MARZO 1821
ALLA ILLUSTRE MEMORIA DI TEODORO KOERNER POETA E SOLDATO DELLA INDIPENDENZA GERMANICA MORTO SUL CAMPO DI LIPSIA IL GIORNO XVIII DOTTOBRE MDCCCXIII NOME CARO A TUTTI I POPOLI CHE COMBATTONO PER DIFENDERE O PER CONQUISTARE UNA PATRIA * |
Soffermati
sullarida sponda Vòlti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel novo destino, Certi in cor dellantica virtù, Han giurato: non fia che questonda Scorra più tra due rive straniere; Non fia loco ove sorgan barriere Tra lItalia e lItalia, mai più! Lhan
giurato: altri forti a quel giuro Chi
potrà della gemina Dora, Quello
ancora una gente risorta Con
quel volto sfidato e dimesso, O
stranieri, nel proprio retaggio O
stranieri! sui vostri stendardi Se
la terra ove oppressi gemeste Sì,
quel Dio che nellonda vermiglia Cara
Italia! dovunque il dolente Quante
volte sullalpe spïasti Oggi,
o forti, sui volti baleni Oh
giornate del nostro riscatto! |
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L'ode fu composta nel marzo 1821, quando i patrioti lombardi speravano che Carlo Alberto con l'esercito piemontese venisse in appoggio ad una loro insurrezione contro l'Austria. Manzoni anticipa gli eventi con la fantasia, immaginando che i piemontesi abbiano già oltrepassato il confine del Ticino. In realtà gli eventi sperati non si verificarono. Nell'ode si possono individuare tre parti:
(strofe 1-4): l'immaginata riunificazione delle forze piemontesi e lombarde propone il tema dell'inevitabile unificazione nazionale, che Manzoni sente profondamente. Si trova qui una famosa definizione dell'idea di nazione ("...una d'arme, di lingua, d'altare, / di memorie, di sangue e di cor...");
(strofe 5-9): questa parte contiene un appello agli stranieri affinchè cessino di opprimere l'Italia, in nome delle lotte da essi stessi sostenute per la loro libertà contro Napoleone e in nome dei principi proclamati in quell'occasione. Il diritto di ogni popolo all'indipendenza è proposto in chiave religiosa, come voluto da Dio;
(strofe 10-13): l'ultima parte contiene un incitamento agli Italiani a lottare per la propria libertà contado solo sulle proprie forze. L'ode termina in chiave profetica: il poeta si pone dalla prospettiva del futuro, quando unità ed indipendenza saranno realizzate.
L'ode costituisce un esempio significativo di poesia patriottica. L'eloquenza patriottica assume poi anche toni predicatori, con le immagini bibliche del Faraone sommerso nel Mar Rosso e della "maschia Giaele". Il risultato è un ritmo cadenzato, incalzante, da inno di battaglia; la lirica vuole scuotere, incitare, entusiasmare, spingere all'azione.
Lode fu scritta da Manzoni in occasione dei
moti carbonari piemontesi del 1821, quando latteggiamento
riformistico e liberale del giovane Carlo Alberto, erede al trono
piemontese e Reggente in attesa dellarrivo del Re Carlo
Felice di Savoia, che sembrava stesse per varcare il Ticino ed
entrare con le armi in Lombardia per aiutare i patrioti a
liberare il Lombardo-Veneto dalloppressivo dominio
austriaco, aveva acceso le speranze dei liberali e di coloro che
aspiravano allunificazione dei vari stati italiani sotto ununica
bandiera. Ma le speranze vennero ben presto vanificate sia dallintervento
di Carlo Felice che della polizia austriaca, che procedette a una
dura repressione nella quale furono coinvolti, tra gli altri,
Silvio Pellico e Federico Confalonieri.
Lentusiasmo di quei
giorni venne quindi subito stroncato dagli eventi, ma lode
rispecchiò profondamente uno spirito che non verrà mai
soffocato e che ha rappresentato uno degli elementi politici e
culturali fondamentali dellOttocento, elemento che, dopo
circa trentanni di discussioni e approfondimenti, che toccarono
non solo le sfere della politica e del diritto, ma anche quella
della religione (pensiamo ad esempio al Neoguefismo), a
partire dal 1848 in poi, comincerà a trovare una sua qualche
realizzazione, non appena i sentimenti liberali si diffonderanno
nelle classi sociali medio-basse e diventeranno popolari, non
appartenenti più a una ristretta élite.
Nel timore di una
perquisizione della polizia, il Manzoni nascose o addirittura
distrusse il manoscritto dellode, ma qualche copia venne
conservata da amici, e fu pubblicata solo nel 1848, a cura del
Governo provvisorio di Milano, a seguito del successo delle Cinque
Giornate che facevano ben sperare in una felice conclusione
della liberazione dallo straniero, devolvendo i proventi ai
patrioti.
Alla base dellode si
trovano, quindi motivi storici e politici e di esaltazione della
libertà dallo straniero insieme a una presenza di Dio, viva e
puntuale nelle vicende umane, una presenza che aiuta luomo
a combattere non solo per il personale riscatto dal peccato, ma
anche in senso più universale a combattere per il riscatto della
patria dallo straniero, portando gli uomini verso la creazione di
un mondo in cui ci sia veramente un maggiore rispetto delluomo
per gli altri uomini, superando la barriera dellegoismo
personale e dellinteresse politico di una classe sociale
che pensa solo e innanzitutto a mantenere il proprio potere.
Lode è un appello alla
libertà di tutti i popoli, che va al di là della polemica
contro i princìpi (soprattutto quello di legittimità)
sanciti dal Congresso di Vienna, princìpi che non
tenevano conto delle nuove aspirazioni dei popoli e della nuova
situazione europea, venutasi a creare sia con la Rivoluzione
francese (sul piano ideologico e politico) che con la Rivoluzione
industriale (sul piano economico); lode è un appello,
infine, contro ogni forma di violenza, ad abbandonare la via del
male per seguire quella del diritto dei popoli, rivolto proprio a
quei popoli e a quei governi che solo qualche anno prima lavevano
sbandierato per liberarsi dalloppressione napoleonica. Per
questo diventa fondamentale un concetto in questo appello: Dio
protegge gli uomini oppressi, e come aveva già protetto a suo
tempo i Tedeschi (accomunati agli Austriaci) così avrebbe
protetto gli Italiani; ed è proprio il concetto della protezione
degli oppressi che troverà la sua grandiosa e definitiva
sistemazione ideologica ed artistica ne I Promessi Sposi.
Il Poeta dedicò lode a Teodoro Koerner, patriota e
poeta romantico tedesco, autore di drammi e canti patriottici
contro loppressione napoleonica, morto combattendo nel 1813
combattendo nella battaglia di Lipsia, secondo il Manzoni.
"In questa poesia il
Manzoni esprime il proprio ideale nazionale unitario, fondato
sullunità di lingua, di religione, di tradizioni, di
stirpe e di aspirazioni, superando ogni forma politicamente
gretta o vuotamente rettorica dellideale patriottico e
incentrandolo su uneffettiva comunione di vita, materiale e
spirituale, del popolo, sancita da una tradizione nazionale (le memorie
del v. 32). Altrettanto importante &egreave lammonimento
rivolto agli stranieri che si sono serviti degli ideali nazionali
per far ribellare i popoli a Napoleone, ma subito dopo hanno
sostituito la loro oppressione a quella dellimperatore
francese. Qui cè unaltissima e nobile protesta
contro la bassa politica della violenza e dellintrigo,
totalmente opposta al messaggio cristiano. È la voce di un
cattolico liberale, che esorta gli italiani a insorgere contro loppressione
in nome di un Dio che è amore ma anche giustizia. Il diritto
alla libertà diviene così un dovere, un momento della lotta per
laffermazione del del bene contro il male; Il Manzoni, che
nelle Tragedie esecra la guerra, non esita qui a invocare
il Dio degli eserciti, a incitare gli Italiani a combattere in
nome della giustizia. (Pazzaglia)
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