Benito Mussolini
La Repubblica di Salò

Il 12 settembre 1943 Mussolini venne liberato da un reparto d’assalto tedesco comandato dal capitano Skorzeny, calato su Campo Imperatore con alcuni alianti, senza incontrare la minima resistenza da parte dei carabinieri posti a guardia del prigioniero, i quali del resto avevano ricevuto dal governo Badoglio ordini e contrordini estremamente confusi e contraddittori. Con un piccolo aereo da ricognizione Mussolini fu portato al quartier generale germanico nella Prussia orientale, dove ebbe un colloquio col Fuhrer e si mise subito al lavoro per ricostituire il fascismo e un suo Stato. Tra il 15 e il 17 settembre emanò sei ordini del giorno, tutti diramati dall’agenzia tedesca d’informazioni, per informare i "fedeli camerati" di aver ripreso la suprema direzione del fascismo in Italia, per annunciare la ricostituzione del partito fascista ribattezzato "Partito Fascista Repubblicano", per ripristinare le organizzazioni del partito e la Milizia, per sottoporre a esame "la posizione dei membri del partito in rapporto alloro contegno di fronte al colpo di Stato della capitolazione e della vergogna". Nominò Alessandro Pavolini segretario del partito e Renato Ricci comandante della Milizia.
In quegli stessi giorni si recò a Monaco di Baviera, dove pronunciò il suo primo discorso dopo la liberazione, denunciando come delitti gli atti del re e di tutti coloro che gli si erano mossi contro.

Il 23 settembre annunciò la costituzione del nuovo governo (che fu detto "il governo degli spettri"), assumendo per sé il ministero degli Esteri, con Buffarini-Guidi all’Interno e Graziani alla Guerra. La sede del governo della Repubblica Sociale Italiana (RSI) fù stabilita a Salò sul Lago di Garda (donde la denominazione, che assunse un significato di dileggio, di "Repubblica di Salò"), perché i tedeschi non gli permisero di stabilirla a Roma, come egli avrebbe voluto, con i vari dicasteri dislocati in varie località del nord. Mussolini, dopo pochi giorni di permanenza alla Rocca delle Caminate si sistemò nella lussuosa Villa Feltrinelli a Gargnano. In quel periodo il suo nuovo medico tedesco, il dottor Zachariae, lo descrisse come attanagliato da dolori così forti da sembrare quasi perdere la padronanza di sé. Era anche diventato molto miope, tanto da dover usare una macchina da scrivere con caratteri molto più grandi di quelli normali.

Programma iniziale della Repubblica di Salò era: "Costituente, riconciliazione, socializzazione". Nessuno di questi tre punti programmatici fù realizzato: i primi due perché non lo si volle, il terzo perché non si poté, in quanto i lavoratori del nord non vollero neanche prenderlo in considerazione e non caddero nella trappola.

La costituzione del nuovo esercito "repubblichino" (come fu chiamato, anche in questo caso per dileggio) avvenne tra grandi difficoltà, sotto la direzione di Graziani, che aveva anche assunto il comando delle forze armate e che si recò al quartier generale del Fùhrer per accordarsi, tra l’altro, sull’armamento e l’addestramento in Germania di quattro divisioni italiane, per metà composte di volontari raccolti nei campi d’internamento tedeschi. Quindi Graziani, al Teatro Adriano a Roma, esortò tutti gli ufficiali a riprendere servizio accanto ai tedeschi, ma furono molti quelli che non risposero all’appello e tra essi assai numerosi quelli che si unirono alle bande partigiane, che intanto si andavano formando. D’altronde ai tedeschi appariva rischioso far risorgere un esercito italiano, sia pure agli ordini di Mussolini, e più conveniente avere invece molti italiani, almeno un milione, come lavoratori nelle loro industrie. Il risultato di tutto ciò fu che un vero e proprio esercito fascista non riuscì mai a formarsi, mentre vi furono varie formazioni autonome, sorte per iniziativa di singoli comandanti, caratterizzate dalla indisciplina e dalla prepotenza verso la popolazione civile (la più nota di questa sorta di bande fu la X Mas di Valerio Borghese). Vi erano poi, dipendenti non da Graziani ma da Pavolini, le "brigate nere" e altre consimili bande. Dal comandante della Milizia, Renato Ricci, dipendeva poi la Guardia Nazionale Repubblicana. Infine agli ordini del ministro dell’Interno Buffarini-Guidi operavano le formazioni poliziesche. Salvo queste formazioni irregolari, tutto era controllato dai tedeschi, che a Mussolini, pur lasciandogli la parvenza del potere, non concedevano alcuna autonomia. La villa che egli occupava a Gargnano era presidiata da reparti delle SS. In tanta impotenza, l’unica sua consolazione era la presenza di Claretta Petacci, sistemata in una casa vicina alla sua villa, anche lei sotto la sorveglianza delle SS. Pare che ella passasse ai tedeschi informazioni segrete e copie delle lettere private del suo amante.


TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE