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RIFLESSIONI SU "Affioramenti".

Email:paolo.diociaiuti@inwind.it

 

E' opinione comune che gli architetti abbiano una predilezione per la filosofia e viceversa .....

La lettura dell'articolo "Affioramenti" ha risvegliato un'immagine e dei concetti che da molto tempo dormivano nella mia memoria. Così riaprendo alcuni libri ho (ri)trovato gli elementi di riflessione che propongo.

"... Giustapponiamo i nostri stati di coscienza in modo da percepirli simultaneamente, non più l'uno nell'altro, ma l'uno accanto all'altro; in breve, proiettiamo il tempo nello spazio, esprimiamo la durata in estensione, e la successione prende per noi la forma di una linea continua [ ... in realtà], la pura durata potrebbe benissimo essere niente altro che una successione di cambiamenti qualitativi che si fondono, si compenetrano, senza contorni precisi, senza nessuna tendenza ad esteriorizzarsi gli uni nei confronti degli altri."

Henri Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza.

 

L'immagine che è tornata in superficie è una metafora che viene proposta per spiegare la teoria della vita e dell'attività  psichica dell'uomo elaborata dal filosofo francese Henri Bergson (1859 - 1941). Non saprei dire se questa metafora è stata ideata dallo stesso Bergson, in ogni caso mi è parsa appropriata a descrivere fenomeni che ci interessano.

Possiamo immaginare l'individuo nel mondo sottoforma di CONO: il vertice del cono è il luogo della percezione, una specie di sensore dell'ambiente circostante, mentre la base è il luogo della memoria, intesa come "pura durata spirituale" per usare le parole del filosofo. Sul fondo del cono sono depositati tutti i ricordi delle nostre esperienze passate in un processo di incessante rimescolamento degli "strati", che non sono semplicemente sovrapposti gli uni agli altri, ma sono tra loro dinamicamente interagenti. I ricordi non devono essere visti come "copie sbiadite o percezioni attenuate"*, sono invece "il deposito inconscio di tutte le esperienze passate conservate nella loro forma originaria"*. Le percezioni del mondo sensibile scendono giù per il cono (per cosi dire) fino a raggiungerne la base, attivando lo strato profondo e rendendo possibile la realizzazione - attualizzazione di quanto giace nella memoria. Infatti la vita profonda - spirituale dell'individuo "risale alla superficie, si materializza, si fa azione nel mondo"* in un processo di interazione tra le percezioni del mondo esterno e gli strati profondi della coscienza. Possiamo, quindi, considerare l'azione degli individui come risultato di una serie continua di "immersioni" ed "affioramenti" ... Bergson definisce un nuovo rapporto tra profondo e superficie, tra materia e spirito, tra uomo e realtà esterna. "In ogni istante della nostra vita, tramite la memoria, confluisce l'intero nostro passato ..."°.

Se ho capito bene, le nostre azioni concrete sono determinate sia dagli stimoli che riceviamo dall'esterno, sia dal processo di elaborazione che ha luogo alla base del cono dove le percezioni vengono interiorizzate filtrando attraverso gli strati profondi e "rimbalzano" all'esterno sottoforma di comportamenti e di sensazioni. E' per questa ragione che il nostro comportamento è, anche, attualizzazione della memoria.

 

Ancora più interessanti mi pare siano le descrizioni delle qualità di questi strati profondi proposte da Bergson. In polemica con il pensiero positivistico (per quanto riguarda i fatti della coscienza), Bergson rifiuta il determinismo (a certi antecedenti seguono necessariamente certi conseguenti) e soprattutto si oppone alla tendenza alla spazializzazione del tempo necessaria al tentativo di razionalizzare i fatti della coscienza. "Nella vita psichica dell'uomo non è possibile, per Bergson, individuare (e quindi spazializzare) singoli atti o momenti psicofisici"*, un'altra dimensione temporale è propria degli strati profondi: la "durata". In questa diversa dimensione, "la vita dell'uomo è mutamento costante, dinamica inarrestabile, regno di qualità, di TEMPI e STATI che non possono essere visti separatamente e tanto meno linearizzabili secondo la logica del prima e del dopo"*. Alla base del CONO la vita interiore, "l'esperienza esistenziale, permane ed insieme si trasforma, trascorre ed insieme ricorda, compenetra il passato ed il presente, scompigliando così tutte le categorie tradizionali (deterministiche - scientifiche) usate per ordinare - spazializzare la temporalità"*.

Il "luogo" della coscienza è fatto a strati, a layer, che non sono semplicemente sovrapposti in maniera meccanica, ma interagiscono tra loro incessantemente ed in modo non deterministico, collaborando a formare i nostri comportamenti. Ancora: le categorie temporali del prima - dopo sono inadatte a descrivere quanto accade negli strati profondi della coscienza perché ciò che facciamo coinvolge  interamente la nostra memoria e non solo alcune parti di essa. Potremmo forse dire che il "luogo" della coscienza individuale ha delle caratteristiche spaziali e temporali del tutto particolari e diverse da quelle che l'intelligenza utilizza per analizzare le cose del mondo.

 

Una considerazione per concludere:

Se pensiamo alla progettazione, intesa come comportamento umano, alla luce delle considerazioni appena svolte, è possibile trarre qualche osservazione che rientra nei temi che più ci interessano. Se sposiamo le tesi di Bergson, è improbabile considerare il progettare come risultato deterministico di un processo di analisi pseudo - scientifica. Un processo di questo tipo è forse solo una "partenza" possibile, uno stimolo esterno. Il comportamento - progettazione coinvolge proprio i nostri strati più profondi, la nostra coscienza, la nostra memoria ... Viene, dunque, naturale immaginare che il frutto della progettazione abbia una "struttura" stratiforme non dissimile da quella della coscienza che la elabora e che con essa si materializza, affiora alla superficie ...  

 

 

 

* S. Moravia, Pensiero e civiltà.          

° F. Adorno, T. Gregory, V. Verra, Storia della filosofia.

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