Per la pianura splende il sole dell'estate,
ma l'aria in ciel non è più pura,
le nostre mani son legate.
Degli Unni l'orda, scalpita e si sente urlare,
due travi in croce ed una corda,
ferme ci stanno ad aspettare.
Grande Signore che lunghe spade ci donasti,
i tuoi cosacchi son lontani,
qui solo i corvi son rimasti.
Sul Don è inverno, la testa della Russia in un canestro,
meglio fuggir da questo inferno,
l'alba ci attende sul capestro.
L'aquila è stanca di volteggiar nel cielo rosso,
cavalca ancor l'armata bianca,
deve saltar l'ultimo fosso.
È già mattino una goccia va le forche a bagnare,
ma io lo so che non è brina,
ma che è una lacrima di Zar.