Miloslav Mecir
Non è stato un grandissimo della racchetta, ma è impossibile, per chi lo ha visto giocare, dimenticarsi di lui. Parlo di Miloslav Mecir, il popolare "Gattone" (così soprannominato per gli atteggiamenti felini: nel corso di uno scambio poteva sembrare quasi assente, fermo sulle gambe, per poi scattare all'improvviso e piazzare il colpo vincente), splendido protagonista della seconda metà degli anni Ottanta, pur senza aver vinto nulla che lo abbia consegnato direttamente alla storia.
Nato a Bojnice, nell'attuale Slovacchia, il 19 maggio 1964, Mecir esplose nell'85, vincendo due tornei del Grand Prix (Rotterdam ed Amburgo) ed entrando nei top ten, dove sarebbe rimasto per tre anni. Il suo anno migliore fu l'87, concluso solo al 6° posto della classifica Atp, ma con il successo in ben sei tornei del circuito maggiore, fra cui i due tecnicamente più prestigiosi riportati in carriera: il Lipton a Key Biscayne, dove annichilì in finale niente meno che Ivan Lendl, ed il Masters Wct di Dallas, su John McEnroe. Nel febbraio dell'88, in seguito a questi risultati, Mecir fu classificato, per due settimane, al 4° posto mondiale, suo record personale. In quello stesso anno, fu il primo campione olimpico dal rientro ufficiale del tennis ai Giochi: a Seul, superò Edberg in semifinale e Mayotte in finale. L'ultimo successo lo riportò nell'89 a Indian Wells, dove, nel match decisivo, rimontò due sets di svantaggio a Noah.
Ciò che suscita rimpianti, nel suo palmarès, è l'assenza di un titolo del Grande Slam: Miloslav arrivò due volte in finale, agli Us Open '86 e a Melbourne '89, ma in entrambe le occasioni trovò ad attenderlo un implacabile Lendl, che non gli concesse più di sei giochi (6-4 6-2 6-0 nell'86, 6-2 6-2 6-2 nell'89). A dimostrazione della sua eccezionale versatilità, Mecir vanta un piazzamento in semifinale anche nelle altre due prove dello Slam: al Roland Garros nell'87 ed a Wimbledon (quando si trovò avanti due sets a zero con il futuro vincitore Edberg) nell'88.
Purtroppo, a seguito di ripetuti problemi fisici, Mecir ha abbandonato il tennis professionistico già all'alba degli anni Novanta. A tutti i veri appassionati, non possono che mancare la sua aria svagata in campo e fuori, i colpi portati in apparente assoluta scioltezza, lo straordinario rovescio dalle traiettorie imprevedibili. E' un peccato che il talento di cui disponeva non sia stato sufficiente per portare a casa più dei 10 titoli del Grand Prix (in 23 finali) vinti in carriera. Magari, il primo a non curarsene troppo sarà proprio lui, che è facile immaginare impegnato sulla riva di un fiume con la lenza e l'amo, nel corso di una paziente giornata di pesca, quella che è sempre stata la sua grande passione.
08-01-2002 (F.F.)