"Il "morso" è come una cicatrice, un'incisione che viene sì curata, che non sanguina più, ma che, appunto come
una cicatrice, resta visibile sul punto in cui la carne si è rotta, a bella mostra del fatto che in quel posto del corpo c'è stata una ferita, una lacerazione. Il morso della
tarantola del Salento è mitico, ideale, archetipale, perciò profondissimo nelle pieghe dell'inconscio collettivo della gente di questa terra, è un morso ed un ri-morso in
una parte del corpo che non è più materia, ma spirito purissimo, coscienza di sé, archetipo simbolico di una lacerazione mitica, il risultato rituale di una lotta furiosa
fra la vita e la morte, tra la cultura e la natura, tra il divino e l'umano."
Maurizio Merico
"...l’odore dell’estate piena quando si sveglia la taranta e sai che tra poco si dovrà iniziare a ballare sino a che non
tramonta la luna e “ancora non è niente” come ti raccontano che dica Uccio Aloisi che inizia a suonare il tamburello e sai quando inizia e non sai quando finisce perché è
sempre là la taranta e tu non puoi fermarti e cimbali e pelle di capra e legno di faggio e mani te lo imprimono il ritmo che diventa te, un tutt’uno con voce e sudore e sangue da
sempre, senza un perché..."
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