Benito Mussolini
L’annessione dell’Albania

Fù in gran parte per parare il colpo ricevuto con l’occupazione totale della Cecoslovacchia da parte della Germania che Mussolini, nella primavera del 1939, decise d’impadronirsi dell’Albania, sebbene quel paese fosse già stato ridotto a una specie di protettorato italiano. Forse per nessuna delle iniziative di politica estera del fascismo vi fu tanto autoinganno. Ciano, che fu il protagonista dell’impresa, sosteneva che l’Albania era un paese ricco, mentre era uno dei più poveri d’Europa. I comandanti militari che avrebbero dovuto dirigere l’impresa furono avvertiti non più di una settimana prima dell’inizio delle operazioni e i preparativi furono precipitosi e quanto mai confusi e disordinati. Malgrado tutto ciò, l’Albania, date le sue quasi inesistenti forze di resistenza, all’inizio di aprile 1939 fu occupata e annessa all’Italia. Vittorio Emanuele III, che era già re d’Italia e imperatore d’Etiopia, divenne anche re d’Albania. Ma il risultato politico generale fu negativo, perché, mentre nulla guadagnava dall’annessione che già non avesse in precedenza, l’Italia vedeva sorgere un grave ostacolo, di cui avrebbe pesantemente pagato le conseguenze, sulla via di ulteriori passi innanzi nel suo espansionismo: le democrazie occidentali, infatti, fornirono alla Grecia e alla Turchia garanzie militari contro eventuali aggressioni di cui avessero dovuto essere vittime.


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