Benito Mussolini A metà novembre 1943 si riunì a Verona il
primo Congresso del Partito Fascista Repubblicano, che emanò un manifesto
programmatico, il cui primo punto annunciava la convocazione di una Costituente,
che viceversa non fu mai realizzata. Si concedeva qualcosa al ripristino del
principio elettorale, ma con una formula quanto mai equivoca, perché si
affermava che il "metodo di nomina" doveva contemperare il sistema gerarchico
(nomina dall’alto) col sistema popolare (nomina dal basso). Si presupponeva la
formazione di un partito unico, formato soltanto da una minoranza sceltissima di
puri e onesti, la cui tessera non sarebbe stata richiesta per alcun impiego o
incarico. Si puntava almeno a parole su una politica sociale che
avrebbe dovuto riguadagnare al fascismo il favore delle masse proletarie, e una
politica giudiziaria più garantista di quella che era stata adottata dal regime,
ma gli ebrei venivano definiti "nemici". Due mesi dopo, il 13 gennaio 1944, il
Consiglio dei ministri di Salò sviluppò i punti del "Manifesto di Verona",
soprattutto per quanto riguardava l’economia. Per processare i membri del Gran Consiglio
che il 25 luglio avevano votato l’ordine del giorno
Grandi, dei quali soltanto sei (Ciano, De Bono, Marinelli, Cianetti, Pareschi e
Gottardi) erano stati arrestati, mentre altri tredici erano sfuggiti alla
cattura (e tra essi Grandi, Bottai e Federzoni), si riunì a Verona, l’8 gennaio
1944, il Tribunale Speciale, che due giorni dopo concluse quella tragica farsa
di processo con la condanna a morte degli imputati (presenti e in contumacia), a
eccezione di Cianetti, che ebbe trent’anni di reclusione. Vana era stata la loro
difesa, basata sull’argomentazione che la legge sul Gran Consiglio attribuiva ai
suoi membri il compito di esprimersi sulle più alte e gravi questioni del regime
e che perciò essi avevano soltanto adempiuto alloro dovere ed esercitato il loro
diritto. La domanda di grazia da essi inoltrata pare che a Mussolini non sia mai
pervenuta; ma la questione è rimasta misteriosa e controversa. Certo è che le
pressioni per la condanna non vennero dai tedeschi, ma dai gerarchi fascisti che
circondavano Mussolini, soprattutto Pavolini e Buffarini-Guidi. Ciano, De Bono,
Marinelli, Pareschi e Gottardi furono fucilati a Verona la mattina dell’li
gennaio 1944. Il caso più drammatico fù quello di
Galeazzo Ciano, che era il genero di Mussolini, marito della sua figlia
prediletta, la quale si adoperò in tutti i modi per la salvezza del marito, ma
inutilmente, e per molto tempo avrebbe riservato al padre una tenace e aspra
ostilità. Per ordine di Mussolini furono anche fucilati due ammiragli, e quattro
generali vennero condannati a lunghe pene detentive per aver obbedito agli
ordini del governo Badoglio.
Processo ai "Traditori"