Torino 1820 - Roma 1878), ultimo re di Sardegna (1849-1861)
e primo re d'Italia (1861-1878).Salì al trono del Regno
di Sardegna nel 1849, in seguito all'abdicazione del
padre Carlo Alberto, avvenuta dopo la sconfitta
piemontese, a Novara, nel corso della prima guerra d'indipendenza
contro gli austriaci. Mantenne in vigore e difese lo
Statuto albertino del 1848, rispettando i poteri concessi
al Parlamento dalla carta costituzionale. Sincero
cattolico, appoggiò tuttavia le scelte
antiecclesiastiche del governo piemontese, che,
attraverso le leggi Siccardi (dal nome del guardasigilli
che le presentò) del 1850, portarono all'abolizione dei
tribunali ecclesiastici e delle immunità del clero.
Chiamato alla presidenza del Consiglio Camillo Benso,
conte di Cavour (1852), ne sostenne la politica interna
ed estera, e non impedì la fondazione della Società
nazionale italiana, nata nel 1857 nell'intento di dar
vita a un organismo politico volto a conseguire l'unità
d'Italia con la partecipazione sia dei democratici
moderati sia dei liberali.Considerando la guerra contro l'Austria
il risultato inevitabile della politica piemontese,
acconsentì agli accordi di Plombières, stipulati nel
1858 da Cavour con l'imperatore francese Napoleone III in
funzione antiaustriaca, che gli garantivano la Corona di
un Regno dell'Alta Italia in cambio della cessione di
Nizza e della Savoia alla Francia, e in base ai quali si
impegnava a dare in sposa sua figlia, la principessa
Maria Clotilde, al cugino di Napoleone III, Giuseppe
Napoleone, detto Girolamo. Nel gennaio del 1859, rendendo
operativi gli accordi di Plombières, sottoscrisse con
Napoleone III un'alleanza militare contro l'Austria.
Respingendo l'ultimatum dell'imperatore austriaco
Francesco Giuseppe, che intimava ai piemontesi di
bloccare i preparativi militari, provocò l'inizio della
seconda guerra d'indipendenza (27 aprile 1859).Piemontesi
e francesi sconfissero gli austriaci a Montebello,
Palestro e Magenta e liberarono la Lombardia, mentre le
insurrezioni, fomentate e sostenute dalla Società
nazionale, scoppiavano negli stati dell'Italia centrale,
che chiedevano l'annessione al Regno sabaudo. Dopo le
vittorie di Solferino e San Martino (24 giugno 1859), il
re dovette rassegnarsi all'armistizio di Villafranca (11
luglio), deciso dall'imperatore francese per timore di un
intervento della Prussia e per gli imprevisti esiti
rivoluzionari nell'Italia centrale.La volontà di
annessione al Piemonte da parte di Parma, Modena, Toscana
e Legazioni pontificie metteva il re in una difficile
posizione di fronte alle diplomazie europee. L'annessione
fu così rimandata, ma negli stati centrali vennero
inviati governatori straordinari con il compito di
mantenere i collegamenti con Torino. Mentre Giuseppe
Garibaldi si accingeva nel 1860 all'impresa della
spedizione dei Mille, il sovrano, al comando dell'esercito
piemontese, anche per timore che la progettata marcia di
Garibaldi su Roma innescasse un conflitto europeo, invase
l'Umbria e le Marche, proseguendo fin nei pressi di
Caserta (secondo la tradizione, a Teano), dove avvenne lo
storico incontro con Garibaldi.Il 17 marzo 1861 Vittorio
Emanuele fu proclamato re d'Italia dal nuovo parlamento
italiano. Nel 1866 combatté la terza guerra d'indipendenza
contro l'Austria, che si concluse con l'annessione del
Veneto all'Italia, e nel 1870, dopo aver tentato senza
successo di risolvere pacificamente la questione di Roma,
appoggiò, seppur senza fervore, l'azione delle truppe
nell'assalto a Porta Pia. Dopo la fine dello Stato
Pontificio, si trasferì con la corte da Firenze a Roma,
nuova capitale, insediandosi nel Palazzo del Quirinale.