Lleyton Hewitt



Lleyton Hewitt (qui sopra ritratto in un suo tipico atteggiamento) iniziò a far parlare di sé nel gennaio 1998, quando, a diciassette anni ancora da compiere (è nato il 24 febbraio 1981), vinse il torneo Atp Tour della sua città, Adelaide, superando in semifinale Agassi ed in finale Stoltenberg. Essendo entrato in tabellone da numero 550 mondiale, divenne il giocatore di più bassa classifica ad aggiudicarsi un evento del circuito maggiore nella storia del tennis (record soffiato al senegalese Yaya Doumbia, n. 453 quando vinse Lione '88). Non si fermò qui. La settimana successiva, sconfisse, a Sydney, l'allora numero 4 Atp Jonas Bjorkman, divenendo, così, anche il tennista più giovane ad aver battuto un top five. Agli Australian Open non ebbe fortuna: cedette al primo turno in cinque sets al ceco Vacek, dimostrando, però, al termine del match, notevole maturità nell'analizzare le ragioni della sconfitta («Devo migliorare la mia resistenza fisica, abituarmi a giocare tre sets su cinque, cercare di non andare subito sotto di due sets, visto che poi è dura recuperare»).

Lleyton è stato di parola. Ha lavorato moltissimo sulla sua tenuta atletica, tanto che oggi è uno dei tennisti più difficili da superare alla distanza. La sua, ormai proverbiale, grinta, in questo, gli è di grande aiuto, facendogli sopportare carichi di lavoro non indifferenti per uno come lui, al quale la natura non ha donato un fisico esplosivo (un metro e ottanta, non arriva a settanta chili di peso). Lleyton crede in quello che fa, non si concede grandi distrazioni: e i risultati si vedono.

Nel 1999 l'australiano ha concluso la stagione a ridosso dei primi venti, vincendo anche, ma non da protagonista, la Coppa Davis con l'Australia, guidata da Philippoussis. L'anno successivo ha sfondato il muro dei top ten. Clamoroso il successo al secondo turno degli Australian Open 2000: 6-0 6-0 6-1 ad Alex Corretja (il quale se l'è legata al dito e non vede di buon occhio la sua rapida ascesa). Ha anche iniziato a far bene a livello di Slam, piazzandosi in semifinale a Flushing Meadow, fermato da Pete Sampras.

Hewitt ha iniziato il 2001 da numero 7 mondiale, con già sei trofei Atp Tour in bacheca, ma questo non gli bastava. Lui voleva di più, voleva il massimo. Presentatosi a Melbourne reduce da un infortunio, non è andato oltre il terzo turno, battuto dal redivivo Carlos Moya. E' stata, questa, la più grossa delusione della stagione, una delusione che Lleyton cercherà di cancellare dalla memoria a gennaio 2002. Lo Slam di casa è, probabilmente, il torneo a cui più tiene.

Nella prima metà dell'anno, Lleyton ha dimostrato una continuità ad alti livelli degna di Mats Wilander: sempre almeno nei quarti o in semifinale in tutti i tornei a cui partecipava. Gli mancava, però, l'acuto, che non poteva essere rappresentato solamente dal secondo Queen's vittorioso consecutivo. Hewitt ha trovato la forma via via durante l'estate e si è presentato agli Us Open da outsider, segretamente convinto, però, di avere le carte in regola per far saltare il banco. Fino ai quarti ha corso i suoi rischi, specie nel match con il giovane idolo locale Andy Roddick, che lo ha trascinato al quinto set, mettendo a dura prova i suoi nervi: ma, dopo la vittoria, l'australiano ha capito che non ce ne sarebbe stato più per nessuno. Quattro games concessi a Kafelnikov (un altro che non lo può vedere) in semifinale, otto a Sampras in finale: e Lleyton ha potuto sollevare il suo primo trofeo dello Slam.

Un altro si sarebbe accontentato, non lui: adesso era terzo in Champions Race, voleva il primato. Il suo finale di stagione è stato eccezionale: alla vigilia del Masters finale di Sydney era ormai secondo, ad una manciata di punti da Kuerten ma ben davanti ad Agassi. Il brasiliano è arrivato all'ultimo atto della stagione in evidente debito d'ossigeno ed ha "sciolto", perdendo tutti e tre gli incontri del suo girone, cosicché a Hewitt è bastato qualificarsi imbattuto per le semifinali per assicurarsi la prima posizione di fine anno. Anche in questo caso, non si è fermato qui e, superando prima Ferrero e poi Grosjean, si è portato a casa anche il titolo.

La sua straordinaria stagione si è un po' offuscata con l'esito della finale di Coppa Davis, dove è stato battuto da Escude, contribuendo alla sconfitta australiana con la Francia, ma non bisogna dimenticare che Hewitt era stato, in precedenza, protagonista di memorabili successi con la maglia del suo Paese: su tutti, quello con Kuerten in Brasile, sulla terra rossa di Florianopolis.

Per il 2002 Hewitt non può che augurarsi di rimanere sui livelli raggiunti quest'anno: il suo obiettivo saranno soprattutto i tornei del Grande Slam, specie Melbourne e New York (ma anche a Wimbledon non parte battuto, più difficile, ma non impossibile, a Parigi, in mezzo agli specialisti della terra). Il suo gioco tenace lo ha fatto paragonare al miglior Chang, che rimaneva a galla in mezzo ai giganti: ma Lleyton è più forte del cinese d'America e sarà chiamato a dimostrarlo.

23-12-2001 (F.F.)


Scrivendo ad un anno di distanza, non si può che affermare che Lleyton Hewitt ce l'ha fatta in pieno: a rimanere sui livelli raggiunti nel 2001, ad aggiudicarsi un altro torneo del Grande Slam (Wimbledon, nell'occasione), a confermarsi numero 1 mondiale. Un inizio sfortunato, con la varicella presa nel momento sbagliato, e cioè alla vigilia degli Open d'Australia, con conseguente sconfitta al primo turno nello Slam di casa, poteva pregiudicare la stagione di Lleyton, che, al contrario, non si è lasciato minimamente intaccare dalla malasorte. Smaltito il malanno, è tornato in campo all'inizio di marzo ed ha subito infilato una serie di quindici vittorie consecutive, con i titoli di San Jose (in finale su Agassi) ed Indian Wells e la semifinale di Miami.

La stagione sul rosso europeo non l'ha visto protagonista (miglior risultato la semifinale a Barcellona), ma Hewitt è tornato in prima linea con l'inizio della parentesi erbosa del 2002. L'australiano ha prima conquistato il titolo al Queen's per il terzo anno di fila e poi è andato a dominare il torneo di Wimbledon, concedendo appena sei games in finale al sorprendente Nalbandian e solo due sets in tutto il percorso (entrambi a Schalken, l'unico ad impegnarlo severamente, nei quarti). Divenuto al termine della manifestazione londinese numero 1 della Champions Race 2002 (dell'Entry System lo è ininterrottamente da novembre 2001), Hewitt ha, in seguito, accusato qualche battuta d'arresto di troppo, in parte dovuta ad un misterioso virus che, ad intervalli regolari, ne pregiudica la competitività. Non è riuscito a bissare il titolo agli Us Open, perdendo in semifinale con Agassi, ed è arrivato alla competizione di fine anno, la Masters Cup di Shanghai, seriamente minacciato proprio da Andre per la prima posizione nel ranking conclusivo della stagione. In Cina, mentre Agassi si è dissolto come neve al sole, Hewitt ha realizzato il suo capolavoro: pur non in perfette condizioni fisiche, e battuto da Moya nel round robin, è riuscito a tirar fuori da sé tutto quello che aveva e, con la grinta che lo contraddistingue, ha vinto ogni match al set decisivo, superando Federer in uno straordinario incontro di semifinale e recuperando da 1-3 nel quinto set con Ferrero in finale. Con il secondo trofeo del Masters consecutivo in bacheca, nessuno può permettersi di mettere in dubbio la leadership mondiale di Hewitt.

Sul cemento all'aperto (Us Open 2001 e Masters Series di Indian Wells 2002), sull'erba (Wimbledon 2002, più tre Queen's) e sui rapidi terreni indoor (Masters Cup 2001 e 2002), Hewitt ha già dimostrato di essere in grado di primeggiare. Rimane la terra battuta, l'unica superficie che, finora, gli ha negato grandi soddisfazioni. Difficile prevedere se il 2003 colmerà questa lacuna, forse sarà ancora presto. Certo è che intorno all'australiano si sentono parecchie voci, spesso poco positive: tralasciando le osservazioni caratteriali, gli si rimprovera di non essere un vero numero 1, di non incantare le platee, di non dominare la scena. Due anni di fila al vertice del ranking basterebbero a tacitare ogni obiezione, posso solo aggiungere che riuscire nell'impresa senza essere un gigante che tira bordate ad ogni colpo aumenta ancora di più il valore alla stessa. Hewitt, che, comunque, dispone di una formidabile risposta al servizio, è un tennista pensante e, nel panorama attuale, non se ne scorgono molti.

23-12-2002 (F.F.)


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