dal Sito: L'Espresso on line del 25/11/02 si
riporta pari,pari questo articolo di indubbia
attualità
Alla Mecca un venerdì mezzogiorno. Ad
ascoltare la predica modello
Dalla città del Profeta, un sito web
seleziona il meglio dei sermoni nelle moschee e lo invia agli
imam di tutto il mondo come guida per la predicazione. Contro gli
ebrei, i cristiani, l’Occidente. Da non perdere
di Sandro Magister
(Da “L’espresso” n. 48 del 21-28 novembre
2002, titolo originale “Trincea moschea”)
La maratona islamica dell’imam Wajdi Hamzah Al
Ghazzawi è cominciata tre anni fa con partenza dalla
Mecca. «Ho visitato i più celebri imam di tutto il
mondo e ho illustrato loro la mia proposta. Alcuni li ho trovati
entusiasti. E questi sono i risultati: tremila imam di 62 nazioni
visitano ogni settimana il mio sito web in arabo. Con la versione
inglese conto di raddoppiare».
L’ha chiamato Al-Minbar il nuovo sito, parola che in arabo
vuol dire pulpito di moschea. È il pulpito dal quale ogni
venerdì a mezzogiorno, in tutto il mondo, gli imam
pronunciano la khutbah, il discorso che orienta la vita e la
mente di un miliardo di musulmani. Al Ghazzawi ne ha raccolti a
migliaia di questi discorsi del venerdì, li ha fatti
vagliare da otto teologi di prim’ordine, sauditi come lui,
e ora man mano li mette in rete: «Come modelli di giusta
predicazione. Per tutti gli imam che hanno necessità di
elevare la qualità e la profondità dei loro
discorsi».
Ma non solo gli imam. Grazie ad Al Ghazzawi e ai suoi dottori del
Corano, chiunque può oggi penetrare in questo mondo sino a
ieri sconosciuto o precluso. Anche se infedele. Da una moschea
all’altra in un viaggio virtuale: da Gerusalemme a Medina
fino all’inviolabile Mecca. Con a portata di mouse, e per
la prima volta svelato, il top della predicazione musulmana
secondo i canoni del wahhabismo saudita, la corrente
superortodossa, il cui controllo sulle moschee di tutto il mondo
è sempre più pressante.
I mistici non s’illudano. La khutbah del venerdì non
è mai rarefatta e spirituale. Le moschee sono luogo
politico per eccellenza. Da lì sono partite tutte le
rivoluzioni. È lì che si proclama lo jihad, la
guerra santa. Nel mondo arabo, quasi sempre chi pronuncia la
khutbah è autorizzato dallo Stato. E il suo testo è
vidimato. Dalla Mecca, un sito come Al-Minbar non può
nascere e vivere senza l’imprinting della monarchia
dell’Arabia Saudita.
E allora non sorprende che Al-Minbar abbia una sezione speciale
sulla Palestina. Con raccolti i discorsi modello sul tema. Tutti
graniticamente concordi nell’elevare a dogma l’odio
contro gli ebrei, nell’esaltare il «martirio»
dei terroristi suicidi, nello sconfessare qualsiasi accordo
negoziale, nel predicare come unica soluzione finale la
cancellazione di Israele.
GLI EBREI
In alcune khutbah, Israele e gli ebrei non sono nemmeno chiamati
per nome. Sono «l’entità criminale»,
sono «la nazione di porci e scimmie». L’odio e
l’inimicizia nei loro confronti sono predicati con la forza
di un imperativo teologico «a gloria di Allah». Sono
«malvagi e traditori da sempre» e meritano solo
guerra. Ma non una guerra qualsiasi, come vorrebbero «i
nazionalisti che combattono per la terra, gli oliveti, gli aranci
e i cocomeri». «Il divino comando è per una
guerra religiosa, combattuta per null’altro se non per i
principi dell’islam».
Di ogni khutbah, Al-Minbar dà il nome dell’imam che
l’ha pronunciata. E del luogo. Le più autorevoli
sono quelle delle tre città sacre, nell’ordine La
Mecca, Medina e Gerusalemme, e delle moschee prime per
antichità: della Kaaba alla Mecca e di Al Aqsa a
Gerusalemme, sopra la città vecchia. Il sacro primato di
questi luoghi è richiamato di continuo ed è esso
stesso un messaggio politico. Lo Stato d’Israele è
definito inaccettabile per principio: ricade in quella terra
sacra «che ha uno statuto speciale tra le terre musulmane e
che oggi comprende la Palestina, la Siria, il Libano, la
Giordania, e parti dell’Arabia Saudita e
dell’Iraq».
Il falso antisemita intitolato “Protocolli dei savi di
Sion”, dato per autentico, viene citato a prova del disegno
ebraico d’impadronirsi del mondo. In combutta con la
massoneria, ma più ancora «con le benedizioni dei
cristiani e dell’Occidente», nonché delle
Nazioni Unite e di quei «musulmani solo di nome,
ciechi» che confidano nei processi di pace
israelo-palestinesi senza vedere che essi sono «soltanto
una variante del piano sionista di dominio universale».
Tutto congiura contro le nazioni islamiche, sotto ogni cielo:
«le repubbliche musulmane dell’ex Unione Sovietica
possedevano le armi nucleari, ma l’Occidente gliele ha
strappate per darle ai cristiani ortodossi russi».
Tutta la lode va invece ai «martiri» musulmani,
ovvero ai terroristi suicidi, mai però designati
così. Sono loro i «benedetti», mentre
«veri terroristi» sono definiti gli ebrei. Il loro
martirio «è il miglior sentiero per il
paradiso». Là ciascuno di essi, «come dice il
Profeta, avrà settantadue fanciulle e potrà
intercedere per settanta suoi famigliari che altrimenti sarebbero
destinati all’inferno».
L'OCCIDENTE
Questo nell’aldilà. Perché su questa terra
c’è già l’inferno degli infedeli. Le
loro conferenze internazionali per il controllo demografico sono
«propagazione di licenziosità, sodomia, matrimonio
di gay e lesbiche». Tutto per distruggere «la vera
minaccia che li atterrisce: la crescita di popolazione dei paesi
musulmani, l’islamizzazione del mondo».
Numerosi discorsi del venerdì prendono di mira
l’allentamento dei costumi in casa islamica: le donne che
non si coprono come dovrebbero; che si mescolano in pubblico al
sesso maschile; che rinviano l’età del matrimonio; i
giovani che tirano tardi la notte; le famiglie che vanno in
vacanza nelle nazioni infedeli; tutti che si lasciano incantare
dagli spettacoli televisivi via satellite. E poi le gare sportive
internazionali: diseducative perché «sradicano il
naturale odio dei musulmani contro i miscredenti». E poi le
feste importate: il pesce d’aprile «inventato in
Spagna per prendersi beffe dei musulmani», san Valentino
ovvero «il giorno dell’immoralità e della
prostituzione», il Natale che «condanna
all’inferno chi vi partecipa»: vietati gli auguri,
vietati i doni, vietato tutto. Perché dietro
c’è Satana. C’è l’Occidente,
«civiltà senz’anima a detta dei suoi stessi
intellettuali».
I CRISTIANI
E il dialogo interreligioso è la più insidiosa
delle tentazioni. Le khutbah sono concordi nel condannarlo senza
remissione. Perché sotto l’insegna
dell’«amicizia islamocristiana», spiegano, si
cela la trappola «nella quale cadono anche molti che si
credono musulmani», dimentichi che «Allah ha proibito
al Profeta e ai credenti di invocare perdono per gli infedeli,
anche se fossero loro parenti».
Per questo ogni idolo dev’essere distrutto. Bene hanno
fatto i talibani d’Afghanistan a bombardare i Budda.
È comando di Allah. L’islam è la sola vera
religione ed è l’unica ad avere il diritto di
cancellare le diverse da sé. Può concedere che
dentro le chiese i cristiani suoi sudditi tengano le loro
immagini: ma che nulla appaia all’esterno. E passi per le
Piramidi d’Egitto: «troppo grandi per essere
distrutte, anche se un califfo ci provò». Quanto
alla Sfinge, s’è salvata «solo perché
coperta dalle sabbie».
I FALSI MUSULMANI
Ma poi c’è il nemico interno: i musulmani del
partito sciita, andati al potere in Iran con Khomeini ma numerosi
(e perseguitati) anche in Iraq e nella penisola arabica. Contro
di loro le khutbah sono di una veemenza inaudita. Gli sciiti
«sono la creazione più malvagia che abbia messo
piede sulla terra». «Vivono da sempre in
falsità e ipocrisia». «Si alleano con
miscredenti e politeisti per aggredire i musulmani».
«I loro capi in Iran comandano alcuni una cosa, altri la
proibiscono, per confondere tutti». «Sono persiani
che hanno in odio e inimicizia gli arabi, fino ad allearsi con
gli ebrei contro di loro». «Il loro sistema
dottrinale e pratico è costruito per distruggere
l’islam dalle radici». Conclusione: «È
giunta l’ora di strappare il falso velo della rivoluzione
iraniana. Essi hanno cambiato il Corano, hanno mentito contro il
Profeta, hanno maledetto i suoi compagni, la menzogna è
parte della loro fede. È mai possibile che siano
musulmani? Se gli sciiti, nella loro storia, sono passati tra
tante disgrazie e umiliazioni, questa è la ricompensa
delle loro azioni».
E queste sono le khutbah modello. Le raccomandate dalla Mecca.
Pronunciate da imam di chiara fama. Quelle che in Occidente
sarebbero le omelie di un Karol Wojtyla o di un Carlo Maria
Martini.
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Da quali pulpiti
La Mecca, Medina e Gerusalemme sono nell’ordine le tre
città sante dell’islam. Nelle loro moschee i
discorsi pronunciati ogni venerdì prima della preghiera
pubblica di mezzogiorno hanno grande peso. I predicatori sono
scelti con cura. E pronunciano i loro discorsi da un pulpito in
cima a una scala, collocato a fianco del mihrab, la nicchia che
indica la direzione della preghiera.
LA MECCA
È la città del profeta Maometto, che vi ha
restaurato il vero culto al vero Dio. Da tutto il mondo, i
musulmani pregano rivolti a questa città. E almeno una
volta nella vita sono tenuti a compiervi un pellegrinaggio sacro,
tra il nono e il tredicesimo giorno dell’ultimo mese del
loro calendario lunare. Il pellegrinaggio culmina con la
preghiera sul monte Arafat e comprende sette giri a piedi attorno
al santuario cubico della Kaaba, al centro del cortile della
Grande Moschea, nel luogo in cui Abramo, secondo la tradizione,
avrebbe elevato a Dio il primo altare.
MEDINA
Il suo nome significa Città del Profeta. Qui Maometto
emigrò dalla Mecca, perché rifiutato dai suoi
concittadini, nel 622, la data che segna l’inizio del
conteggio musulmano degli anni. E qui egli diede all’islam
un’impronta marcatamente politica, organizzativa, legale.
È a Medina che Maometto combatté e sconfisse gli
ebrei, con i quali si era all’inizio alleato. Ed è
da Medina che mosse alla riconquista della Mecca, venendone
finalmente accettato come profeta.
GERUSALEMME
Per i musulmani è da lì che Maometto salì al
cielo: dalla roccia del sacrificio di Abramo, sul monte che
domina la città. Sullo stesso monte sorge la moschea di Al
Aqsa. Qui, secondo la tradizione musulmana, è discesa la
divina rivelazione del Corano e qui avverrà la
risurrezione finale. Nella prima fase della sua attività
di profeta Maometto pregava e faceva pregare rivolto a
Gerusalemme. Anche l’osservanza del digiuno l’aveva
ripresa dalla tradizione ebraica del Kippur. Ma poi la estese a
un mese intero e la trasformò nella pratica del
Ramadan.
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Questo è il link al sito che dalla Mecca diffonde le
prediche modello:
>
www.alminbar.com
E questi sono alcuni dei sermoni che esso porta ad
esempio di giusta predicazione, pronunciati dai pulpiti della
Mecca, di Medina, di Gerusalemme e di altre importanti
moschee:
> The
True Nature of the Enmity between the Muslims and the
Jews
> The
Menace of the Jews
> The
Virtues of Martyrdom
> The
Uprising of Al-Aqsa
>
Islam, between the Enemies Plans and the Muslim’s
Betrayal
> The
Events of Makkah and the Position of the Shiites towards
Sunnis
>
Muslim’s Position towards Western Civilization
>
Secularism and its Dangers
>
Interfaith
>
Ruling on Christmas and New Year
> Penal
Laws and Secured Countries
> The
Government of Taliban and Breaking the Idols
__________
Se vuoi un'analisi critica, dall'interno del mondo musulmano,
dell'ortodossia wahhabita propugnata da Al-Minbar, ecco in questo
sito il recente intrervento di una studiosa tunisina, Lafifa
Lakhdar. A suo avviso, è proprio questa ortodossia
islamica il terreno di coltura dell’estremismo e del
terrorismo:
> L’altro islam. Quella studiosa dalla penna molto
acuminata (19.11.2002)
__________
Dal versante occidentale, invece, ecco due importanti punti
d’osservazione critica on line su quanto si muove nel mondo
musulmano:
> memri.org
Sito del Middle East Media Research Institute: una miniera
aggiornatissima di traduzioni di quanto appare sui media arabi.
Presto anche in italiano.
> pmw.org
Sito del Palestinian Media Watch. Traduzioni ed analisi di
ciò che si scrive, si trasmette, si predica in campo
palestinese.
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Ancora in questo sito, sulla persecuzione in Arabia Saudita di
una corrente islamica giudicata non ortodossa, quella degli
ismailiti musta’liani:
> Arabia Infelix per gli ismailiti. Una lettera da
Londra (14.5.2002)
Mentre questo è un utile testo ripreso da “La
Civiltà Cattolica”, a firma dell’islamologo
gesuita Samir Khalil Samir:
> Vi spiego io che cos'è una moschea
(3.4.2001)
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