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Le
strade romane
La tecnica costruttiva
I Romani, pur non essendo stati dei grandi matematici, usarono
largamente la topografia per usi civili e militari e furono,
forse, i primi, a creare il Catasto: un ufficio, cioè, che
tenesse conto dell'estensione e del valore di ogni singola
proprietà terriera.
I loro tecnici, usavano la groma,
uno strumento costituito da una croce di bronzo a bracci uguali
sulle cui estremità erano appesi dei fili a piombo e serviva
per tracciare, sul terreno, allineamenti perpendicolari.
Fu proprio grazie ai Romani, che
nacque ed andò via via formandosi, una rete di strade al di
fuori dei centri abitati, che raggiunse dimensioni ed estensioni
imponenti; si stima che si sviluppasse per 80.000 Km ai tempi di
Giulio Cesare, fino a raggiungere lo sviluppo di circa 170.000
Km verso la fine dell'impero.
Le strade romane ebbero
prevalentemente funzioni militari, esse permettevano ai
messaggeri di arrivare rapidamente a Roma per portare notizie
sullo stato delle province e consentivano il rapido movimento
delle legioni; inoltre l'annona, utilizzava le strade quando si
dovevano trasportare grandi quantità di vettovaglie e di
materiali per le necessità e degli eserciti in guerra e dei
centri abitati.
Pur essendo stata costruita per
ragioni prevalentemente militari, la rete stradale romana, si
rivelò uno straordinario mezzo per la penetrazione della civiltà
romana in tutte le province occupate.
Le strade romane, presentavano un
andamento planimetrico caratterizzato da lunghi rettifili che si
susseguivano, collegati l'uno all'altro ad angolo, senza essere
raccordati da curve; inoltre, il loro andamento altimetrico era
alquanto irregolare, infatti, a tratti pianeggianti, con
pendenze nulle, si alternavano tratti in zone collinari con
pendenze che a volte raggiungevano il 18- 22 %,
inconcepibili per il traffico attuale.
La costruzione
di una strada romana, avveniva pressappoco cosi
(Vedi immagine): per prima cosa erano collocati i bordi, costituiti da grosse
pietre poste verticalmente, che davano la direzione della
strada; successivamente, si scavava il terreno all'interno dei
bordi e si cominciava a stendere un primo strato di pietre
piuttosto grandi, detto statumen, che formava le fondamenta
della strada; sopra questo primo strato, se ne faceva un altro,
detto ruderatio o rudus, ed era costituito da pietre di
pezzatura media e ciotolame, al di sopra di questo, ancora un
altro strato, detto nucleus, composto da ciotolame di piccola
pezzatura e pietrisco; un ultimo strato, detto summa crusta, era
composto da materiale minuto miscelato a sabbia e rappresentava
la parte superiore della struttura. In prossimità delle città
e nei centri abitati, sull'ultimo strato (la summa crusta),
veniva posato un lastricato di pietra vulcanica (pavimentum),
costituito da basoli: grossi lastroni di pietra durissima con la
faccia superiore levigata e di forma variamente poligonale e la
parte inferiore a cuneo in modo da penetrare stabilmente nel
terreno.
La larghezza standard di una
strada romana di grande comunicazione (un esempio è la Via
Appia) era di 14 piedi romani (circa 4,20
metri lineari) e permetteva a due carri di incrociarsi
senza difficoltà. Su queste strade infatti, i trasporti
avvenivano con piccoli carri a 2 o 4 ruote di diametro di circa
80 cm e di carreggiata di circa 1,10.
La costruzione della rete
stradale romana fu un processo lento ma continuo che andava via
via perfezionandosi. Tuttavia, verso il III secolo d.C., al
crepuscolo dell'impero, tale processo smise di crescere e di
perfezionarsi.
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