I
DOCUMENTI
IL DIARIO DI CIANO
Il diario di Ciano, ad oltre 50 anni dalla pubblicazione delle prime edizioni,
continua ad essere un documento di grande interesse ed importanza per la ricostruzione e
la comprensione di quel fenomeno socio politico che fu il Fascismo. Chi era Galeazzo
Ciano?. Figlio di un importante gerarca fascista, rapidamente arricchitosi, riceve
un'educazione cattolica tradizionale e frequenta da ragazzo ambienti estranei al Fascismo.
Si considera un conservatore borghese, tipico esponente della nuova aristocrazia al
potere. Abile, intelligente ed ambizioso, ama la mondanità e la bella vita. Intraprende
la carriera diplomatica e a 26 anni fa la mossa vincente: sposa Edda, figlia di Mussolini.
Il matrimonio gli spiana la via per una folgorante carriera che a soli 33 anni lo porta a
diventare ministro degli esteri. Diventa uno degli uomini più potenti del Regime, ma la
rapida ascesa gli crea intorno un cerchio di servilismo cortigiano ma anche di odio ed
invidia: su di lui circola un feroce epigramma: Galeazzo Ciano conte di Cortellazzo/buona
la rima in ano/meglio quella in azzo/.In politica, devoto e fedelissimo di Mussolini, ne
asseconda abilmente la politica ed è inizialmente favorevole all'alleanza con la
Germania, che intimamente detesta. Ciano per l'intera durata del suo ministero, dal 10
giugno del ' 36 all' 8 febbraio del '43, scrive un diario e raccoglie documenti
diplomatici, soprattutto verbali di colloqui che gli serviranno per scrivere le memorie.
Teneva moltissimo al suo diario e non ne faceva mistero, lo mostra ai giornalisti amici,
anche Mussolini ne è a conoscenza. Quando la sua stella inizia ad impallidire, per i suoi
sentimenti anti tedeschi, provvede a spostare il diario dalla cassaforte del suo ufficio
in un luogo sicuro, nel timore che i tedeschi o la polizia italiana possano metterci il
naso. Caduto il fascismo la moglie in Svizzera riesce ad affidare le agende dal '37 al
'43, ad agenti del servizio segreto alleato. A Norimberga il Diario, di cui i Tedeschi
hanno cercato in tutti i modi di impadronirsi, sarà una prova d'accusa contro la Germania
e contribuirà alla condanna capitale del suo odiato collega tedesco Ribbentropp. Ciano
fissa quotidianamente, sempre a caldo, i fatti e gli avvenimenti di cui è protagonista
con rapidi commenti, note brevi, giudizi, stati d'animo, espressi in uno stile semplice,
discorsivo, più portato all'osservazione che alla riflessione. A parte alcuni ritocchi
inseriti postumi per attenuare il suo coinvolgimento specie nella guerra balcanica, nella
prefazione scritta nel carcere di Verona dichiara che il suo racconto è tutto vero.
Bottai che
non era suo amico ma conosceva bene uomini e fatti confermò che tutto vi era
esatto. Ciano nel suo Diario ci guida nei retroscena della politica
italiana ed europea: le mire espansionistiche di Mussolini e la sua pesante
responsabilità nella guerra balcanica, voluta anche per emulare le vittorie
militari della Germania. Ci dà un quadro impietoso, drammatico dell'Italia
trascinata in guerra senza alcuna preparazione militare e logistica. La
criminale reticenza delle gerarchie militari che non rivelano l'assoluta carenza
di armi moderne e mezzi. Le scarse capacità dei generali, in lotta fra loro,
gelosi dei tedeschi e preoccupati soprattutto della poltrona. Il Duce detesta il
re ed è cordialmente ricambiato. Non nasconde la sua profonda avversione per
Hitler e la sua corte di gerarchi fanatici ed arroganti che vogliono la guerra,
ma non riuscirà ad opporsi al folle progetto che i due dittatori hanno deciso di
realizzare. Testimonia gli sforzi degli alleati occidentali di mantenere a tutti
i costi la pace, anche facendo concessioni ad Hitler. Nel febbraio del '43 Ciano
ormai in dissenso con Mussolini viene "dimissionato" rifiuta l'incarico di
governatore d'Albania con la motivazione che non intende fare il fucilatore e
l'impiccatore di gente a cui aveva promesso lavoro e parità di diritti, e
sceglie di diventare ambasciatore al Vaticano. Il 25 luglio l'epilogo: vota a
favore dell'ordine del giorno Grandi contro Mussolini, causando il crollo del
Regime. Il suo tardivo ripensamento di cui forse non ha valutato appieno le
conseguenze, contribuisce in parte a riscattare la sua figura ma gli vale il
processo a Verona, l'accusa di tradimento e la condanna alla
fucilazione.