Dalle note di prefazione di Paolo Sorcinelli
(Professore Univers. di Bologna):
Nella carriera di un
docente capita di discutere delle tesi (molte) che passano come
una normale pratica burocratica, altre (non molte) che rappresentano
qualcosa di più. E si ricordano. La differenza fra una
tesi che si ricorda e una tesi che non va oltre la normale routine
dipende da molti fattori. Non è opportuno elencarli in
questa sede, dove mi limiterò a dire che a volte una tesi
può essere confezionata in maniera impeccabile e con il
dovuto rigore metodologico, ma non lasciare ugualmente molte tracce.
Quando alcuni mesi fa Maria Paola
Chiaverini mi telefonò per parlarmi della possibilità
di trasformare la sua tesi di laurea in un libro, aveva paura
che non mi ricordassi di lei. Invece ricordavo benissimo lei e
il suo lavoro e ricordavo anche la determinazione e la naturalezza
con cui si era tuffata in una ricerca d'archivio su un tema così
particolare. Le piaceva definirsi "quella delle mamme killer",
ma questa espressione non aveva nulla di irriverente nei confronti
delle donne che studiava. Cercava soltanto di sdrammatizzare con
ironica e giovanile intelligenza la convinta partecipazione con
cui ricostruiva situazioni e vicende femminili particolarmente
delicate, private e tragiche, legate a situazioni di profondo
disagio economico, sociale e affettivo. Al telefono mi accennò
con soddisfazione all'occasione che le si prospettava e mi chiese
di partecipare alla eventuale presentazione. A Palena. ("Palena?
Scusa, dov'è Palena? in Abruzzo? ... va bene, poi cercherò
Palena su Google". E difatti trovai con facilità un
sito molto articolato, con bellissime foto e con testi interessantissimi).....
(...si tratta di questo sito, Palena
Viaggio nella Memoria. N.d.r.).
Dalle note di prefazione di Giovanni Battista
Elia:
Marc
Bloch scrisse nella sua Apologia della storia' di quanto fosse
più facile parlare a favore o contro Lutero che scrutarne
l'anima. L'asserzione era contenuta in quel paragrafo che, fin
dal titolo, si poneva di fronte a due atteggiamenti dilemmatici
dello storico: Giudicare o comprendere?
Ebbene lo studio di Maria Paola Chiaverini si conclude con cinque
sobrie righe che ci portano a riconoscere l'autorevolezza della
studiosa di storia, formatasi nell'accademia bolognese e, più
in generale, attraverso le personalità presso le quali
ha acquisito la sua competenza, nella scuola di quella nuova storia
che, da meno di un secolo, ci va restituendo un patrimonio sorprendente
di conoscenze, sottratte al passato con strumenti sensibili e
specificamente umani. Citiamole righe in questione:
Erano l'ignoranza e la disperazione
a spingere al delitto, non la follia e la crudeltà, e benché
ai nostri occhi il loro gesto possa sembrare estremo ed evitabile,
tuttavia è necessario comprendere le loro ragioni: quello
che a noi interessa è conoscere la loro storia, visto che
sono già state giudicate, e hanno pagato.
È uno dei pochi luoghi in cui l'autrice abbandona l'impersonalità
e l'imparzialità, malo fa con lo stile adeguato, di chi
conosce il mestiere. Una scienza positiva infatti, quale dev'essere
la storia, non può servirsi di un quadro di valori sulla
cui base assolvere o condannare, pena la perdita dei fondamenti
della disciplina stessa. Lo può, e lo deve, indagare al
solo fine di una comprensione storica, come avviene nel caso specifico
in cui quel quadro si configura sociologicamente dall'esame delle
sentenze che coinvolsero i giudici e soprattutto le giurie, composte
da persone della piccola borghesia abruzzese dei primi anni del
Novecento.
L'intelligenza delle anime dunque (continuo a muovermi lungo la
rotta della lezione del maestro francese) è esperienza
delle varietà umane che in questo caso ci giungono attraverso
il filtro di quei singolari documenti che sono gli atti processuali.....
BASTOGI Editore
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