L'inizio è affidato alla title track che è la punta di
diamante dell' lp; una ballata semplice ma dal tono forte in cui si ripercorre
la storia italiana, con amore e disincanto, celandola dietro versi per nulla
immediati e spesso oscuri. Aida è l'Italia, bella, che ha fatto la guerra ed
è stata occupata dai nazisti, coi suoi ricordi, i mille mari, la costituente, la
democrazia (e chi ce l'ha?), i salari bassi, il terrore russo ma comunque e fino
alla fine bella.Dopo un'altra ballata
forte e perlopiù strumentale come Fontana chiara, attacca il
fantastico motivetto, ironico e tagliente, di Spendi spandi effendi, in cui
ci si
scaglia contro il potere economico-politico del petrolio, che assoggetta il
popolo attraverso il caro-benzina. "E senza benzina o gasolina, soltanto un
litro e in cambio ti do Cristina"
Il tono fiabesco di Sei ottavi, duetto uomo-donna, ci regala i sogni di una
giovane principessa di favola che si intrecciano con la vita reale.
La voce struggente ed il ritmo in crescendo di Escluso il cane ci riportano al
mix perfetto delle suggestioni e delle emozioni della musica di Rino Gaetano.
L'urlo liberatorio "Perché non torni più da me?" è la conclusione malinconica
dei versi precedenti.
La latineggiante La festa di Maria ci propone una litania con una certa venatura
malinconica, con la chitarra spagnola e la ripetuta "Una mela ho mangiato e del
vino ho bevuto, ma non è la festa mia , è la festa solamente di Maria".
La parte critica ritorna, e diventa più aspra e più sottile, in Rare tracce e Standard; entrambe puntano su un bell'arrangiamento
con chitarra blueseggiante , in cui si notano i progressi di produzione rispetto agli
inizi.
La prima ha ritmo incalzante dovuto ai versi stracolmi di parole che Rino canta
quasi in apnea snocciolando paradossi sociali ed ingiustizie, sentimenti e le
solite immagini assurde.
La seconda è invece un classico blues, molto breve, la cui caratteristica
principale è l'elencare in modo scherzoso e quasi di sberleffo nomi storpiati di
cantanti italiani prima (guccì,vecchiò, vendì, dallà) e di politici
democristiani dell'epoca dopo (Jule Andreottin).
Si chiude in sordina con una Ok papà che non entusiasma più di tanto, ma
d'altronde non si può pretendere che ogni singola canzone abbia caratteristiche
di capolavoro, e non ci lamentiamo di certo del risultato globale.
Miriam Andreis
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