Benito Mussolini
Le operazioni in Africa

Il 28 giugno Mussolini impartì a Balbo, governatore della Libia, l’ordine di attaccare; ma proprio quel giorno l’aereo di Balbo fu abbattuto dalla contraerea italiana (l’incidente suscitò la voce, infondata, che esso fosse stato provocato a bella posta). Fu allora inviato a sostituirlo il maresciallo Graziani, che era il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, con l’ordine di avanzare. Tra lui e Mussolini si aprì una schermaglia polemica, perché Graziani sapeva quali erano le condizioni delle sue truppe, e il 5 agosto, a Roma, lo fece presente al Duce e a Badoglio. Infine Graziani dovette cedere e in settembre lanciò l’offensiva lungo la costa libica, realizzando una rapida avanzata fino a Sidi el Barrani. Sembrava che ancora una volta Mussolini avesse avuto ragione. In preda all’euforia causatagli da questo successo, mentre il 4 ottobre 1940, in un incontro con Hitler, Mussolini declinava ancora una volta l’offerta di aiuti tedeschi, ordinò a Graziani di riprendere l’offensiva per raggiungere Marsa Matruk, e intanto chiese all’alleato di partecipare alla battaglia d’Inghilterra con una importante partecipazione di aerei italiani, così sfornendo vitale prezioso strumento il fronte africano. Dopo qualche mese, fallito il progetto tedesco d’invadere l’Inghilterra e rivelatasi insufficiente l’autonomia degli apparecchi italiani per bombardare Londra, essi furono riportati in Italia.

In Africa, reagendo all’attacco britannico, cui inizialmente, aveva arriso nel novembre 1941 grande successo, il maresciallo Rommel, sbarcato a Tripoli nel febbraio 1941, lanciò il primo aprile 1942 una grande offensiva, che ebbe a sua volta un grande successo. Il 3 luglio 1942 infatti, le potenze dell’Asse, riguadagnando i territori della Libia precedentemente perduti e spingendosi in territorio egiziano, erano alle porte di Alessandria. Per Mussolini quest’ultimo fatto, se da una parte lo rincuorava sulle sorti del conflitto, dall’altra gli dispiaceva e lo irritava, perché erano ancora una volta i tedeschi a prendere l’iniziativa e a mietere vittorie. Dei tedeschi si lamentava inoltre perché, diceva, non gli avevano inviato i rifornimenti promessi. La realtà era che in tre anni, avevano fornito quaranta milioni di tonnellate di carbone. Il 10 giugno 1941 si era così sfogato con Ciano:

i tedeschi, disse, sono canaglie in mala fede e vi dico che così non potrà durare (...). Io, del resto, ho la nausea dei tedeschi da quando List fece l’armistizio con la Grecia alle nostre spalle ed i fanti della divisione "Casale", forlivesi che odiano la Germania, trovarono al ponte di Perati un soldato germanico, a gambe larghe, che sbarrava loro il cammino e rubava il frutto della vittoria. E personalmente ne ho le tasche piene di Hitler e del suo modo di fare. Questi colloqui preceduti da una chiamata col campanello non mi piacciono: col campanello si chiamano i camerieri. Poi che razza di colloqui sono? Debbo per cinque ore assistere ad un monologo, abbastanza noioso ed inutile (...). Io intanto continuo le fortificazioni del Vallo alpino. Un giorno serviranno. Per il momento, non c’è niente da fare. Bisogna urlare coi lupi. Ed è così che oggi alla Camera farò una sviolinata alla Germania. Ma il mio cuore è pieno di amaro.

E il 6 luglio, ancora a Ciano:

Segna nel tuo diario che io prevedo come inevitabile una crisi tra Italia e Germania. Ormai è evidente che si preparano a chiederci di portare il confine a Salorno e forse anche a Verona. Il che produrrà una formidabile crisi in Italia, anche per il regime. La supererò, ma sarà la più dura di tutte. Sento ciò nel mio istinto da animale, ed ormai mi pongo seriamente il quesito se, per il nostro futuro, non è più auspicabile una vittoria inglese che una vittoria tedesca.

Il 29-30 aprile 1942 Mussolini e Ciano si incontravano a Klassheim presso Salisburgo con Hitler e Ribbentrop, i quali davano ai partner italiani una valutazione molto ottimistica della situazione; in quella occasione stabilirono anche una prossima offensiva in Libia, che fu quella di cui abbiamo appena detto, condotta dall’inizio di aprile all’inizio di luglio 1942.

Tornato in patria, Mussolini accantonò per il momento il progetto attaccare Malta, per concentrare le sue forze in appoggio all’offensiva in corso in Africa, nella quale, come si è detto, Rommel si sarebbe di lì a poco spinto fino a Ei Alamein, al confine con l’Egitto. In vista dell’occupazione del Cairo, il Duce si recò personalmente in Africa, dove rimase dal 29 giugno al 20 luglio (senza che Rommel si degnasse di andare a salutarlo), in attesa dell’evento che voleva sfruttare ma che non giungeva. Dato che tutto era concentrato nelle sue mani, queste sue prolungate assenze da Roma paralizzavano tutti i rami dell’amministrazione e creavano un caos ancora maggiore di quello che normalmente dominava il potere in Italia.


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