"PARTS - by Plipla"
Inviato da chiarodiluna il 26-Nov-00 alle 02:21 AM
**ricevo e pubblico

chiarodiluna

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PARTS…parti di sé stessi, parti di vespa, parti di tempo, oppure tu parti, voce del verbo partire, verso…

Ore cinque. Ore cinque e dieci. Cosa può succedere in dieci minuti di un’alba fredda e piovigginosa di un novembre dell’anno 2000? Cosa succederà lo saprete presto. Ora giratevi indietro e andare a vedere, a sentire, a toccare cosa è successo prima di tutto questo, prima di quei dieci minuti. E’ successo che hai una vespa blu nel garage, che è con te da tre anni, e ogni volta che la vedi nel garage ferma, bellissima, ti sembra di svegliarti accanto ad una ragazza di rara bellezza (immaginatela … ) che ha dormito con te…la guardi e pensi…cacchio…lei sta con me. E’ successo che ci hai viaggiato con quel mezzo, ci hai corso, ci hai trasportato cose e persone. E’ successo che hai incontrato altri come te. Tutto questo è durato tre anni, e adesso stiamo parlando di dieci minuti. Hai pensato quei tre anni in quei dieci minuti, e lei, la vespa, si allontanava rimanendo ferma dietro di te. Andare in macchina non è un tradimento…è come preferire la moglie all’amante…tutto molto più rassicurante, più conosciuto, più monotono, anche se…quella mattina non vedevi molta differenza. Non guidavo da tempo e allora sentire quei suoni diversi mi divertiva, invece di annoiarmi. In quei dieci minuti ti infilasti in autostrada, nel buio, senza vedere niente attorno a parte le luci gialle dei catarifrangenti. Andare in a autostrada sembrava un decollo infinito, su una pista infinita. Però non ci sollevava mai in volo. Il timore di prendere una multa dell’importo di circa un terzo del valore della macchina come era successo a tua madre in versione Schumacher un mese prima doveva essere ben radicato se alla vista di una macchina della polizia alzasti il piede dall’acceleratore. Non potevi violare il limite neanche con 200 km all’ora di vento a favore, ma lo facesti lo stesso, ovvero rallentasti. Una situazione simile era descritta in un libro. Immaginate…voi siete a casa la vostra ragazza in vestaglia e un vostro amico. Cieco. Ad un certo punto la vestaglia della vostra ragazza si apre accidentalmente e voi…ovviamente la richiudete. E poi pensate che pirla…e allora fare una cosa bellissima …la riaprite. E Fu così…riaccelerai…superai la polizia cieca…Il brivido sensuale della velocità si era insinuato e tu pensavi che i cartelli della Torino Milano che segnavano la distanza erano lì apposta, per ricordarti l’importanza del viaggio, dell’andare veloci o lenti, dell’avvicinarsi ad un posto… Al cartello dei 10 km da Milano dopo averne percorsi 120 uno si guarda attorno e pensa…ma Milano dov’è? E le modelle , queste famose modelle, dove sono? C’è campagna…e sarebbe bello vedere modelle enormi raccogliere fiori per i prati, dimensionate come in un famoso video del Rolling Stones di qualche anno fa. E poi ad un certo punto, non chiedetemi a quale km appare…eccola lì la bestia, penso ogni volta, la bestia di Milano. Il bello o il brutto di Milano è che è tutto concentrato, caotico, bellissimo, gustoso e orribile. Quella città era ed è per me un insieme apocalittico di tantissime cose…soldi, amaro Ramazzotti, gli stilisti, il duomo, le tangenti, le modelle, mtv, p.zza s. Babila e p.zza Fontana, Linate e Malpensa, ecc ecc. Il mio cervello elaborava tutte queste immagini come i fotogrammi di un videoclip impazzito quando…alle sei e trenta precise, vedevo lo stadio di S. Siro e quindi, il campanello del citofono di Chiarodiluna o meglio il suo numero del cellulare sul display del mio. La voce di uno appena alzato si levò dal microfono. Capii che ci volevano almeno venti minuti prima che si prendesse la strada per il posto dove dovevamo andare. Andai a fare colazione. Quando vado a fare colazione ho un ‘immagine infantile, o meglio un pensiero infantile. Ovvero che i baristi sentano la mia parlata diversa e pensino o dicano che io vengo da fuori. E immagino di essere un forestiero appena arrivato in un paese sperso nel deserto dell’Arizona, di far suonare gli speroni sul pavimento di legno consumato di un saloon e di incrociare gli sguardi degli altri avventori. Poi mi sveglio, e il saloon è un bar in zona S.Siro di Milano e il whisky è un cappuccino… Ogni volta lo penso e ogni volta mi dico che è una coglionata, ma che volete farci, sono fatto così.. Chiarodiluna emerse vestito a festa, ma la cosa che mi sorprese di più furono gli occhiali da sole aggrappati al maglione. Alle sette di mattina, buio, pioviggina, c’è la nebbia e lui ha gli occhiali da sole. Poi mi ricordai…ahh ma lui è quello che sulla chat di vespaonline pensavi , credevi un sessantenne in pensione che decide di fare il giro d’Italia in vespa, quello che nonostante sia alto due metri e pesi quasi cento kg viaggia su un fuscello di vespa, quello che ha smontato più marmitte di un collaudatore della Polini e della Sito messi insieme, quello che viaggia senza freni, quello che fa fuori un motore in un giorno. E le cose tornarono ovvie e gli occhiali da sole ci stavano. Il posto dove stavamo andando, manco a dirlo è Novegro…celebre mercatino di pezzi usati per motociclette e vespe. Si era parlato per mesi di questo Novegro, e andarci sembrava come assistere ad un ‘apparizione concordata con la Madonna. C’erano già tre ad aspettare tale evento, e uno sembrava John Wayne appoggiato ad una palizzata , ed era Luca, l’altro lo sceriffo anziano, ed are Roby Tv, e un terzo l’aiutante dello sceriffo ed era Freslut. Una cosa tipo il buono, il brutto e il cattivo…assegnate voi le parti…Eravamo ad un passo da Linate e in quelle ore di permanenza al mercatino vedemmo decollare ogni tipo di aereo del mondo, di ogni epoca…mentre noi eravamo persi tra carburatori, ammortizzatori, collettori, marmitte, gusci, fanali, selle, molle, gomme, lampadine, pedane porta passeggere, ecc ecc…PARTS. Ognuno sembrava avere la sua ossessione, nutrita per mesi con pensieri quotidiani del tipo…”a Novegro devo assolutamente trovare…”.La mia ossessione si materializzava in una cornice cromata per la targa in primo luogo, e dei gusci in secondo. L’ossessione di Chiarodiluna erano stranamente…non le marmitte. Ci passava a fianco, snobbandole. La sua ossessione erano i carburatori e i collettori, con qualche accenno ai pacchi lamellari. Si chinò ad un certo punto su di un prato di carburatori dalle varie forme e ne prese uno in mano. Lo guardò, lo rigirò e fu attratto da una specie di protuberanza che non sapeva bene cosa fosse. Era un carburatore dotato di uno speciale meccanismo, detto pompetta di ripresa, che incrementava la quantità di carburante nella fase appunto di ripresa. Un minuto prima pensava che la pompetta di ripresa fosse qualcosa di osceno, da non dire in pubblico, ed un momento dopo era lì che spiegava a tutti come funzionava . Piano piano ci raggiunsero anche il Red, con il suo fido carrellino appendice e Fedo, fantomatico padrone di una primavera altrettanto fantomatica. Quatto quatto, discretamente, Il cali comparve. Il Cali, ovvero quello che non dice mai una parola fuori posto. Io i gusci non li trovai, ma vidi qualcosa di straordinariamente simile come forme nello stand dell’Indian…Senza le vespe sembravamo strani, spogliati del nostro perché, ognuno appariva senza una PARTE di sé. La sera ci sorprese e anche il traffico di Milano. Un attenta analisi al motore della vespa di Chiarodiluna, breve messa per celebrare degnamente la scomparsa prematura delle fasce dal pistone e andammo a mangiare. Non so chi tra il Red e Turbobestia fosse più elegante…il Red sembrava avesse qualcosa in più in eleganza, ma volete mettere la camicia con tessuto simil carbonio di Turbo? Ci perdiamo nella campagna di Milano inseguendo una 1100 tv e pensiamo di essere in un’altra PARTE di tempo, mentre invece siamo nel 2000. Abbandoniamo il sentiero della trattoria predefinita e ci tuffiamo in un’altra, dove ci saziamo. Usciamo carburati, leggermente grassi, verso una discoteca mai vista. Non ci vogliono far entrare per un leggero sovrannumero nel nostro gruppo di ragazzi ( 9 contro zero ragazze), ma l’abilità diplomatica di Chiarodiluna riesce ad avere la meglio. Dopo, non so voi cosa avete fatto, ma io avevo un conto in sospeso. Quando ero passato per Milano quest’estate diretto a Venezia non avevo conosciuto nessuna ragazza. E siccome per Plipla le ragazze fanno PARTE dei posti, dovevo conoscerne una. Se no, come ha detto Chiarodiluna, non sarei Plipla. Non so come spiegare, mi sarebbe rimasto l’amaro in bocca. Erano le tre quando PARTIMMO per andare a dormire. Il giorno dopo a me aspettava un decollo infinito lungo 130 km e a voi ancora PARTE di Novegro. PARTS…