L'architettura
contemporanea, partendo da un certo modernismo e postmodernismo, sempre
più rifiutandone la maniera, demotivata e occludente, sta divagando
in tutte le direzioni della differenzialità. E' un architettura
"multiculturale"che, attraverso una sofisticazione degli strumenti culturali
e tecnici, mostra i disagi ambientali, gli spaesamenti, le incertezze di
identità della società in cui vive. L'architettura
si sta mettendo a disposizione del caos. La paura profetizzata
da Victor Hugo, quando temeva che il libro distruggesse il ruolo dell'architettura,
sembra essere stata esorcizzata,come una nuova cattedrale gotica, ricca
di simboli e sublime stupore, essa è risorta dalle sue ceneri, incarnandosi
e vestendosi di "comunicazione", per palesare il nuovo sentire comune. Oggi l'architettura
contemporanea, mentre ripercorre con maggiore proprietà e adeguatezza
tecnologica le astrazioni, semplificazioni, ancora prevalentemente stilistiche
del razionalismo e di altre tendenze del movimento moderno, sta affrontando
un'inedita fase di sperimentazione innovativa, che è in rapporto
con la terza rivoluzione industriale, ma più esattamente con le
novità tecnico- scientifiche dell'elettronica, del controllo delle
condizioni ambientali, delle ingegnerie biologiche e genetiche, dello sviluppo
dell'informazione. Le tematiche
dell'androide o del cyborg, nipote di Frankenstein, estremizzano quella
che è soprattutto una mutazione antropologica. Il corpo dell'architettura
si modifica per seguire le radicali evoluzioni dell'uomo contemporaneo. I nuovi maestri
come Peter Eisemann, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, hanno in comune una
visione della città contemporanea, lontana, e forse più realistica
, di quella armonica e ordinata, immaginata dai padri razionalisti e ad
essa contrappongono una città mutante, in continua evoluzione, contraddittoria
ed emblematica, ove " creature simboliche" mostrano il sistema delle artificiosità
emozionali del loro tempo. Le risposte
in tale direzione non vengono date utilizzando schemi e categorie prefissate,
espressione di un determinato potere politico, ma confrontando categorie
di qualcosa di indefinito, di vago, di nuovo. La nuova architettura non
si pone come modello di comportamento, non promette paradisi artificiali
,ma,dialettizzando il conflitto tra romantiche nostalgie e ironie contemporanee,
diviene il luogo in cui l'immaginario collettivo può scatenarsi,
farsi sentire. Si va contro
l'ordine centrato, grigliato, naturale o macchinista, si cerca lo sgretolato,
l'anomalo, non tanto per creare inquietudine ma, per liberare il differente
regime dell'immaginario in una rete relazionale aleatoria che, esclude
lo sviluppo di una manualistica per tipi e modelli. L'architettura si libera
dalla pretesa di proporre un modello totalizzante e può nuovamente
dispiegare comportamenti plurali e concatenazioni comunicazionali.