del progetto di Persico e Nizzoli per la sala delle Medaglie d'oro alla mostra dell'Aeronautica Italiana a Milano, le realizzazioni del razionalismo italiano mostrano una progressiva compromissione stilistico-formale con il modernismo e lo storicismo reazionario.

Terragni continua a lavorare con Cesare Cattaneo e Pietro Lingeri alla ricerca dell'integrazione razionalista tra la forma concettuale, quella strutturale e quella simbolica. Nel 1936 muore Persico e Pagano inizia a collaborare con Piacentini per il piano dell'esposizione Universale di Roma del 1942, intervento voluto da Mussolini per costruire il cuore della terza Roma. Il risultato finale di quest'opera urbana è la realizzazione di una serie di architetture monumentali in stile neoclassico. Al dilagante clima reazionario si contrappone l'interesse dell'industriale Adriano Olivetti per la moderna architettura dei razionalisti. In quello stesso anno,infatti, l'industriale torinese incarica Figini e Pollini, progettisti della Casa Elettrica per l'esposizione della Triennale di Milano del '30, di realizzare una serie di edifici per l'Olivetti d'Ivrea. Nel 1937 Adriano Olivetti invita Figini e Pollini ed i B.B.P.R. (Banfi, Belgioioso, Peressuti e Rogers) ad elaborare il Piano Urbanistico per la Valle d'Aosta. Contemporaneamente Terragni, Lingeri e Cattaneo partecipano al "concorso del palazzo Littorio" con i due progetti A e B (1937) ed al "concorso del palazzo dei congressi all'Eur" di Roma (1938). Tra i due progetti per il palazzo Littorio di Roma il B è forse il meno monumentale dal momento che si distingue per i suoi volumi dissonanti e distinti. In questa proposta, inoltre, viene eliminata l'enfasi gerarchica del primo progetto nel tentativo di riportare il discorso compositivo ad una più rigorosa impostazione razionale.

 

 

La proposta per il palazzo dell'Eur si caratterizza per un impianto planimetrico nel segno della poetica moderna. Anche il progetto presentato in secondo grado non altera la planimetria originaria ma la semplifica trasformando la sala congressi in un ovoide. Lo scheletro in calcestruzzo armato si distacca dal fronte principale proponendo un ritmo di pilastri binati che ci ricondurrebbe alla classicità se non fosse per l'asimmetria degli scomparti posti alle due estremità.

Sempre nel 1938 Terragni elabora il progetto per il "Danteum", monumento al "divino poeta" Dante Alighieri, pensato come abbellimento monumentale della via dell'Impero aperta da Mussolini nel mezzo del centro storico di Roma.

Sala dell'inferno:

Sala del purgatorio:

Sala del paradiso:

Selva oscura:

Questo edificio vuole essere una metafora architettonica delle tre Cantiche dantesche: l'Inferno, il Purgatorio ed il Paradiso. E' costituito da una struttura muraria a labirinto che progressivamente si dipana fino a dissolversi nella trasparenza delle colonne di vetro della sala del Paradiso. Nel Danteum è presente l'idea di una architettura trasparente come sublimazione dell'ideologia futurista che voleva proiettare la strada nella casa e viceversa. La ricerca della trasparenza nella composizione architettonica ritorna anche nel progetto della "Casa Rustici a Milano" (1936/'37).

                         

In questo edificio residenziale, tuttavia, la trasparenza diviene concettuale grazie all'utilizzo di due masse parallele verticali tra cui si interpone il vuoto ritmato dalle logge orizzontali di collegamento, espediente già sperimentato nel 1931 per il "Monumento ai Caduti"di Como. Questa soluzione formale subisce una rotazione asimmetrica nella proposta per l'E. 42 e si ripropone più compatta nella "Casa per appartamenti Giuliani Frigerio" a Como (1939/'40).

                

La matrice compositiva di questa architettura, che sarà l'ultima realizzazione di Terragni prima della partenza per la Guerra, sta nella disposizione sfalsata degli appartamenti, tre per piano, caratterizzati da spazi interni flessibili. Anche i fronti, volutamente differenziati e dissonanti grazie ai corpi aggettanti dei balconi, sono pensati in modo da creare una facciata principale ed una secondaria che unendosi ad angolo retto alterano l'orientamento del prisma, soluzione ripresa da Cesare Cattaneo nella Casa ad appartamenti di Cernobbio. Nel 1943 Giuseppe Terragni, rimpatriato dal fronte russo a causa di una grave forma di esaurimento nervoso, muore a Como e con lui sparisce una delle figure più importanti e più significative dell'architettura moderna italiana.

BIBLIOGRAFIA:

Zevi B. Giuseppe Terragni, Zanichelli, Bologna, I edizione 1980.

AA.VV. GiuseppeTerragni, catalogo della mostra alla Triennale di Milano, Electa, Milano,1996.

Saggio A., Giuseppe Terragni.Vita e opere, Roma-Bari 1995.

Frampton K., Storia dell'architettura moderna, Zanichelli, Bologna, 1982.

WEB:

http://www.caldarelli.it/architettura/terragni/terragniprogetti.htm