I DOCUMENTI

Stralci di Pavolini

È l’antico tricolore che in una lontana primavera
nacque senza stemmi sulla sua parte bianca, 
là dove noi idealmente iscriviamo,
come su una pagina tornata vergine, una sola parola: Onore.

Alessandro Pavolini, 28 Ottobre 1943


Di seguito vengono proposti alcune parti di discorsi tenuti
da Alessandro Pavolini uno dei maggiori Gerarchi del Fascismo
e uno dei pochi che sono rimasti con Mussolini fino all'ultim'ora.


... «Dopo l'avvento della Repubblica s'è fatti dei nuovi ordinamenti sociali, preludio dell'auspicato nuovo ordine che la Germania e l'Italia, dopo la vittoria, estenderanno a tutta l'Europa, ordinamenti che danno nuovo decoro al lavoro, proiettandolo sul piano delle integrali responsabilità nazionali culminanti nella socializzazione delle imprese. [...] Oggi (...) la Rivoluzione dei fasci non è più soltanto tale, ma è tramutata in una vera rivoluzione sociale: il che significa riassetto delle mentalità e dei costumi, nuovi concetti di ripartizione delle ricchezze, abbattimento dei vecchi vitelli d'oro [...] Di tale edificio è parte essenziale [...] l'organizzazione sindacale. Il sindacato, organo di trasformazione sociale, è per la massa il centro motore della sua evoluzione [...]. Con il nuovo ordinamento sindacale dello Stato, che per ora trovasi allo studio di schema di legge, si intuiscono gli sforzi e gli intendimenti, da parte del Governo, di rendere operante e fattiva l'Unione Sindacale chiamando a partecipare alla sua vita tutte le forze genuine del lavoro rappresentate direttamente dai lavoratori eletti dalle assemblee aziendali. [...] I sindacati dei lavoratori appartengono ineluttabilmente ai lavoratori, per cui i funzionari debbono aprire le porte delle organizzazioni, accogliere i lavoratori che vogliono cimentarsi con gli ardui problemi del lavoro. È tempo che per ogni ramo di attività economica si affianchi al sindacalista di mestiere un neofita pieno di ardore che apprenderà così l'indispensabile tecnica. Se il nuovo ordinamento sindacale verrà attuato integralmente, sarà necessario selezionare elementi direttivi idonei a ricoprire la rappresentanza delle relative classi lavoratrici in ben 128 Federazioni di categoria; si tratterà pertanto di eleggere migliaia di lavoratori che dovranno divenire la spina dorsale del Paese, la vera classe dirigente dello Stato. Ma chi degli eletti potrà ritenersi sufficientemente preparato? Dopo anni e anni di stasi sindacalista dove troverà il Governo quella rispondenza pronta e sennata che dagli organi del popolo si attenderà? Preparare, preparare le coscienze e gli spiriti, riaccostare il popolo alla vita pubblica dello Stato attraverso elementi tratti dal lavoro, elementi che sin d'ora debbono poter osservare e imparare. [...] Sindacalismo, non più formale, ma sostanziato, [...] sindacalismo di massa di falangi che, serrate le file, vogliono marciare verso nuove mete di pace vittoriosa».

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... «Egli [Il Duce] dia al Partito [...] la funzione di supremo organo regolatore di tutta l'attività nazionale e perciò i Ministeri, ridotti nel numero e nell'organizzazione a quelle che sono le vere ed essenziali esigenze della vita politica, economica e militare della Repubblica, siano semplici esecutori tecnici dell'azione politica, che deve essere esclusiva prerogativa del Partito».

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... «Camerati, mi è difficile, per non dire impossibile, esprimere l'emozione che ho provato nel prendere contatto con gli squadristi di Trieste, con i collaboratori del camerata Sambo, con le donne fasciste che ho viste intorno alla signora De Vecchi oggi, con tutti coloro che vivono la vita del Fascismo Repubblicano di Trieste, nella sede della nostra Federazione, nel cuore di questa città, la cui italianità non è soltanto un dato della storia e del sangue, ma anche e soprattutto una passione inesauribile e invincibile dello spirito. Era presente al mio cuore il giorno [...] in cui si consumò la grande infamia ai danni del popolo italiano: 8 settembre. Ero, allora, la sera stessa a una radio, a dire la parola della nostra fede che risorgeva, e ricordo che la prima buona notizia [...] venne da Trieste, venne dalla Venezia Giulia, dove subito il Fascismo risorse, dove subito gli squadristi, riaperta la loro sede, diramarono per la Venezia Giulia e poi per il Vento a riaccendere la fiamma degli altari spenti. [...] Presenti erano i Caduti oggi alla Casa del Fascio, quando ci siamo raccolti intorno alla Mamma del Milite Ignoto, intorno alle Famiglie di tutti i nostri Morti, di quelli ammucchiati nelle foibe, di quelli che hanno invermigliato le piazze, di quelli che hanno consacrato le trincee. Nel loro nome, o camerati, e nel ricordo, io so che in questo momento mi è dato vivere l'ora più alta che il destino abbia concesso alla mia vita di fascista. È infatti il momento in cui mi è dato di recare a voi, e so che per voi in questo momento significa recare a tutto il Fascismo Repubblicano di Trieste e della Venezia Giulia, ai suoi vivi e ai suoi morti, ai suoi uomini fieri e alle sue donne esemplari, e anche a tutti quelli italiani che in Trieste italianamente sentano e operino, il saluto del DUCE e l'auspicio del DUCE. Talvolta in questa vostra trincea avanzata che è Trieste, all'estremo di lunghe strade assillate dal bombardamento nemico, per le comunicazioni scarse o per altri motivi, vi è accaduto di sentirvi lontani. Ebbene, camerati, io posso dirvi una cosa sola, per diretta testimonianza di quotidiano collaboratore, ed è che nessuno più di voi triestini e gente della Venezia Giulia è vicino in ogni ora al cuore di Mussolini. Intorno al DUCE, camerati, l'Italia sta risorgendo. Intorno al DUCE la nuova Italia, l'Italia della Repubblica Sociale è una realtà sempre più fervida. Bisogna aver vissuto, come ho avuto il privilegio di vivere, le ore milanesi del DUCE, per vedere quale sia, ancora e più che mai, intorno a lui, l'onda di amore del suo popolo. Da ogni strada, da ogni piazza, via via che egli passava in piedi sulla macchina aperta attraverso la grande città, affluiva il popolo, correvano i lavoratori, i combattenti, le donne di ogni età, e non c'era solo il grido della passione nelle gole, c'era in tutti gli occhi il pianto dell'entusiasmo e della commozione, e in qualche caso del cocente rimorso. Il popolo aveva ritrovato il suo Capo e nel ritrovare il suo Capo ritrovava se stesso. La ricostruzione delle Forze Armate è in atto, sempre più chiara e decisa [...]. Le Divisioni reduci si schierano in armi sull'Appennino e sulle Alpi di fronte al nemico. Insieme con loro e dietro di loro, per liquidare i resti del banditismo partigiano, altre ardenti forze — dalle Brigate Nere alla Decima Mas, dalle Camicie Nere della Guardia Repubblicana ai fascisti di tutti gli altri reparti — stanno ridando alla Patria il suo volto guerriero. E una realtà ancora noi dobbiamo sottolineare come fondamentale in questa ripresa del Paese: la realtà del Fascismo che rinasce nell'Italia invasa. Ogni giorno camerati a noi vengono da laggiù a dirci qual è la diffusione del sentimento fascista in quelle terre e anche qual è l'azione dei nuclei prima isolati, poi crescenti, che in armi e riscattando all'onore il nome delle bande tengono testa all'invasore. [...] Questa Italia che risorge, che è risorta, è ormai tornata un fondamento della nuova Europa. È tornata, accanto alla Germania e al Giappone, al suo rango di alleata. [...] Il tradimento ci atterrò [...], il tradimento, che è il veleno insinuato nelle nazioni giovani e povere del capitalismo mondiale per minarne la compagine, per debilitarne le forze [...]. Erano [...] le forze occulte di certa plutocrazia, di certa nobiltà, collegata alle dinastie, le quali — a un dato momento — sentono al di sopra, al di fuori del destino dei loro popoli; erano soprattutto le forze dell'ebraismo e della massoneria. [...] Vogliamo dunque dire che noi siamo di quelli per i quali pensare alla fine della guerra significa solamente e semplicemente pensare alla vittoria: e pensare a Trieste e al suo avvenire significa pensare all'Italia e all'avvenire d'Italia. Ancora una volta una grande ora batte sul quadrante della Storia. Da una parte le forze reazionarie del capitalismo anglo-americano tentano di asservire i popoli d'Europa, dall'altra le forze del bolscevismo [...]. Tra questi due poli, noi fascisti e nazional-socialisti combattiamo non soltanto la battaglia delle armi ma anche quella delle idee. [...] Così Mussolini ci insegna nella sua odierna ripresa rivoluzionaria, che è l'espressione diretta e immediata della sua ardente gioventù spirituale. In mezzo alla tempesta Egli sta costruendo la Repubblica Sociale come una casa accogliente per tutto il popolo italiano e anche come un modello per tutte le genti. Idealmente parlando, questa casa, tra il capitalismo degli uni e il bolscevismo degli altri, è una fortezza imprendibile. [...] Oggi l'Italia è mutilata e ciascuno di noi che appartiene alle terre invase pensa con angoscia alla sua piccola Patria; alla piccola Patria, che, per ciascuno di noi, non è se non un modo più intimo e caro di pensare alla Patria grande e comune. Ma v'è una mutilazione che, venendo a Trieste, ho sentito più amara ancora di quella del territorio, ed è la mutilazione del mare. [...] Sì camerati, io so e sento, come voi sentite e sapete, che un giorno il mare tornerà a essere nostro. Torneranno le nostre navi a solcarlo in ogni direzione e a raccontare alle genti lontane, nei porti di tutto il mondo, la leggenda e il miracolo di un popolo il quale molte volte è caduto durante il suo calvario ma ogni volta ha saputo risorgere con fronte alta, e ritrovare la sua grandezza e ogni volta superarla».

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... «PREMESSA - È necessario che il programma sociale di Verona sia sempre tenuto presente nella sua interezza senza falsarlo con esagerazioni parziali o con parziali omissioni.

I postulati del Fascismo repubblicano pongono determinati limiti al diritto di proprietà, all'iniziativa privata, all'impiego del capitale. Tali limiti non costituiscono però in alcun modo un'abolizione o una sconfessione di queste tre necessarie realtà economiche e umane.

Sono da avversare decisamente tanto gli sbandamenti verso il collettivismo bolscevico quanto i tentativi plutocratici di sopravvivenza attraverso il compromesso.

Il sistema sociale del Fascismo non rappresenta una via di mezzo tra la conservazione capitalistica e il comunismo. È un sistema nuovo a sé stante, il quale non si ferma al di qua del comunismo, sibbene lo supera così come supera la società capitalistica. Eventuali tendenze al collettivismo bolscevico non costituirebbero affatto un estremismo dinamico rispetto al programma sociale del Fascismo repubblicano: costituirebbero invece un richiamo reazionario verso forme di supercapitalismo statale quali quelle bolsceviche, che la nostra rivoluzione considera altrettanto sorpassate quanto una società che si basi sulla conservazione borghese.

Limiti della proprietà e del capitale - Il punto dieci del manifesto di Verona stabilisce la garanzia dello Stato per la proprietà privata “frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana”.

Il limite di tale proprietà — a parte i confini segnati dalla tradizione giuridica romana e dalle leggi vigenti — è determinato dallo stesso punto dieci laddove è detto che la proprietà privata non deve “diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini attraverso lo sfruttamento del loro lavoro”. Noi consideriamo che tale sfruttamento si verifica allorché l'azienda non sia socializzata.

Tale limite di carattere generale è quello segnato dal punto nove, che fa del lavoro — manuale, tecnico, intellettuale — la base della Repubblica sociale e il suo oggetto primario. Il capitale diviene secondario rispetto al lavoro, diviene un suo strumento e non viceversa, affluisce come una necessaria circolazione entro gli organismi di lavoro, che sono le aziende. È funzione dello Stato sociale la manovra dei capitali in afflusso alle Casse pubbliche affinché essi tornino in congrua misura a vivificare l'economia produttiva.

Il limite dimensionale alla proprietà e al capitale è posto attraverso la limitazione del reddito derivante dalla socializzazione delle gestioni aziendali e attraverso la tassa progressiva sul reddito, che insieme con la tassa sulla successione e con forma di risparmio obbligatorio deve costituire uno dei capisaldi della politica finanziaria della Repubblica.

Infine il punto undici indica come appartenga alla sfera d'azione propria dello Stato tutto ciò che nell'economia nazionale “per dimensioni o funzioni esca dall'interesse singolo per entrare nell'interesse collettivo”.

Industria - La legge sulla socializzazione — a parte i perfezionamenti che l'esperienza possa suggerire — costituisce già la realizzazione del nostro sistema sociale nel campo industriale. Applicata con i decreti precedenti e con quelli da promulgarsi entro il 21 aprile del 1945-XXIII a tutte le aziende grandi e medie, essa, in seguito, si estenderà a ogni azienda, qualunque sia il capitale e il numero dei lavoratori, escluse le aziende a carattere artigiano e familiare.

Agricoltura - La socializzazione della gestione è da attuarsi anche nel campo agricolo per le aziende i cui dipendenti siano attualmente nella condizione di salariati.

Eguale criterio deve gradualmente presiedere al perfezionamento e all'aggiornamento della mezzadria e delle forme analoghe, portando fra l'altro a una maggior partecipazione del mezzadro nella gestione dell'azienda, e ciò senza snaturare il fondamentale carattere di tali tipici esempi di lavoro associato.

Tendenza costante sarà di trasformare il bracciante in lavoratore associato e questi, ogni volta che ciò riesca compatibile con i fini generali del progresso agricolo, in piccolo proprietario.

Credito - Le banche di interesse nazionale e gli istituti di credito di diritto pubblico saranno statizzati.

Commercio - Nei settori che toccano le necessità vitali del popolo — alimentazione, abbigliamento e case dei lavoratori — il commercio privato viene sostituito dalla cooperazione.

Organizzazione sindacale - La Confederazione unica, lungi dall'appesantirsi in un apparato burocratico di uffici economici, deve essere soprattutto la grande associazione dei produttori i quali formano i propri sindacati e ne vivono la vita trovandovi il mezzo della propria rappresentanza ai fini della politica economica, nonché l'ambiente idoneo per la propria elevazione professionale, culturale e materiale.

Vengano perciò conservati dalla Confederazione sotto il controllo del Ministero del Lavoro tutti gli enti di assistenza, mutualità, cultura professionale e tecnica già dipendenti dalle Confederazioni disciolte. Anche l'Opera Nazionale Dopolavoro viene attribuita alla competenza organizzativa della Confederazione.

Sono aboliti quegli enti che rappresentano i proprietari e la proprietà in quanto tali, come l'associazione fra le società per azioni o quella della proprietà edilizia, anacronistiche nel nuovo ordinamento esclusivamente basato sulle forze del lavoro, siano esse di diligenza, tecniche o manuali; di altri enti e uffici la soppressione appare opportuna in sede di revisione per un criterio di semplificazione, di snellimento e talvolta di adeguamento a un nuovo ordine sociale.

Gli altri enti economici specificatamente creati per il reperimento, l'approvvigionamento e la distribuzione, vengono di regola assorbiti dai rispettivi uffici dei ministeri economici.

Corporazioni - Quando la legge sull'ordinamento corporativo completerà la nuova costruzione dell'economia nazionale, le corporazioni dovranno porsi come istituti legislativo e normativo e perciò distinti tanto dai sindacati e dalla loro Confederazione, ai quali spetta l'elencazione dei componenti la corporazione, quanto dagli organi di Governo che agiscono in via esecutiva e amministrativa.

Nella fase transitoria precedente all'entrata in vigore della Corporazione, operano gli appositi comitati di settore espressi dai sindacati nazionali di categoria e funzionanti sotto le direttive dei ministeri economici per la parte produttiva e del Ministero del Lavoro per la parte sociale.

Pubblici lavoratori - L'associazione generale dipendenti da pubbliche amministrazioni è formata da tutti coloro che appartengono ai servizi istituzionali dello Stato salvo naturalmente gli appartenenti alle Forze armate, mentre tutti i dipendenti dalle aziende industriali di gestione statale, compresi le ferrovie, le poste e i telegrafi, i monopoli, formano sindacati entro la Confederazione.

Case ai lavoratori - Per la prosecuzione degli studi e dei provvedimenti relativi all'attuazione del punto quindici del Manifesto di Verona sul diritto dei lavoratori alla proprietà della casa, si prende atto della formazione, per decisione del Duce, di un Comitato permanente costituito dal Segretario del Partito e dai Ministri del lavoro, della Produzione industriale, della Giustizia e dei Lavori pubblici».

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... «... sul vero socialismo, su quel socialismo che deve sorgere nell'animo del popolo italiano, se vuol sussistere, e non dalle menti di speculatori capitalistici di marca americana, o di teorici marxisti ispirati alla “scuola di Mosca”».

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... «La borghesia è sempre stata disposta a tradire e lo sarà sempre, se nel tradimento vede il proprio interesse. Il proletariato no. Forse perché è impossibile corrompere tutto il proletariato. [...] Scriverò a Silvestri. Se io debbo scomparire, l'eredità del potere in Italia deve essere dei socialisti.. [...] dei veri socialisti. In Italia ve ne sono moltissimi, anche se molti di loro credono di essere comunisti».

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... «A chi ci domanda ancora: che cosa volete? Rispondiamo con tre parole nelle quali si riassume il nostro programma. Eccole: Italia, Repubblica, Socializzazione. Italia, per noi nemici del patriottismo generico, concordatario e in fondo alibista, quindi inclinante al compromesso e forse alla defezione, Italia significa onore e onore significa fede alla parola data [...] La nostra Italia è repubblicana. Esiste al nord dell'Appennino la Repubblica Sociale Italiana. E questa Repubblica sarà difesa palmo a palmo, sino all'ultima provincia, sino all'ultimo villaggio, sino all'ultimo casolare. Quali siano le vicende della guerra sul nostro territorio, l'idea della Repubblica, fondata dal Fascismo, è entrata nello spirito e nel costume del popolo. La terza parola del programma, socializzazione, non può essere considerata che la conseguenza delle prime due: Italia e Repubblica. La socializzazione altro non è che la realizzazione italiana, umana, nostra effettuabile del socialismo [...] tutti coloro che hanno l'animo sgombro da prevenzioni e da faziosi settarismi possono riconoscersi nel trinomio Italia, Repubblica, Socializzazione. Con questo noi vogliamo evocare sulla scena politica gli elementi migliori del popolo lavoratore. La capitolazione del settembre segna la liquidazione ontosa della borghesia considerata globalmente come classe dirigente. Lo spettacolo da essa offerta è stato scandaloso. Si sono avuti incredibili fenomeni di obbiezione, manifestazioni sordide di egoismo asociale e anazionale. [...] Poiché il più grande massacro di tutti i tempi ha un nome — Democrazia — sotto la quale parola si nasconde la voracità del capitalismo giudaico che vuole realizzare attraverso la strage degli uomini e la catastrofe della civiltà cristiana lo scientifico sfruttamento del mondo. [...] A questa fase della guerra noi intendiamo partecipare: eliminando i complici del nemico all'interno e chiamando attorno a noi quanti italiani accettano il nostro trinomio programmatico. Qualunque cosa accada, noi non defletteremo di una sola linea dal programma che oggi, parlando a Voi, o camerati della Brigata Nera — espressione e onore del Fascio primogenito — ho voluto illustrare».

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... «Duce, ho ripensato a quanto avete avuto la bontà di dirmi stamani. Nei riguardi dei due ottimi camerati dei quali mi avete parlato per la carica di vicesegretario, mi permetto di proporVi di consentirmi l'utilizzazione di entrambi. Penso infatti che non sia male allargare la cerchia dei collaboratori; inoltre l'organizzazione del Partito, così come risulta dopo lo spostamento della sede a Milano, mi renderebbe preziosa la cooperazione di due vicesegretari — uno per rappresentare il Partito a Maderno (per prendere in mia assenza gli ordini da Voi e per mantenere il collegamento con gli organi di governo) e uno per coordinarmi a Milano con lo specifico incarico di presiedere all'organizzazione e al coordinamento dei vari uffici, nonché di rappresentarmi sul posto quando io vado nelle province presso le diverse Brigate Nere. Riterrei particolarmente adatto il camerata Romualdi per questa menzione, mentre Vi proporrei Bonino per l'altra».

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... «Un anno fa, il 28 ottobre, ero qui a Milano per rivolgermi, attraverso il microfono, agli sparuti manipoli che allora erano i fascisti repubblicani delle varie province. A distanza di un anno ecco che noi ci ritroviamo, aumentati nella forza, aumentati nel consenso. Nonostante ogni ostacolo, nonostante ogni avversità, nonostante la situazione di guerra, oggi più che mai il Fascismo è una realtà viva. [...] Siamo venuti a Milano con la Direzione del Partito, perché Milano è veramente in quest'ora il cuore pulsante della Repubblica. [...] Ma siamo qui venuti anche perché era un periodo in cui troppi pensavano ad andare indietro, e il nostro istinto o, se volete, il nostro innato spirito di contraddizione ci spingeva a venire in avanti. Se noi volgiamo intorno lo sguardo e indietro il pensiero, quanti ricordi ci assalgono in questa piazza di S. Sepolcro, non lontana dal Covo originario! Ma poiché gli eventi incalzano, lasciate che io vi parli brevemente di alcuni argomenti politici [...] 1) Le fabbriche [...] in nessuna evenienza si pensa da parte germanica [...] a portare la distruzione negli impianti e nel complesso produttivo che assicurano la vita agli operai milanesi e italiani. [...] 2) Inflazione. Anche qui mi rivolgo soprattutto agli operai e ai piccoli impiegati, a tutti i lavoratori. Chiedo alla vostra intelligenza: si tratta forse di agitarsi per ottenere ancora carta la quale, sommandosi a carta, non farebbe che accelerare quell'inflazione la quale è sempre stata il gioco del capitalismo speculatore e sempre ha portato alla rovina chi lavora? O si tratta invece di domandare equamente quanto necessita in viveri e in vestiti per i bisogni propri e della propria famiglia [...]. Questa Casa del Fascio sotto la guida del camerata Costa, ottimo federale, è un esempio in materia, perché a tutte le ore è la meta delle commissioni operaie. È una Casa in cui si lavora contro l'inflazione e per fare dell'operaio quello che esso non può non essere in tempo di guerra, cioè un combattente e un soldato. Un “soldato” significa, fra l'altro, un uomo inquadrato a cui la sussistenza dà i viveri e il vestiario, e a cui basta in tasca non troppa moneta. Dicendo ciò, e invitando i camerati del governo a marciare con unità di direttive per questo fine, noi non facciamo, del resto, [altro] che richiamarci ai diciotto punti di Verona. [...] 3) Il Duce ha rivolto recentemente alle Camicie nere della Brigata Resega parole di portata storica, in cui abbiamo udito vibrare la voce del 23 marzo 1919, dell'ottobre 1922, del 3 gennaio del 1925, la voce di ogni nostra riscossa. Egli ha detto: “Il nostro programma si sintetizza in tre parole: Italia, Repubblica, Socializzazione”. Ecco un programma cui non solo i fascisti repubblicani, ma gli uomini di buona volontà, e soprattutto di buona fede, qualunque sia la loro provenienza, possono liberamente aderire. È significativo che tali parole di larga comprensione siano state pronunciate a una Brigata nera, nella sede del Partito Fascista Repubblicano, sul piano della nostra tradizionale intransigenza. [...] Alla violenza degli avversari noi abbiamo risposto e risponderemo con violenza moltiplicata. Ma a chi, avendo lealmente professato un'idea, alla nostra idea si accosta e abbia, come noi, profondi l'amore della nazione e l'ansia dei suoi destini, noi non faremo il viso delle armi. Noi sappiamo infatti che vi sono repubblicani, che vi sono anche socialisti, dai quali nulla di sostanziale ci divide, se non fosse che il nostro programma sociale è, in qualche punto, più avanti del loro».




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