LIGHT ARCHITECTURE

 

"Stiamo entrando in un’era di corpi elettronicamente estesi che vivono nei punti d’intersezione tra mondo fisico e virtuale". ( W. Mitchell)

L’architettura non è più la contemplazione statica dellla natura ma diviene espressione dell’umano sentire. Non è più, semplicemente, fenomeno visivo ma diventa tattile.

Oggi si sente il bisogno di un'idea forte che dia la possibilità di andare oltre i bisogni primari e che arrivi a soddisfare desideri .

Il metodo di progettazione diventa da induttivo a deduttivo: l’architetto si chiede se quello che fa ha un impatto sul mondo, ragionando quindi “dall’alto verso il basso”, nel senso che prima cerca di dare un’idea forte che abbia un impatto immediato sui suoi fruitori e poi si pone i problemi classici della struttura delle funzioni ecc.

Il lavoro di Gianni Ranaulo, che parte da un concetto base e cioè quello di passare da una diffusione locale dell’informazione, quale può essere lo schermo del computer di casa o il televisore, ad una diffusione globale o meglio “glocale” in cui il cittadino non è più spettatore passivo, ma diventa “interattore” con il contesto urbano.

Ecco allora che si arriva al concetto di Media Building che non è altro che l’applicazione della light architecture (mondo virtuale-mondo reale) applicata a un edificio, i cui risultati sono appunto architetture che comunicano ed interagiscono. Si tratta di interventi che grazie a facciate interattive, comunicano e scambiano informazioni a livello urbano: informazione istituzionale, culturale, pubblicità-progresso, internet, trailer, SMS.

Altro aspetto importante è dato dalla possibilità di riqualificazione della città attraverso microinterventi di chirurgia urbana che con dei piccoli elettroshock permettono di rivitalizzare delle zone addormentate della città stessa. Pensiamo ad esempio al progetto della Tour Montparnasse a Parigi. Infatti questo concetto della light architecture applicato agli edifici consente di progettare con strumenti diversi da quelli tradizionali (nebulizzazioni d’acque, fibre di carbonio, vetri fotovoltaici, materiali compositi, materiali gonfiabili).

È solo in questa chiave che si può capire il termine light architecture intesa come luce, leggerezza dei materiali e di visione autoironica dell’architettura stessa, architettura provvisoria e disinvolta.

La pelle dell’edificio, come quella di un camaleontico uomo, cambia in relazione ai flussi che provengono dall’esterno e soprattutto dagli artificiali paradisi della mente. Come la pelle dell’uomo scambia informazioni con l’esterno così l’organismo architettonico manifesta se stesso agli occhi del mondo e l’uomo da spettatore diventa "interattore", cioè individuo capace di entrare in un contesto urbano e interagire con esso senza rimanerne intrappolato.

L’organismo architettonico diviene così narrazione, manifestazione simbolica di una realtà in continuo movimento che oppone l’informazione alle eroiche certezze di un incerto passato.

C‘è una convergenza tra progetto dello spazio dell’informazione e dello spazio reale attraverso la mediazione della tecnologia elettronica.

BACK - NEXT