Benito Mussolini I più diretti collaboratori del Mussolini
di Salò, Pavolini, segretario del partito, Buffarìni-Guidi, ministro
dell’Interno, Renato Ricci, comandante della Milizia, Tullio Tamburini, capo
della polizia, erano tra gli arnesi più violenti e più screditati dell’antico
regime fascista: il primo era un fanatico della maniera forte; Ricci era stato
uno squadrista picchiatore e aveva poi speculato sui marmi di Carrara
abbondantemente imposti negli edifici pubblici del regime; Buffarini-Guidi si
era specializzato in una speculazione più turpe, il commercio delle
"discriminazioni" e delle "arianizzazioni" degli ebrei più facoltosi. Difficile
dire come con questi uomini si sarebbe potuta affermare quella politica di
pacificazione che era stata annunciata nel "Manifesto di Verona". Al contrario,
furono essi che spinsero la Repubblica di Salò verso una politica di feroce
repressione e ne fecero uno Stato di polizia, che fù allora, e rimase poi nella
memoria degli italiani, circondato da un alone di terrore e di odio. Eccidi e
torture divennero cronaca quotidiana. Alcuni covi per queste operazioni,come via
Tasso a Roma, divennero luoghi di inaudite sofferenze per gli antifascisti. Salvo qualche caso eccezionale, i tedeschi,
a parte la lotta antipartigiana, non interferivano e non intervenivano per
frenare queste atrocità; ma nelle cose importanti erano soltanto loro a
comandare. Oltre all’occupazione militare di tutta la parte della penisola che
non si trovava sotto il controllo degli Alleati, cioè nell’Italia
centro-settentrionale, i tedeschi attuarono una vera e propria annessione della
Venezia Giulia e della Venezia Tridentina col Cadore e l’Alto Adige. Contro
queste annessioni Mussolini protestò scrivendo a Hitler, il quale non si curò
neanche di rispondergli. Quando il 21 marzo 1944 Mussolini si recò a Strasburgo
per un incontro col Fùhrer, non osò neppure sollevare l’argomento. Poi Mussolini
si recò in Baviera a passare in rassegna le truppe italiane che vi si stavano
addestrando. Nel gennaio 1944 lo sbarco alleato ad Anzio
fallì il suo obiettivo, Roma, per l’eccessiva prudenza del comandante americano,
che lasciò a Kesselring il tempo per organizzare l’afflusso di truppe per la
difesa, in un primo tempo totalmente mancanti. Il primo marzo scoppiò al Nord un grande
sciopero degli operai, che paralizzò i più importanti centri industriali
dell’Italia occupata dai tedeschi: benché si presentasse come uno sciopero per
rivendicazioni di carattere economico, fu, in realtà, una manifestazione
politica antifascista dei lavoratori, i quali non si erano fatti abbacinare
dalla "socializzazione" promessa dalla Repubblica di Salò. In seguito all’attentato eseguito il 23
marzo dai Gruppi di azione partigiana (GAP) a via Rasella contro un reparto di
militari tedeschi che attraversavano Roma, ufficialmente dichiarata "città
aperta", il comando germanico ordinò la strage delle Fosse Ardeatine, in cui
furono trucidati 335 detenuti nel carcere di Regina Coeli e nelle camere di
tortura di via Tasso, e tra essi numerosissimi ebrei. Le autorità fasciste
collaborarono all’operazione. Quando nella primavera del 1944 riprese in
Italia l’offensiva alleata, e insieme riprese più vigorosa l’azione partigiana,
anche la controffensiva fascista si accentuò, anche perché il decreto che
offriva il condono agli sbandati che si fossero presentati alle armi non
riscosse alcun successo. Il 21 giugno Mussolini emanò questa disposizione: "Decido che a datare dal
primo luglio si passi dall’attuale struttura politica del partito a un organismo
di tipo esclusivamente militare. Dal primo luglio tutti gli iscritti al partito
fascista repubblicano di età tra i diciotto e i sessanta anni e non appartenenti
alle forze armate della repubblica costituiscono il corpo ausiliario delle
camicie nere composto dalle squadre &azione. Il segretario del partito attua
la trasformazione dell’attuale direzione del partito in uffici dello stato
maggiore del corpo. Il corpo sarà sottoposto a disciplina militare e al codice
militare del tempo di guerra."
Nel luglio 1944 Mussolini si recò in Russia
a visitare le sue divisioni, poi nella Prussia orientale al quartier generale
tedesco, dove raggiunse Hitler poche ore dopo che il Fuhrer si era salvato per
un soffio da un attentato dinamitardo. Da quel viaggio il capo della Repubblica
di Salò ritornò in Italia rinfrancato nelle sue speranze che almeno la Germania,
e quindi l’Asse, vincesse la guerra. Sotto le cure del dott. Zachariae, che tra l’altro gli
proibì il latte, di cui era giunto a bere tre litri al giorno, Mussolini
migliorò le sue condizioni di salute e tornò ad apparire quasi come era stato
prima del 25 luglio. Ma non per questo le sorti della guerra migliorarono.
La guerra della Repubblica
Sociale