PROGETTO AUTOMAGOTCHI

costruiamo un automa - a.s. 1997/98 classe 1° A

L'Automa

Il gioco di Marienbad è molto semplice: su un tavolo vengono posti 15 fiammiferi affiancati; due avversari, alternativamente, devono toglierne un numero compreso tra 1 e 3, Perde chi toglie l'ultimo fiammifero.

Esiste un semplice algoritmo che porta ad individuare la strategia vincente e, per rendere più interessante il gioco si possono cambiare le regole: aumentare il numero iniziale di fiammiferi, variare il numero di fiammiferi che si possono togliere, stabilire che chi toglie l'ultimo vince.

Agli studenti sarà contrapposto un avversario un po' particolare : 15 scatole contenenti alcune palline di tre diversi colori. Su ogni scatola sarà riportata la posizione attuale, cioè il numero di palline ancora presenti sul tavolo, la mossa sarà effettuata estraendo a caso una pallina dalla scatola, a seconda del colore l'automa toglierà un certo numero di fiammiferi. Inizialmente l'automa perderà sempre ma, tramite un sistema di premi e punizioni che consisteranno nel togliere le palline che portano alla sconfitta ed aggiungere le palline che portano alla vittoria, diventerà presto imbattibile.

E’ lecito chiamare automa alcune scatole di fiammiferi?

Al di là del significato etimologico (che si muove da sé, che fa da sé) attualmente con ‘automa’ si indica un meccanismo che imita il comportamento di un essere vivente, grazie ad una programmazione adeguata, e che non ha nessun potere di autodecisione. Nel nostro caso, visto che l’hardware è costituito dalle scatole di fiammiferi ed il software dalla strategia con cui si posizionano le biglie che ‘decidono’ la mossa da effettuare, la risposta è evidentemente SI. E’ quindi relativamente facile costruire un automa che sappia come comportarsi in una situazione con pochi ‘stati’ (le posizioni del gioco) e che, pur non avendo potere di autodecisione, abbia capacità di autoapprendimento; è sicuramente più difficile progettare un automa quando gli ‘stati’ aumentano ed è attualmente impossibile, sia concettualmente (vedere la definizione di automa) sia praticamente (gli stati possibili diventerebbero infiniti), costruire un automa che possa affrontare imprevisti.

E’ interessante notare che gli automi, pur essendo principalmente destinati alle catene di montaggio delle fabbriche (chi non ricorda le tragicomiche scene del film ‘Tempi moderni’ di Charlot?), sono utilizzati nelle più disparate applicazioni, dalla microchirurgia all’assistenza dei disabili e degli anziani. In questo ultimo campo di applicazione della robotica l’Italia è tra i paesi più avanzati grazie principalmente all’opera del centro di ricerca ARTS Lab della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha già realizzato Movaid, un automa fra l’altro in grado sia di aprire un frigorifero, prendere una caraffa d’acqua, versarla in un bicchiere e portare quest’ultimo ad una persona immobilizzata sia di preparare un caffè!

Il gioco di Mariembad paragonato a quanto detto sopra può sembrare (e forse è) un tentativo banale per affrontare un argomento serio e con cui nel futuro dovremo convivere, ma non dimentichiamo che una scienza ‘giovane’ ha bisogno anche di applicazioni apparentemente semplici che sensibilizzino i media e i non addetti ai lavori verso i problemi di cui si cerca la soluzione, in modo che i fondi per la ricerca non vengano destinati solo verso i settori che garantiscono ricadute immediate e remunerative (catene di montaggio) ma anche verso applicazioni che pur non dando un ‘profitto’ sono importanti per la collettività.

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